sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Liana Milella

La Repubblica, 29 ottobre 2023

Il giudice Giovanni Zaccaro, nuovo segretario di Area: “Il caso Apostolico? Il vero obiettivo è avere una magistratura addomesticata”. E sulla nuova prescrizione dice: “Basta riforme. Servono risorse, ma stiamo rischiano di perdere i fondi del Pnrr”. Il governo? “Vuole una magistratura addomesticata”. Gli attacchi alle toghe? “Servono per avere giudici che diano ragione al potente di turno”. La nuova prescrizione? “Rischiamo di perdere i fondi del Pnrr mentre la giustizia ha un drammatico bisogno di risorse”.

Giovanni “Ciccio” Zaccaro, 51 anni, barese, giudice penale. È lui il nuovo segretario di Area, la corrente di sinistra delle toghe. I colleghi lo hanno appena eletto. Ed ecco la sua prima intervista con Repubblica.

Tempi molto difficili per la magistratura. Gli italiani vi temono, ma non vi amano, e lo testimoniano le statistiche. Il governo teorizza che i giudici debbano essere solo “la bocca della legge”, applicarla e basta, come dimostra il caso Apostolico. Altrimenti minaccia l’azione disciplinare o peggio l’accusa che siete politicizzati. Dunque l’aspetta un compito molto difficile...

“Se il giudice fosse solo la ‘bocca della legge’ sarebbe un disastro per i diritti, soprattutto quelli degli indifesi. Del resto è un’idea abbandonata da decenni. Chi decide nei casi non disciplinati della legge? E penso ai temi eticamente sensibili sui quali il Parlamento non vuole esprimersi. E ancora, che succede nei casi in cui la legge non è chiara? E poi, quale legge? Quella nazionale? Quella europea? E se la legge viola i diritti fondamentali tutelati a livello internazionale?”.

Quindi non si può fare a meno delle toghe…

“Se le norme si applicassero da sole, non servirebbero avvocati, giudici e processi, basterebbe una macchina che sputa decisioni. Poi, come sanno quelli che lavorano nei tribunali, il diritto non è immobile, si evolve con l’evoluzione dei tempi, proprio grazie all’interpretazione che ne danno avvocati e giudici”.

E allora perché lo slogan del centrodestra è “i magistrati devono applicare la legge”?

“È uno slogan. Penso che il vero obiettivo sia quello di ridurre lo spazio di interpretazione, avere una magistratura ‘addomesticata’. Così però si limita la tutela dei diritti e delle garanzie, quando non piacciono alle maggioranze di turno”.

Lei è un giudice. Si sente libero oppure condizionato da questo clima?

“Va bene criticare una motivazione nel merito, ma non aggredire le persone dei singoli magistrati che adottano decisioni non gradite, così c’è il pericolo di condizionare tutti e di favorire una giustizia conformista e che dia ragione solo al più forte o al potente di turno. Spetta alle associazioni dei magistrati, e sicuramente Area lo farà, difendere i singoli e tramite essi la funzione giudiziaria”.

Come vive la possibile schedatura della sua vita, delle sue idee, delle sue frequentazioni, delle eventuali manifestazioni a cui partecipa? L’esistenza di file segreti conservati da qualche parte non condiziona il suo lavoro?

“Si tratta di attività non consentite in uno Stato liberale e democratico come il nostro. Dice che corriamo tutti questo rischio?”

Beh, il caso Apostolico, e non solo, va in questa direzione. Gli attacchi ad personam e la delegittimazione personale paiono proprio dietro l’angolo. Ha visto il caso del suo predecessore Albamonte? Voi invitate Schlein e Conte al vostro congresso di Palermo e spunta un riquadro anonimi sul Riformista, il giornale di Renzi, in cui si ipotizza che Albamonte si candidi in Europa con Schlein…

“Quella è una bufala, Albamonte ha anche annunciato querele. Addirittura oggi hanno scritto che il presidente dell’Anm Santalucia deciderà, in Cassazione, sui ricorsi contro le decisioni dei giudici di Catania… Un’altra bufala diffusa ad arte, visto che Peppe Santalucia è penalista, mentre quella è materia di civilisti… Davvero non sanno a cosa aggrapparsi per fare polemica contro chi, in Area o nell’Anm, prende posizione a tutela della giurisdizione”.

Il Csm, dopo due settimane di trattative, alla fine apre la pratica a tutela di Apostolico. Non si è aspettato troppo?

“È sacrosanto tutelare i colleghi vilipesi per l’esercizio delle loro funzioni ed è importante che il Csm sia il più possibile unito sul punto”.

A mia memoria non era mai accaduto che contro un magistrato, che ha disapplicato una legge, si scatenasse una campagna così dura e martellante, il vice presidente del Senato Gasparri ha chiesto la sua radiazione dalla magistratura…

“Disapplicare le norme nazionali in contrasto con il diritto dell’Unione europea è un dovere del giudice. Che, se non dovesse farlo, potrebbe rischiare un’azione di responsabilità civile. Mi pare strano che il senatore Gasparri questo non lo sappia”.

Un flash sui migranti e sull’accoglienza. Quest’Italia che chiude le porte a chi fugge dalle torture che impressione le fa?

“Mi ha molto colpito l’ultimo film di Garrone. Dovrebbero vederlo in tanti”

Lei ha fatto parte dello scorso Csm. Come giudica quello attuale? La maggioranza dei laici al centrodestra e la folta pattuglia di Magistratura indipendente lo rende “collaterale” al governo dove il potente sottosegretario alla presidenza è l’ex toga Alfredo Mantovano?

“Ogni Consiglio è diverso dal precedente. Però è fondamentale che svolga il ruolo, previsto dalla Costituzione, di garante dell’autonomia ed indipendenza della magistratura e mantenga la sua centralità nel dibattito nazionale sulla giustizia. Non è un organo amministrativo, ma un organo elettivo di rilievo costituzionale. E mi spiace che il ministro Nordio non sia ancora andato al Csm a esporre il suo programma in materia di giustizia, com’era sempre avvenuto nella storia repubblicana”.

Già, Nordio e la politica sulla giustizia del governo. Il suo giudizio complessivo?

“Il ministro Nordio si era presentato come un garantista e invece la sua prima iniziativa è stata introdurre il reato di rave party, poi ha continuato con l’aumento delle pene per lo spaccio di droga di lieve entità e con la stretta sulla criminalità minorile. Mi pare garantista solo con i colletti bianchi, vista la volontà di abrogare l’abuso di ufficio e di ridurre l’utilizzo delle intercettazioni per i corruttori. Insomma, una giustizia severa per i criminali di strada e tollerante con i ricchi, insomma una giustizia di classe. Ma quel che più preoccupa…”.

Cosa la preoccupa più di tutto questo?

“Mi preoccupa l’assenza di investimenti. Nella legge di stabilità, sul tema giustizia, non c’è nulla se non i compensi per i giudici onorari. Zero investimenti per l’edilizia giudiziaria, zero per l’informatica, zero per il personale amministrativo, zero assunzioni… Come può funzionare la giustizia così? Non vorrei che la colpa poi dovesse ricadere proprio su giudici e avvocati mentre le risorse le deve mettere il ministero. Servono meno polemiche, meno riforme e più investimenti”.

La prescrizione, c’era davvero bisogno di cambiarla di nuovo? Si rischia così di addebitarvi la perdita dei fondi Pnrr per la giustizia?

“La prescrizione è l’estinzione del reato per decorso del tempo. Riguarda il bilanciamento fra l’interesse della collettività alla punizione e l’interesse del cittadino a non essere condannato a distanza di anni dal fatto. Si tratta di materia delicata. Eppure è stata oggetto di continue modifiche normative, prima Orlando, poi Bonafede, poi Cartabia, ora Nordio… ogni ministro cambia le regole…Basta!”.

Perché basta?

“Le leggi hanno bisogno di tempo perché se ne capiscano pregi e difetti e perché si possano poi modificare o abrogare. Cambiarle ogni anno è deleterio per chi ogni giorno lavora nei tribunali. Le dico solo che gli uffici giudiziari hanno organizzato il lavoro, tenendo in conto le regole della Cartabia e gli obiettivi del Pnrr. Se adesso cambiano di nuovo le norme, dovranno cambiare anche i criteri di priorità nel trattare i processi, con pessime conseguenze sull’efficienza del servizio.

Quindi lei già prevede conseguenze negative sul Pnrr?

“Certo. E le spiego perché. L’Italia si è impegnata a raggiungere obiettivi ambiziosi di riduzione dell’arretrato, tutti gli operatori del diritto stanno facendo un grande sforzo, le statistiche dimostrano che siamo sulla buona strada. E invece il governo che fa? Annuncia altre riforme? Serve invece investire nella macchina, stabilizzare gli addetti all’ufficio per il processo, assumere nuovo personale, portare a termine il processo penale telematico”.

Continua il tam tam sulla separazione delle carriere. È un modo per mettere il pm sotto l’esecutivo, anche se Nordio cita se stesso e lo smentisce?

“La separazione delle carriere è una battaglia di parte minoritaria dell’avvocatura. Parte dal falso presupposto che i giudici che decidono siano “appiattiti” sulle richieste dei pm che fanno le indagini, perché sono tutti parte della stessa categoria. In realtà, non c’è alcun appiattimento. I dati dimostrano che molto più della metà dei processi cominciati dai pm finiscono con assoluzioni. La cronaca ci dice che spesso il gip rigetta la richiesta del carcere del pm, come è successo nei giorni scorsi a Milano, per una richiesta di un pm in un’inchiesta sulla’ndrangheta”.

Lei cita un caso che però sta suscitando un forte scontro, proprio per questa bocciatura...

“Certo, e invece è un caso di normale dialettica processuale. E a proposito delle critiche sulle decisioni giudiziarie, le dico che così come non vanno bene le aggressioni della politica alla persona del magistrato che adotta una decisione sgradita, allo stesso modo non va bene nemmeno che un pm, nell’impugnare un provvedimento non condiviso, vada oltre la contestazione della motivazione ed arrivi a criticare il giudice che lo ha adottato. Così come non va bene che un giudice, invece che giudicare il fatto reato, giudichi la persona dell’imputato o peggio la strategia del suo difensore”.

L’Italia rischia l’effetto Polonia e Ungheria?

“Un fantasma aleggia, nel mondo, quello dell’insofferenza verso le istituzioni di garanzia, fra cui la magistratura, e verso la stampa libera. È l’effetto del populismo che, identificando governati con governanti, mal sopporta chi tutela i diritti e le garanzie delle minoranze ed esercita il pensiero critico. Ma in Italia esiste una cultura giuridica diversa, esiste un’accademia attenta, un’avvocatura attrezzata. Tutte vigileranno per non arrivare agli eccessi ungheresi”.