sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Cristina Palazzo

La Repubblica, 28 febbraio 2024

“I regimi autoritari e le dittature del Novecento e della nostra epoca vivono in un mondo in cui è difficile dire alla gente “il capo ha diritto di far ammazzare chi vuole”. Reprimi? Devi fare le leggi. Le leggi speciali sono state una caratteristica tipica dell’avvento fascismo”. Oggi quindi i regimi “fanno fatica a far stare zitti quelli che protestano. Poi naturalmente ci sarebbe da aprire - e non la facciamo adesso - tutta la pagina di come anche le democrazie occidentali ogni tanto trovano qualcuno che protesti un po’ troppo e vogliono far star zitti chi protesta un po’ troppo, che si tratti di manganellare dei ragazzi che protestano in corteo o che di mettere in galera Assange”.

Il professore Alessandro Barbero, noto storico e divulgatore, questa mattina presente al liceo Alfieri di Torino tra gli ospiti del primo giorno di autogestione, nel rispondere agli studenti sembra citare anche i recenti episodi di Pisa. La domanda, facendo riferimento anche al caso Navalny, era: “Quale è il motivo per cui questi dissidenti fanno così tanto paura al regime totalitari?” Barbero non si sofferma sul caso specifico russo “su cui sarebbe bello sapere di più”, ma precisa che “non è l’Europa del Novecento che ha inventato i regimi autoritari che fanno sparire chi non è d’accordo. Sono sempre stati presenti nella storia”. Ricorda l’Impero Romano, “mentre quando succedono al nostro tempo queste cose ci scandalizzano, nella storia sono ovvie”.

Il professore in un’ora e mezzo, in cui ha raccolto molti applausi dal giovane pubblico, ha risposto a diverse domande. Storiche, attuali, politiche. Ha ripreso il tema delle proteste studentesche, “è una costante della nostra epoca, in senso lato, che nelle scuole esista qualcosa che si chiami movimento studentesco, che percepisce con fastidio le istituzioni che governano e la scuola vista dal Potere e dallo Stato”. Le proteste, aggiunge, “possono essere giustificate o meno ma nella società complessa come la nostra sarebbe molto triste il giorno in cui gli studenti non protestassero più contro quello che cade sulla nostra testa”.

Ha risposto anche su come oggi si racconta la guerra. “C’è stato un cambiamento culturale straordinario rispetto a quando la guerra la consideravamo ammissibile”. Le guerre nella seconda metà del Novecento “sono non dichiarate”, dice citando l’Ucraina e Gaza. Ciò vuol dire che “nessuno fa la guerra sentendosi autorizzato a far tutto e a dirlo”, ma anche che ci sarebbe “un’ipocrisia dominante. Facendo la guerra senza dirlo e senza dichiararlo ci si abitua a farla”.

Diverse anche le domande sul suo percorso professionale, a cui ha risposto ricordando quando da piccolo nacque il suo interesse per la storia americana e solo dopo, leggendo Marc Bloch, la passione per l’età medievale che lo ha colpito “in modo inspiegabile, come quando ci si innamora di qualcuno”. Agli studenti che hanno chiesto consigli ha risposto: “Ognuno di voi è diverso dagli altri. Il consiglio generale che posso dare è: fate quello che vi detta il cuore. Se avete abbastanza chiaro che c’è qualcosa che vi piace davvero, che sia la storia o ahimè la filosofia, magari algebra, linguistica o qualunque cosa”. Ma mette anche in guardia “dovete sapere che con la laurea in storia e filosofia nella maggior parte dei casi sarà insegnare a scuola. Vi deve piacere. Se non vi piace pensateci bene ma non credete a chi vi dice “finirete a fare i disoccupati”.

La giornata di autogestione è proseguita con approfondimenti sulla Costituzione con Francesco Pallante, laboratori autogestiti dagli studenti di arte e teatro moderno e toni sportivi. “È stata una giornata molto interessante ed è andato tutto bene - racconta Mattia, uno dei rappresentanti d’Istituto - Siamo soddisfatti perché dietro giornate del genere c’è molto lavoro e anche molti rischi. L’autogestione continuerà domani con altri ospiti”.