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di Silvia Morosi

Corriere della Sera, 16 gennaio 2024

Corsi online e libri per 680mila studenti negli ultimi tre anni. L’iniziativa #cuoriconnessi promossa da Unieuro e Polizia di Stato. Marco Titi: “La tecnologia è importante ma va gestita con un uso consapevole”. “Non accettare passivamente tutto ciò che leggiamo o vediamo online”; “non condividere immagini intime ed evitare sempre di offendere altre persone”; “chiedere aiuto per trovare la soluzione del problema”. E ancora, “mai dimenticare che il mondo online è formato da altri esseri umani”. Sono questi tre dei punti del “Decalogo contro il cyberbullismo e ogni forma di violenza” ideato da oltre mille studenti di tutta Italia e presentato a Roma presso l’istituto Virgilio. Dieci regole raccolte in un Manifesto volto a contrastare tutte le forme di discriminazione in rete (dal cyberbullismo al body shaming fino al sexting), realizzato all’interno di #cuoriconnessi. Il progetto, nato nel 2016 dalla collaborazione tra Unieuro e Polizia di Stato, vuole aiutare i ragazzi a riconoscere le situazioni di rischio, trovare la forza di parlarne con genitori e insegnanti, promuovere un uso corretto della tecnologia. “I ragazzi hanno raccolto l’invito contenuto nella Storia di Madi, dispensa a fumetti in cui una giovane è vessata per il suo aspetto fisico ed è vittima di body shaming. Si sono, quindi, trovati in estate a riflettere su questi temi e insieme hanno elaborato norme di comportamento e consigli per stare in rete in modo corretto e rispettoso”, spiega Marco Titi, direttore marketing di Unieuro.

Le attività - Il Manifesto è una delle tante attività di #cuoriconnessi rivolte alle scuole medie e superiori, oltre a incontri online e in presenza, oltre che sul canale YouTube e sul sito dedicato (www.cuoriconnessi.it). “Sono oltre 680mila gli studenti che hanno seguito le dirette streaming del 2021, 2022 e 2023 in occasione del Safer Internet Day, e 825mila le copie dei primi quattro libri della collana #cuoriconnessi distribuite gratuitamente e oggi materiale didattico usato in molte scuole, solo per citare alcuni numeri”, continua Titi, evidenziando come la forza del progetto stia nel portare in classe storie ed esempi vicini ai giovani, “non solo di ragazze e ragazzi che hanno subito atti di cyberbullismo, ma anche che ne sono stati autori, per creare un confronto diretto, senza filtri tra pari. Tutto questo grazie anche al consolidato rapporto con Polizia di Stato in questi otto anni di cammino condiviso, per noi motivo di vanto e orgoglio”.

Il mondo virtuale è reale - Fenomeni vessatori e persecutori come il mobbing, il bullismo o lo stalking non sono nuovi, ma il digitale ne ha amplificato raggio d’azione ed effetti: “Non si tratta di demonizzare gli smartphone, ma di comprendere come alcuni comportamenti oltre a essere sbagliati siano dei reati, e come il mondo virtuale sia reale a pieno titolo. La rivoluzione tecnologica è inarrestabile, ma è importante che il suo uso sia accompagnato dalla capacità di riconoscere le insidie che stanno dietro un suo utilizzo distorto”. Insomma - chiarisce Titi - “la tecnologia non può essere privata di cuore: vendiamo tecnologia e sentiamo da sempre la responsabilità verso la comunità e, in particolare, verso i più giovani.”. Una comunità iperconnessa nella quale gli episodi di cyberbullismo commessi sono valutati dai ragazzi “in termini di visualizzazioni. Senza questa finestra social molte azioni sarebbero depotenziate. Quello che è bene o male, lecito o no, si mescola, perché tutto è regolato dall’esigenza impellente di mostrarsi al mondo. Serve una presa di coscienza: conoscere la tecnologia, le sue possibilità nel lavoro e nello studio, nella conoscenza dell’altro, le cose positive ma anche i pericoli”.

L’osservatorio - Non a caso uno dei punti che maggiormente colpiscono è “l’attenzione rivolta dai giovani che hanno scritto il Manifesto alle persone che li circondano, in particolare i coetanei, e a una tecnologia da utilizzare con il sorriso, in modo gentile. Grazie a loro possiamo “educare” anche gli adulti”. Non a caso all’interno di #cuoriconnessi è nato anche l’osservatorio Schermi futuri, realizzato in collaborazione con Ipsos e con la direzione scientifica del professor Paolo Crepet, “per creare maggiore consapevolezza, esplorare i comportamenti dei giovani sui social, cogliere i possibili effetti che questi possono provocare sulle loro sfere emotive”. Obiettivo? Fotografare il sentire dei giovani e della cosiddetta “Generazione Z” rispetto ai nuovi modelli di socialità, che anche a causa delle restrizioni sanitarie degli ultimi anni sono diventati più virtuali e meno fisici. “Quello che dobbiamo fare - conclude - è unire i pubblici: giovani, famiglie, scuola per contrastare l’uso distorto della rete”.