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di Antonio Esposito

Il Fatto Quotidiano, 18 settembre 2022

Oggi e domani i magistrati sono chiamati a eleggere i 20 membri togati del nuovo Consiglio superiore della magistratura e le correnti dell’Associazione nazionale magistrati si stanno preparando, ancora una volta, a occupare il Consiglio.

Nulla, infatti, è cambiato nonostante il grave scandalo emerso nel 2019 dell’indegno “Sistema” del mercato delle nomine (ivi compresa quella del vicepresidente del Csm) e che ha visti come protagonisti (ma non da soli) i capi-corrente Luca Palamara e Cosimo Ferri, il primo radiato dall’Ordine giudiziario, il secondo sottoposto a procedimento disciplinare.

Eppure, vi era stato un duro intervento del capo dello Stato che aveva parlato di “quadro sconcertante e inaccettabile” e aveva ammonito a “porre attenzione critica al ruolo e alla utilità stessa delle correnti interne alla vita associativa dei magistrati”, e invitato “alla riforma della composizione e formazione del Csm con il superamento di logiche di appartenenza”.

Quanto al primo monito, va rilevato che il capo dello Stato ha fatto riferimento non solo al “ruolo” ma anche e soprattutto, alla “utilità stessa delle correnti”, così rivolgendo un esplicito invito all’Anm a chiedersi se non fosse giunto il momento di sciogliere le correnti, la cui utilità era venuta meno avendo da tempo esaurita la loro originaria funzione ed essendo diventate impropri centri di potere in grado di condizionare la corretta attività del Csm. È superfluo aggiungere che l’Anm non si è affatto curata del monito del capo dello Stato.

Quanto alla “riforma”, essa vi è stata, ma il sistema elettorale adottato non limita il potere delle correnti, ma anzi lo rafforza. E, invero - nonostante vi fosse stato un forte segnale costituito dalla circostanza che ben 1.787 magistrati (su 4.000) si erano espressi favorevolmente per il sistema di nomina dei membri togati mediante sorteggio integrato, unico sistema idoneo a impedire che le correnti occupino il Csm - è stata approvata una riforma che ha previsto, ancora una volta, un sistema elettorale, questa volta costituito da un maggioritario binominale nei diversi collegi, con correttivo proporzionale su base nazionale e con possibilità di apparentamento tra candidati favorendo, così, cordate tra magistrati di territori lontani ed eterogenei. Una vera manna per le correnti!

Ora, però, agli elettori si presenta un’occasione forse irripetibile per sconfiggere le correnti. Invero, oltre ai candidati (più di 40) che esse hanno rispettivamente indicato e oltre a 18 candidati dichiaratisi “indipendenti”, sono stati presentati, su iniziativa del comitato “Altra proposta”, 11 candidati, tutti rigorosamente scelti per sorteggio (validato da un notaio), e sono, altresì, presenti 14 candidati sorteggiati ex lege per assicurare la parità di genere.

Orbene - premesso che sui 18 candidati “indipendenti” occorre la massima cautela già risultando che alcuni di essi hanno trascorsi correntizi e, dietro altri, sembra esservi “l’ombra del solito Ferri”, e che costituirebbero “quelli della lista Ferri” (come rivelato da Antonella Mascali su questo giornale lo scorso 13 settembre) - va detto che gli elettori, se vogliono ribellarsi allo strapotere delle correnti, debbono riversare, in maniera compatta, i loro voti sia (soprattutto) sugli 11 candidati estratti a sorte, sia sui candidati sorteggiati ex lege per la parità di genere, evitando accuratamente di votare i candidati presentati dalle correnti e, in particolare, quelli che fanno parte (o ne hanno fatto parte) degli organi esecutivi (anche periferici) dell’Anm e delle rispettive correnti (nonché degli organi esecutivi della giustizia tributaria).

Se ciò avverrà si dimostrerà che è ben possibile impedire alle correnti di far eleggere al Csm i propri rappresentanti (e quali di essi), e si porterà aria nuova - non contaminata da logiche e interessi correntizi - in un ambiente da anni inquinato dalle correnti che hanno portato il Csm a violare, ripetutamente, i principi di correttezza e di buon andamento della Pubblica amministrazione, che dovrebbero, sempre, guidare l’operato di un organo composto, per la maggior parte, da magistrati, i quali sono, o dovrebbero essere, i tutori della legalità e della correttezza delle regole.