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di Zaira Mureddu

La Stampa, 18 aprile 2024

Ha ucciso il padre e un amico, era incapace di intendere. A inizio marzo, a sette mesi dal duplice omicidio commesso da Sacha Chang a Montaldo Mondovì, il giudice Daniela Rita Tornesi del tribunale di Cuneo ha giudicato il ragazzo incapace di intendere al momento del fatto, accogliendo la richiesta formulata dal difensore del giovane, l’avvocato monregalese Luca Borsarelli, sulla scorta della perizia formulata dallo psichiatra Franco Freilone. Il 16 agosto scorso Sacha Chang, 22 anni, ospite a Montaldo Mondovì di Lambertus Ter Horst ha ferito a morte quest’ultimo dopo aver ucciso con la stessa arma, un coltello da cucina, suo padre, Chain Fa Chang.

Horst, medico olandese, è stato soccorso dai vicini di casa che hanno visto Sacha fuggire nei boschi. È arrivato l’elisoccorso, ma Horst è morto prima del trasporto in ospedale. Chang, anche lui olandese che di professione era maestro, è stato trovato morto in casa poco dopo. Erano le 16 del pomeriggio. Il ragazzo per quasi 48 ore ha eluso le ricerche condotte a tappeto dai carabinieri in tutta la vallata. Più che una caccia all’uomo è stata una missione di soccorso di un ragazzo per il quale, nonostante non vi fossero documentazioni cliniche, era chiaro un grave disturbo psichiatrico. È stato trovato all’alba del secondo giorno di ricerche. Era esausto, nudo e scalzo, ferito durante la folle corsa nei boschi e addormentato fuori di una piccola chiesa nel cuore di un bosco privato di castagni.

Medicato all’ospedale di Mondovì è stato trasferito prima al carcere di Cuneo poi al reparto psichiatrico delle Molinette, quindi al carcere delle Vallette di Torino. È rimasto a lungo in silenzio. L’unica persona con la quale parlava è la madre, che al legale della prima ora ha affiancato l’avvocato olandese Robert Malewicz, che si sta occupando dei contatti con la Regione Piemonte e l’ambasciata olandese per il ritorno in patria del ragazzo.

Intanto è stata riconosciuta l’incapacità di intendere e volere al momento dei fatti. La procura di Cuneo non si è opposta. È stato quindi deciso il trasferito in una Rems, residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza perché Sacha è ancora ritenuto socialmente pericoloso. Non c’è però posto in una Rems e così è ancora in carcere. Anche l’affidamento ad una Rems è una misura cautelare applicata dal Gip in attesa che il pubblico ministero decida di esercitare l’azione penale, e nel caso di Sacha è probabile che sia non luogo a procedere. “Bisogna aspettare - dice Borsarelli - ma la via del ritorno in Olanda probabilmente è la più adatta a contemperare l’esigenza di tutela della collettività con quelle della salute dell’indagato”.