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di Giovanni Negri

Il Sole 24 Ore, 19 novembre 2023

Per la Presidente Elisa Demma è un passo indietro nei progressi compiuti per garantire il rispetto dei principi costituzionali, dei diritti umani e dei minori nel sistema penitenziario italiano. Il Movimento Forense esprime “profonda preoccupazione ed attenzione critica” nei confronti della recente proposta di legge discussa nell’ultimo pacchetto sicurezza, che prevede la reclusione delle donne incinte o con un bambino sotto un anno, in uno dei quattro istituti a custodia attenuata operativi in Italia e, comunque, non attrezzati per ospitare madri in tali condizioni e bambini di così tenera età.

La decisione, afferma la Presidente Elisa Demma, rappresenta un passo indietro nei progressi compiuti per garantire il rispetto dei principi costituzionali, dei diritti umani e dei minori nel sistema penitenziario italiano.

Critiche, ricorda il Mf, sono state espresse anche dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma. Inoltre, la mancanza di Istituti penitenziari specifici per madri con bambini, specialmente in regioni come il Lazio, comporterà un inaccettabile allontanamento dal proprio territorio, creando disagi significativi.

Per Demma così si mette il personale penitenziario in una situazione “ulteriormente difficile e gravosa per l’assunzione delle responsabilità anche professionali, soprattutto nei casi di gravidanza avanzata e complicata”. “La creazione di nuovi reati - prosegue -, l’aggravamento delle pene già esistenti, non serve ad affrontare e risolvere tematiche e problemi che caratterizzano una certa parte del tessuto sociale; invece di ‘rincarare la dose’, è necessario intervenire sui territori, su quella parte di cittadinanza che non riesce ad intravedere il c.d. ascensore sociale”.

Non solo, la proposta del Governo contrasta con l’impegno assunto e perseguito in passato e volto ad allontanare l’idea, la possibilità di vedere bambini in carcere. Infine, osserva Demma, “benché la norma non appaia destinata alle donne rom, va da sé che la ricaduta della stessa sarà inevitabilmente maggiore proprio su di loro, contribuendo ad alimentare il processo di esclusione e mancata integrazione”. Il Movimento forense, conclude la nota, rifugge la deriva panpenalistica caratterizzante ormai da lungo tempo la condotta legislativa e sostiene la necessità di avere leggi chiare, tassative e in grado di promuovere un sistema giuridico in linea con i principi costituzionali, giusto ed equo.