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di Errico Novi

Il Dubbio, 27 dicembre 2022

Da Santalucia a Gratteri, il confronto fra i magistrati e l’ex pm diventato ministro è serrato. Ma siamo lontani dalle asprezze riservate per esempio a Marta Cartabia dal procuratore di Catanzaro. Un vantaggio? Forse sì.

Cosa cambia con un guardasigilli magistrato, o comunque reduce da una lunghissima e solida carriera in magistratura? Intanto, la profonda conoscenza di aspetti dell’ordine giudiziario non facili da cogliere per gli “estranei”. Ma non solo: cambia la dialettica fra via Arenula e la magistratura “corporativamente intesa”.

Scagliarsi aspramente contro un ex collega, per l’Anm, è sempre possibile, ma è un po’ più complicato rispetto a quanto avviene di solito con un ministro della Giustizia politico tout court. Certo le critiche a Carlo Nordio, dal fronte delle toghe, non si sono fatte attendere. Ma c’è un tratto nuovo: la personalizzazione del confronto. Non è detto che sia un male. Giuseppe Santalucia, che dell’Anm è presidente, ha ingaggiato un duello a distanza, con il guardasigilli, soprattutto sulle future modifiche in materia di intercettazioni. Santalucia rivendica la bontà delle norme già in vigore, che lui stesso ha in gran parte materialmente scritto, come capo dell’ufficio Legislativo dell’allora ministro Andrea Orando. Si tratta insomma di un dualismo in cui entrano in gioco anche aspetti personali.

Così è per Nicola Gratteri, che nell’intervista rilasciata al Fatto quotidiano alla vigilia di Natale, ha sì espresso delusione per le possibili iniziative annunciate dalla maggioranza in materia di lotta alla criminalità (“quando Giorgia Meloni si è insediata, l’aveva indicata come una priorità, ci avevo creduto, ma evidentemente ho sbagliato”); ma il procuratore di Catanzaro ha tenuto i toni assai più bassi rispetto ad altre polemiche sollevate in passato, ad esempio contro Marta Cartabia.

Si è limitato a ricordare a Nordio, essenzialmente, delle diverse misure ipotizzate, per risparmiare risorse, da una commissione ministeriale istituita qualche anno fa “della quale ho fatto parte”: ci sono ben altri modi, ha sostenuto, che tagliare le intercettazioni, e “se il ministro vuole, potrà facilmente verificare che le spese maggiori sono quelle per la custodia dei beni sequestrati, per i risarcimenti dovuti a causa della irragionevole durata del processo, per le amministrazioni giudiziarie e molte altre sulle quali sarebbe doveroso intervenire”. Tono collaborativo. Sarebbe lo stesso, se al posto di Nordio ci fosse un ministro che non proviene della magistratura? E soprattutto, questo atteggiamento rispettoso che si assume, nei confronti di Nordio, a “sinistra” (Santalucia) come a “destra” (Gratteri) del mondo togato, è un vantaggio? Forse sì.

Siamo un po’ oltre il corporativismo fine a se stesso. Una volta tanto, personalizzare può far emergere i contenuti e far scivolare in secondo piano i politicismi. Anche se, nella sua strada per portare a casa riforme epocali come la separazione delle carriere, a Nordio non basterà certo avere interlocutori che, per la comune provenienza dalla magistratura, preferiscono il dialogo al conflitto totale.