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di Simona Lorenzetti

Corriere della Sera, 10 ottobre 2023

Il sindacato Uil-pa: “Fiducia nella magistratura, ma questo caso dimostra che si tratta di una emergenza mai affrontata compiutamente”. Torino, Ivrea, Biella e ora anche Cuneo. Salgono a quattro le Procure piemontesi che indagano su presunte torture e pestaggi all’interno del carcere delle proprie città.

Nei giorni scorsi i magistrati cuneesi hanno eseguito numerose perquisizioni e sequestri di cellulari e computer. Contestualmente sono stati notificati 23 avvisi di garanzia ad altrettanti agenti penitenziari che lavorano nell’istituto penitenziario “Cerialdo”.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Onelio Dodero e dal sostituto Mario Pesucci, ha mosso i primi passi nel 2022 quando sono giunte diverse segnalazioni, una delle quali anche dalla garante regionale dei detenuti: negli esposti e nelle denunce si parlava di ritorsioni, soprusi e spedizioni punitive nei confronti di alcuni ospiti. Le indagini avrebbero poi portato alla luce decine di episodi e un sistema apparentemente diffuso di abusi nei confronti di una decina di detenuti, alcuni dei quali di origine straniera.

Stando ai racconti di alcune vittime (che sono già state sentite dagli inquirenti), le guardie in diverse occasioni avrebbero prelevato i detenuti dalle loro celle per accompagnarli in un altro locale dell’istituto di pena per poi vessarli con umiliazioni e botte.

Le aggressioni si sarebbero susseguite nel tempo e sarebbero avvenute in un luogo specifico del carcere, una sorta di stanza dedicata: qui alcuni agenti picchiavano e altri guardavano. I referti medici comproverebbero le lesioni subite dai carcerati. L’inchiesta non coinvolge i vertici del carcere e neppure quelli della polizia penitenziaria. Sulla vicenda è intervenuto Gennarino De Fazio, segretario generale del sindacato Uilpa: “Anche in questo caso riponiamo incondizionata fiducia nella magistratura e negli organi inquirenti, ma a prescindere da quella che sarà la verità processuale si dimostra ancora una volta la totale disfunzionalità del sistema penitenziario e una persistente e strisciante emergenza mai affrontata compiutamente dalla politica. Anche per questo chiediamo al governo Meloni e al ministro Nordio riforme immediate e investimenti mirati”.

Il segretario evidenzia che “episodi come questi vanificano il diuturno sacrificio e infangano la straordinaria professionalità di 36 mila donne e uomini del Corpo di polizia penitenziaria che quotidianamente, in sottorganico di 18 mila unità, fanno del loro meglio per tentare di garantire la sicurezza delle carceri del Paese e costituiscono al tempo stesso l’ultimo baluardo di umanità nelle frontiere penitenziarie, connotate ancora da suicidi (54 detenuti e un operatore si sono tolti la vita nel 2023), omicidi (2 questo anno), violenze fisiche e morali, sovraffollamento e sofferenze di ogni genere”.