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di Andrea Ruggieri

Il Riformista, 8 settembre 2023

La pigrizia di chi davvero fa l’agenda politica in Italia (cioè i giornalisti televisivi) smarca i politici dall’obbligo di confrontarsi sulle riforme serie che possono, quelle si, cambiare la vita dei cittadini e volgerla a facilità, dall’inferno che è oggi.

Il Governo (nemmeno la maggioranza, perché il Parlamento è nullo) continua a fare norme sulla scia di quanto propone la cronaca, e anche quando sbaglia (come sull’obbrobrio degli extraprofitti, sul divieto di cellulare ai minori o sulla ‘comunistata’ di mettere un tetto ai prezzi degli aerei che rispondono dicendo: “Benissimo, tutti a terra”) si trova la ridotta di Capalbio targata Pd e i figli di Ruggero di Un Sacco Bello (‘ravanelli, piselli, love love love’) targati Cinquestelle ad andargli dietro: un’assicurazione sulla vita, come mettere un pippone a marcare Leo Messi anche se è in giornata no e sembra più John Fashanu.

A un anno dal nuovo Governo non c’è nessuno che paghi un grammo di tasse in meno, nessuno che grazie a tagli della burocrazia delle tristemente famose 70 autorizzazioni possa dire quanto disse a me a Miami un commerciante a margine di un convegno, indicando un negozio sfitto su Lincoln Road: “La differenza tra me e te è che io li posso aprire un negozio domani sera, e incassare dal giorno dopo, tu apri forse tra un anno, e intanto paghi affitto e tasse senza incassare un euro”, e nessuno che possa dire: “Ma sai che c’è? Non ho un ghello, i tassisti non bastano, mi metto a fare il driver di Uber e guadagno”. Io so che non è facile, e non do la croce addosso a nessuno. Ma voglio esortare il Governo a indicare una road map di qui a quattro anni per fare e credere nella creazione di nuove opportunità e valore.

I ragazzi ci guardano, e temono di doversene andare dove queste cose si sono fatte e si fanno, dove si pensa al futuro facendo cose serie, e non solo gli opinionisti su fatti di cronaca che illuminano trasmissioni pigramente a caccia di ascolti. Tutti lamentano che i ragazzi sembrano sversare maggiore aggressività, (anche se i reati sono per fortuna in calo), ma nessuno ricorda che sono frutto di chi li cresce e che negli ultimi anni hanno sofferto la reclusione da lockdown e coprifuoco durante cui hanno avuto meno libertà dei cani (quelli potevano uscire per fare pipì, i ragazzi per dissetarsi della loro sete di vita, no). Stiamo vedendo, e vedremo ancora, i frutti di quell’orrore di reclusione che fu peggio del carcere (dove almeno puoi socializzare con altri detenuti, a casa da solo no). Grazie che poi sviluppano dipendenza da social.

Perciò, e anche perché capiscano che li guardiamo e aspettiamo protagonisti sani accanto a noi, portiamo la piena imputabilità a 16 anni. La società cambia, e con essa devono farlo le leggi. Oggi la criminalità organizzata sa che se affida la manovalanza ai minorenni non solo li fidelizza, ma anche che se li beccano gli fanno poco più di una carezza. La nostra pancia chiede meno opinione e gossip, e più concretezza e crescita.