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di Liana Milella

La Repubblica, 13 giugno 2022

Oggi in commissione giustizia di Palazzo Madama inizia la maratona sugli emendamenti fino all’approdo in aula del provvedimento giovedì. Voterete giovedì la riforma del Csm? Giulia Bongiorno, la responsabile Giustizia della Lega e “voce” di Matteo Salvini sulla materia, di solito ciarliera, stavolta risponde in modo lapidario: “Noi miriamo a migliorarla...”. E questo può voler dire che, se resta così com’è adesso, potreste anche bocciarla? “Domani ho una riunione con i miei in cui esamineremo ogni cosa...”. Clic.

Il cellulare di Giulia Bongiorno, come lei stessa ammette, è bollente per le telefonate di chi vuole sapere cosa farà la Lega al Senato, fino a giovedì, sulla riforma del Csm firmata dalla Guardasigilli Marta Cartabia. Da cui dipende il rinnovo del Csm a settembre con la nuova legge anti-correnti. E la reazione di Bongiorno consegna la riforma ancora a 24 ore di suspense. Perché il mantra leghista - di Bongiorno, ma anche del presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari, che si è auto nominato relatore della futura legge - è che il testo “va migliorato”. Per farlo, sul tavolo della commissione, ci sono 257 emendamenti, di cui ben 61 presentati proprio dalla Lega. Che al Senato può contare sull’assist di avere sui banchi dell’aula l’avvocato Bongiorno, nota per le sue arringhe focose sulla giustizia.

E dunque, passerà o non passerà l’ultima delle tre riforme Cartabia? In via Arenula le bocche sono cucite. Quella della stessa Cartabia non proferisce un fiato, ma il suo attivismo per garantire un esito felice della sua legge lascia molte tracce. A cominciare dai numerosi colloqui intercorsi tra lei e Bongiorno, due donne che via sms sono solite scambiarsi una montagna di messaggi. E certo Bongiorno non ha nascosto a Cartabia la sua intenzione di “migliorare” in corner la riforma. Ma è un fatto che la riforma - come del resto la stessa Cartabia ha detto più volte pubblicamente e come ripete in queste ore nei suoi colloqui top secret - “va nella direzione auspicata dai referendum, anche se con maggiore moderazione e con interventi più sistematici”.

Per almeno tre dei cinque quesiti ormai passati alla storia dei referendum falliti, in effetti la riforma Cartabia fornisce già una risposta. Sulla separazione delle funzioni, dai quattro passaggi possibili di oggi da giudice a pm (e viceversa) ne consente solo uno nei primi dieci anni di lavoro; e poi c’è il pieno via libera al voto degli avvocati nei Consigli giudiziari e nel direttivo della Cassazione, nonché le firme eliminate per potersi candidare al Csm. Dei cinque referendum restano dunque solo la legge Severino e la frenata sulle misure cautelari, che però non fanno parte della legge sul Csm. La Lega chiede pure la responsabilità civile diretta, ma quella non è mai entrata nel novero delle chance possibili.

Tant’è che Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori dem, in vista della maratona in commissione Giustizia che comincia alle 18, prosegue domani, e rischia di andare avanti fino a mercoledì mattina - la riforma approda in aula alle 15 e 30 per essere votata giovedì - è netto. “La Lega ha già incassato che il disegno di legge non passasse prima del voto (Cartabia lo voleva approvato addirittura entro il 24 maggio, ndr.). E dopo questo risultato non mi pare proprio che ci sia alcuna ragione di ridiscutere l’accordo raggiunto nella maggioranza, sarebbe addirittura paradossale farlo”. Quindi fiducia piena sul voto del Pd, del M5S, di Forza Italia - che a Repubblica Giacomo Caliendo conferma - di Leu, anche se Piero Grasso ha presentato otto emendamenti. E adesso dice: “Mi batterò, certo, ma anche se la situazione è fluida, penso proprio che alla fine il testo sarà approvato”. Certo è che si asterrà Italia viva, come ha fatto alla Camera. E lo conferma Giuseppe Cucca perché “alla fine questa è sempre la riforma Bonafede... Io credo alle favole e provo a cambiarla...ma se resta così ci asteniamo”. Si preannuncia un intervento show anti giudici di Renzi. Cartabia vuole andare in aula sicura del risultato e martedì riunirà, per l’ennesima volta, la sua maggioranza. Con un asso nella manica di fatto consegnato dai referendum stessi, perché la sua riforma va proprio in quella direzione. E quindi la Lega perché dovrebbe rimandarlo alla Camera dove peraltro l’ha già votata? Draghi e Mattarella contano sul via libera di giovedì. A meno che Salvini non decida di mandare in crisi questa maggioranza.