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di Liana Milella

La Repubblica, 28 gennaio 2024

Anno giudiziario, le toghe contro Nordio. L’allarme del sovraffollamento nelle carceri e dei suicidi. Nuovo no a cancellare l’abuso d’ufficio e a punire i magistrati che interpretano la legge. Il procuratore Nicola Gratteri da Napoli: “Non servono riforme spot”. Il presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Ondei: “Non si possono punire i giudici che interpretano la legge”. E quindi quelli che hanno dato i domiciliari al russo Uss messi invece sotto inchiesta disciplinare dal Guardasigilli Carlo Nordio. E ancora Ondei: “Nonostante tutto, i giudici respingano le pressioni e rendano giustizia”. E da Roma il suo omologo Giuseppe Meliadò: “Il nodo della giustizia? A Roma molti reati e pochi giudici”. E ancora da Milano ecco la denuncia di “carceri indecorose”.

No a cancellare l’abuso d’ufficio - Drammatico il richiamo sulla mancanza di personale, a Firenze lo dice il presidente Alessandro Nencini: “Siamo sull’orlo della paralisi, e non uso parole avventate. Siamo alla chiusura di alcuni servizi. Faremo di tutto per coprire con il volontariato ciò che le istituzioni non mettono a disposizione. Ma si tratta di una resistenza che non so fino a che punto possa andare avanti”. E da Palermo il presidente della Corte d’Appello Matteo Frasca, sulle riforme del governo e sulla soppressione dell’abuso d’ufficio ribadisce che “la paura della firma è un falso problema. la verità è che si temono i controlli, mentre il buon andamento della pubblica amministrazione si raggiunge non con l’impunità, ma con la trasparenza e la professionalità”.

L’allarme femminicidi - La fotografia che arriva dalle tradizionali cerimonie d’apertura dell’anno giudiziario nei 26 distretti rispetta i fatti della giustizia del 2023, il primo anno del governo Meloni e di Carlo Nordio come Guardasigilli. Reati in aumento, come quelli di strada, con rapine aggressive, e naturalmente contro le donne, nonostante la versione aggiornata del Codice rosso. Endemica la mancanza del personale negli uffici giudiziari, non solo sottostimati i magistrati ma anche il personale amministrativo. E poi il disastro delle carceri, per “il loro indecoroso degrado”, come dice Ondei da Milano, nonostante il 43% sconti la pena all’esterno, mentre in cella, solo in quel distretto, c’è un sovraffollamento del 131,8%, rispetto all’indice nazionale del 119%. E poi “la situazione critica” dell’immigrazione che accomuna tutt’Italia.

Nordio, adeguare il Pnrr - E mentre, dalla periferia, e ancora da Milano arriva l’allarme per il rischio di mancare le previsioni e gli impieghi del Pnrr, dalla Corte d’appello di Brescia che Nordio ha scelto come sede dove intervenire direttamente - l’anno scorso era a Venezia - viene la notizia che proprio il ministro sta lavorando ancora per rivedere le “promesse” fatte a Bruxelles per il rispetto delle stime sull’arretrato, con un meno 25% sui processi penali e meno 40% su quelli civili.

La ferita del carcere - Dice Nordio - ricordando di provenire da una famiglia di avvocati e di essere stato avvocato anche lui prima di vestire la toga - che “un processo lento è iniquo”, e per questo bisogna “rendere la giustizia efficiente per poi passare alla giustizia giusta”. Nordio vede “segnali positivi”, e per questo è a Brescia, “un buon distretto rispetto agli indicatori del Pnrr”, su cui il Guardasigilli rivendica di aver già “rimodulato gli accordi” con la Ue per renderli “effettivi”, e ipotizzando anche un ulteriore “revisione dei vincoli assunti”. A ciò segue la promessa di aumentare il numero dei magistrati attraverso i tre concorsi in atto e di dare una “sistemazione decorosa” alle toghe onorarie che sono state trattate finora come “figlie di un Dio minore”.

Nordio parla anche del Codice rosso, su cui si è spesa in Cassazione la prima presidente Margherita Cassano, e dell’osservatorio aperto al ministero sui femminicidi e l’applicazione delle norme esistenti. “Serve un cambio di sensibilità che s’impara attraverso l’esempio - dice Nordio - ma la giustizia deve fare la sua parte, come il legislatore e il magistrato, per capire i segnali di allarme che sono profondamente cambianti, quello che ieri era un gesto di galanteria magari gradito, oggi è un gesto aggressivo che può portare alla morte”. Quanto al carcere, Nordio lo definisce “una ferita che bisogna aver visto, come diceva Piero Calamandrei per capire di che si tratterà”, ma dice che “il governo si sta impegnando per affrontarla”.

Gli scontri dentro il Csm - Per il Csm, davanti al Guardasigilli, c’è il consigliere togato indipendente del Csm Roberto Fontana che ricorda - in evidente polemica con le affermazioni fatte dal vice presidente Fabio Pinelli - che “il Consiglio sta lavorando per accelerare le nomine, ma anche per dare pareri sulle norme, perché questo è un suo compito fondamentale”. Mentre a Firenze lo stesso Pinelli torna a insistere sul concetto di un Csm inteso come “organo di alta amministrazione” che, a suo dire, “non svilisce” il Consiglio stesso.