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di Daniela Piana

Il Dubbio, 9 aprile 2024

Le foto apparse negli ultimi giorni sui media nel mondo ritraggono e riflettono con la forza e la immediatezza del linguaggio visivo le piazze riempite di gesti di dissenso, di protesta, di tensione fra la cittadinanza e le istituzioni che detengono potere. La persistenza di forme di governo che non rispondono ai principi dello Stato di diritto e che invece che governare nel rispetto e nel vincolo della supremazia della regola del diritto governano con la supremazia sulla regola del diritto e così facendo escono ipso facto dal perimetro di una possibile forma di legittimazione democratica è un tratto del nostro tempo su cui si sono spesi gli attori internazionali anche suffragati da regolari, solidi, e condivisi esercizi di monitoraggio di dati e fenomeni sociopolitici.

Freedom House da tempo intitola l’uscita del suo annuale report sullo stato della libertà nel mondo con una affermazione di allerta per il crescere delle forme di autoritarismo o per il retrocedere - backclash - di regimi democratici verso assetti istituzionali che tecnicamente qualifichiamo come ibridi ma che di fatto per la cittadina o il cittadino significano la perdita della certezza della imparzialità e della impersonalità dell’uso delle regole del diritto a fronte di una opacità o di una discrezionalità nell’esercizio del potere. In tempi di messa in discussione delle forme di governo che possono o meglio devono rispondere a un principio ultimo e primo, assicurare, in modo dinamico ed evolutivo, adattativo rispetto a storia e tempi, il primato della persona e della rule of law, la perdita di questa certezza significa perdita della fiducia nella capacità dei canali di espressione del dissenso di farsi effettivi volani nella dinamica dialettica e plurale che ogni sana democrazia deve avere. Quanto accade nel mondo è ancor più importante e grave perché si tende ad osservare per via della facilità con cui lo strumento mediatico tende a concentrare la propria attenzione e la propria rappresentazione su questo la fenomenologia della protesta e della esplosione quando sarebbe molto opportuno per agire ed essere efficaci nei rimedi avere una lente con filigrana fine e non mediatizzata capace di vedere quali sono i veri tarli che da dentro il sistema erodono le sue difese e nel lungo periodo sfibrano la tenuta delle istituzioni democratiche, anche di quelle che formalmente - ed è il paradosso di cui occuparci - sono ancorate a modelli che avevamo qualificato come accettabili o ancor più, come auspicabili. Si pensi ai casi dolenti dell’Europa dell’Est, ma non ormai più i soli. Quella lente a filigrana più fine ci indurrebbe a guardare al di sotto della fenomenologia e vedere che ci sono moltissime caratteristiche di contesto che ogni paese vive ma che almeno due forme di difesa finiscono per mancare ed è questo che accomuna le forme di deriva anti- democratica o di sovversione della rule of law.

La prima attiene alla limitazione del pluralismo dell’informazione. Non si dica che internet aiuta. Non si dica nemmeno che l’iperconnettività sia una garanzia. In verità senza regole e capacità di mettere in campo un vero pluralismo e un contrasto effettivo alla sorveglianza fatta per strade sempre più facili ancorché problematiche e a volte drammatiche se si pensa che vi sono alcune fasce della popolazione mondiale che per condizioni di vita avranno enormi problemi a difendersi - i rifugiati che sono, secondo l’ultimo rapporto di Amnesty facilmente vittime di forme di cattura e misura dei dati biometrici se attraversano confini i cui controlli non sono assoggettati ad un puntuale principio di rispetto dello Stato di diritto dei diritti fondamentali e della regolazione in materia di intelligenza artificiale - la connettività e la digitalizzazione appaiono foriere di rischi proprio per la capacità della persona di difendersi o di essere certa di potersi avvalere di informazione non discriminante o distorta per decidere di sé e della propria vita. Un giornalismo che sia ad oggi in grado di muoversi come baluardo avanzato ed aumentato in una società globale e iperconnessa che si affaccia sull’epoca in cui i large language models potranno facilmente produrre out of control contenuti senza consenso è un tema sul quale occorre portare l’attenzione delle istituzioni ora.

Analogo ragionamento va fatto per la fisiologica salute funzionale della giurisdizione. Il contenzioso il diritto di difesa sono incardinamenti processuali ed ordinamentali ovvero costituzionali di una funzione che è quella del potere sempre e comunque avere la possibilità effettiva di esprimere l’autonomo pensiero in una dinamica di dissenso di litigio di tensione di conflitto. Se queste sono dinamiche proprie della società allora è assolutamente vitale che il ruolo della avvocatura sia tutelato non solo attraverso delle garanzie ex ante ma anche attraverso un capillare, comparato, puntuale, regolare, e trasparente monitoraggio di quanto effettivo sia il diritto di difesa, anche laddove siamo dinnanzi a paesi che nella forma ne sanciscono le regole nella procedura nell’ordinamento nella costituzione. Forma e sostanzia possono scollarsi l’una dall’altra per moltissimi motivi. Ma al cittadino che decide di affacciarsi su una piazza virtuale o materiale per protestare o dissentire va assicurata sia l’effettività del principio del pluralismo dell’informazione sia l’effettività del diritto di difesa. Non si tratta di un auspicio. Si tratta di un impegno intellettuale e istituzionale che ci impegna nel mondo.