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di Gian Domenico Caiazza*

Il Riformista, 30 settembre 2023

Riconquistata la purezza antimafiosa nelle prime, sembra si vada anche verso un netto ritorno al regime di prescrizione sostanziale, cancellando nel modo giusto sia lo scempio della riforma Bonafede, sia l’astruso rimedio della riforma Cartabia.

La notizia è che il Parlamento a volte è ancora in grado di funzionare, non più solo come rassegnata macchina vidimatrice di decreti-legge e leggi-delega di matrice governativa. È accaduto in tema di intercettazioni, potrebbe accadere in tema di prescrizione. Sulla prima questione, come è noto, il Governo ha emanato alcune settimane fa un decreto-legge che costituisce la più drastica espansione della facoltà di uso dello strumento delle intercettazioni ambientali e telefoniche nella storia Repubblicana. In che modo? Applicando il già eccezionale regime intercettativo previsto per i reati di mafia (nessun limite nei luoghi di privata dimora, strapotere delle Procure, obblighi motivazionali drasticamente affievoliti, trojan a go-go) anche a reati comuni commessi “con modalità mafiose”, una aggravante che può essere contestata per le più fantasiose e pretestuose ragioni.

Motivo? Alla vigilia della strage Borsellino, il Ministro Nordio chiacchiera imprudentemente di concorso esterno, la Meloni si infuria e ordina di rimediare, altrimenti come farà a partecipare alle celebrazioni palermitane? E dunque si tira fuori dal sacco una pacata sentenza della Cassazione di un anno prima (luglio 2022!), che negava la legittimità di quella micidiale espansione in via interpretativa, in difesa del diritto costituzionale alla riservatezza, e si decide di “correggerla” in favore di telecamera (secondo risalenti ed insistenti desiderata della Procura Nazionale Antimafia), con decreto-legge (l’urgenza era, ribadisco, la trasferta della Presidente). La purezza antimafiosa è riconquistata. Non è che il Parlamento abbia inteso cancellare questo scempio indecoroso, ma almeno, in un moto di ribellione e di residua dignità, ha pensato che si dovesse porvi un qualche rimedio. Nascono così, da una felice triangolazione Forza Italia-ItaliaViva-Azione, alcuni emendamenti, principalmente riferibili ai reati fuori dal catalogo mafioso.

Obbligo di motivazione rafforzata del GIP; obbligo per la PG di “brogliacciare” anche le conversazioni a discarico dell’indagato, e divieto di menzionare anche solo per titoli o per sintesi le conversazioni irrilevanti per le indagini; recupero della più virtuosa giurisprudenza (sezioni Unite c.d. Cavallo) in tema di limitazione dell’uso delle intercettazioni come “pesca a strascico” di reati diversi da quelli per le quali esse sono state autorizzate. Lega e Fratelli d’Italia, seppur controvoglia, hanno dovuto, come si suol dire, abbozzare. Ora qualche buon segnale arriva anche per la riforma della prescrizione. Grazie alla medesima triangolazione esterna alla compagine governativa, sembra si vada verso un netto ritorno al regime di prescrizione sostanziale, cancellando nel modo giusto sia lo scempio della riforma Bonafede, sia l’astruso rimedio della riforma Cartabia. Insomma, segnali di vita dal Parlamento. Di questi tempi, un’autentica rarità.

*Presidente Unione Camere Penali Italiane