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di Liana Milella

La Repubblica, 24 novembre 2022

Finora una sola auto candidatura femminile per il posto di consigliere laico, quella dell’avvocata lucana Cristiana Coviello, tra la dozzina di legali che hanno presentato la domanda in Parlamento. Gaetano Pecorella tra gli aspiranti ufficiali, ma anche Nino Lo Presti.

Innanzitutto è un fatto: a oggi c’è una sola donna tra i dodici aspiranti ufficiali a uno dei dieci posti di consigliere laico al Csm. E solo una tra quelli che passano di bocca in bocca nel chiacchiericcio delle due Camere. Prevalgono i maschi, come al solito. Alla faccia della parità di genere richiesta dalla legge Cartabia che ha cambiato le regole per entrare al Csm. E tra questi nomi ci sono anche vecchie conoscenze della politica, come Pecorella e Longo, già definiti “inaccettabili” dal M5S, pronto a dire: “La maggioranza ha i numeri per eleggerseli da soli, ma è certo che a quel punto noi reagiremo duramente”.

Posto top per Gaetano Pecorella, proprio lui, l’ex avvocato di Berlusconi, l’ex presidente della commissione Giustizia della Camera, colui che fece diventare legge - la legge Pecorella per l’appunto - il progetto di rendere inappellabile la sentenza di primo grado in cui il pubblico ministero ”perde” il processo. Bocciata come incostituzionale dalla Consulta. Ma tra gli ex deputati, nell’elenco che compare sul sito della Camera, luogo dove si voterà materialmente per i dieci futuri consiglieri laici di palazzo dei Marescialli, ecco anche Nino Lo Presti, un finiano di ferro. Mentre tra i nomi che corrono tra palazzo Madama e Montecitorio spunta quello di Giuseppe Valentino, anche lui più volte deputato e senatore di An.

Il Csm degli esclusi - Ma non finisce qui, perché se davvero va così il prossimo Csm passerà alla storia come quello degli “ex”, oppure dei trombati per un posto di deputato o senatore. Visto che nell’elenco dei papabili figura anche l’avvocato forzista Roberto Cassinelli, già parlamentare del Pdl, e in corsa in Liguria alle scorse elezioni nel collegio plurinominale della Liguria, ma che non ce l’ha fatta. Nonché Fiammetta Modena, la senatrice che ha “salvato” Matteo Renzi dal via libera agli whatsapp dell’inchiesta Open e che ha proposto il conflitto in Corte costituzionale. Candidata in Umbria, ma anche lei rimasta al palo. Tra quelli che non ce l’hanno fatta ecco anche l’ex presidente dell’ordine degli avvocati di Foggia Mario Antonio Ciarambino che correva per il Senato nelle liste forziste.

E l’elenco degli ex in corsa non finisce qui. Ci sarebbe l’avvocato Piero Longo, storico difensore di Berlusconi con Niccolò Ghedini. E ancora un paio per i renziani, l’avvocato di Nuoro Giuseppe Cucca, ex senatore uscente, e l’ex deputata Lucia Annibali. Nonché il Dem Franco Vazio.

Ma proprio la “questione donna” sta complicando la partita. Perché dopo tanto parlare di parità genere, e con una premier donna, non mandarne neppure una Csm sarebbe una sorta di affronto alla legge Cartabia. Ma tant’è. In fondo entrambi i presidenti delle Camere sono maschi, e tra i presidenti delle commissioni ci sono solo due donne. La battaglia per il gentil sesso non è tra le priorità del centrodestra.