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di Liana Milella

La Repubblica, 9 settembre 2023

Intervista al deputato di Forza Italia Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Il problema non si risolve col carcere, dobbiamo riempire il tempo ai giovani”. “Il problema non si risolve col carcere a 15 anni, perché se dici al piccolo spacciatore ti do tre mesi di galera in più lui ti risponde “e sti c….”. Non solo, “se gli dai l’ammonimento del questore lui se ne vanta pure con gli amici”. Il vice presidente della Camera Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia da sempre garantista, ai ministri del governo Meloni dà il seguente consiglio, ovviamente a “titolo personale”: “Riempite il tempo dei giovani: è questa l’unica strada, un anno di pena in più non risolve”.

Lei si considera un garantista, come la mette con il decreto minori?

“Se guardiamo alle gravi emergenze - immigrazione, violenza sulle donne e ragazzi violenti - vediamo che sono tutte figlie di una mancata prevenzione o di una netta sottovalutazione dei fenomeni. In politica questo avviene per convenienza, perché è poco utile agire su situazioni incancrenite in quanto ti costringe a forzare i tuoi principi, proprio come quello del garantismo”.

Vede? La contraddizione c’è, garantisti a parole, giustizialisti nei fatti...

“Però bisogna guardare i fatti per quello che sono. Lo spaccio. Se si parla con chi si occupa del recupero ci si rende subito conto che tutti dicono la stessa cosa, chi arriva in comunità dopo essere stato in carcere è più motivato a cambiare perché ha vissuto un’esperienza forte e negativa come stare in prigione. Lo dicono quelli che combattono davvero il fenomeno”.

Dunque è d’accordo...

“Un segnale punitivo ci può stare. Anche perché il tempo di oggi, l’età di oggi, non corrisponde più al tempo e all’età di ieri. Basta sentire la reazione di ragazzi che spacciano e che di fronte a una possibile punizione reagiscono con un “e senno che mi fai?”. Ma non ci si può fermare qui”.

Perché alla fine il carcere, come dice lei stesso, è inutile...

“Il problema non si risolve con la cella a 15 anni…Il governo deve agire da governo, qui non basta un decreto punitivo. Bisogna scartavetrare la legge 309 del ‘90 sulle tossicodipendenze. Il sottosegretario Mantovano sta lavorando, e bene, per rivederla. Ma bisogna fare i conti con le strutture pubbliche e private per i minori che non ci sono. E bisogna recuperare il senso della punizione che ormai abbiamo perduto e che parte dai genitori che non portano i figli a scuola”.

D’accordo con i due anni di carcere pure per loro?

“Responsabilizza e fa maturare chi considera la scuola al pari di nulla. Non c’è altro modo per convincerli se non mettergli la paura del carcere se non ce li mandano”.

Scusi, ma lei è palermitano, perché chi manda un figlio a spacciare ed è vicino alla mafia dovrebbe credere nelle scuole dello Stato?

“Non bisogna accettare il principio che se sei figlio di un mafioso, allora tuo padre non ti manda a scuola. Invece serve il tempo pieno, anzi pienissimo: palestre, piscine, mense. Guardiamo i tassi di evasione scolastica al Sud, siamo anche oltre il 40% in alcune zone, perché il tempo pieno non si fa. E invece questi ragazzi devi chiuderli a scuola per toglierli dalla strada. Entri alle 8 ed esci alle 17, a scuola ci mangi, fai il doposcuola, fai sport…”.

Lei s’illude...

“Io sono convinto che così la mafia dovrà ricorrere ai pensionati e non ai ragazzini per vendere la droga”.

Resta il fatto che il decreto Meloni è tutto giocato sugli aumenti di pena, com’era successo con il decreto Rave, con Cutro e con il reato universale...

“Il panpenalismo e la politica di alzare le pene non porta a nulla, è dimostrato che gli aumenti non corrispondono alla diminuzione dei reati. Chi viene beccato se ne frega di un anno in più e continua a spacciare come prima”.

Quindi vede che il decreto è aria fritta?

“Lo è se la soluzione si ferma lì, se spingi solo il bottone rosso e alzi le pene, allora è solo una scorciatoia. Se aumenti solo le pene e non metti più scuole, più insegnanti, più agenzie di lavoro è inutile. Se arrivi al penale e ti fermi lì, allora vuol dire che hai fallito in partenza, come per il 41bis, che è la constatazione di un fallimento”.

Però il ministro supergarantista Carlo Nordio questo decreto lo ha sottoscritto, e non è la sua prima misura di quel tipo...

“L’oceano bisogna cominciare a svuotarlo, altrimenti c’è solo l’immobilismo. Va rivista la legge sulle tossicodipendenze spero entro la fine dell’anno, le strutture di recupero pure. Non bisogna fermarsi al decreto Caivano, altrimenti tra quattro mesi avremo il decreto Zen, poi il decreto Murazzi. E finiremo per dare l’ergastolo ai ragazzi che spacciano, ma non avremo risolto nulla”.

Esatto, ma la sua maggioranza ha fatto proprio questo...

“Gliel’ho già detto, aumentare solo le pene è una fesseria, tutto il resto invece conta molto di più, e parlo delle strutture per il recupero e devo dire che il governo ha un piano ad ampio spettro. Altrimenti sa come va a finire? Che il boss dice al piccolo spacciatore, ti do 15 anziché 10 euro per vendere la droga visto che rischi un anno in più di galera, ti do un premio di produttività…”.

Beh adesso c’è pure il Daspo…

“Ho paura che, come l’ammonimento del questore, possa essere perfino una medaglia che il bullo di turno può esibire davanti al branco: “Picciotti,ho l’ammonimento del questore, datevi una regolata, io sono uno pericoloso…”. Già me la sento questa battuta, perché per i mafiosi farsi la galera è sempre stata una medaglia se sei stato dentro da muto. Mi vengono in mente i ragazzi di Mery per sempre”.

Realistico pensare che li spaventi se gli tolgono il cellulare?

“Solo se fossimo in un cantone svizzero in cui lo levano a un ragazzo convocato perché ha imbrattato un muro…Siamo realisti, in città come le nostre chi fa tutto questo? E quando sei uscito dalla questura quanti secondi ci stai a trovare un altro telefono? Così non mi stai dando la medicina per guarire, ma solo l’impressione di fare la faccia dura. La vera scommessa per tentare di risolvere il problema è riempire il tempo dei ragazzi per sottrarli alle devianze”.

Dove stanno i soldi per scuole e comunità di recupero? Finora ci sono solo quelli del centro sportivo di Caivano, e pare anche un grande sforzo economico solo perché don Patriciello lo ha chiesto alla premier...

“Io domani vado a Gaeta con Rita Dalla Chiesa e Caterina Chinnici per parlare della mafia che ci fa schifo. Lo so che non ci sono assistenti sociali per verificare la dispersione scolastica che arriva anche al 60%. Del resto non li abbiano neppure per i femminicidi”

Certo, il disastro è proprio lì, denunce inascoltate. È d’accordo con la legge Bongiorno sull’avocazione se il pm non si muove?

“Il decreto sul Codice rosso una stretta la dà, se c’è il sospetto fondato dell’inadempienza, l’obbligo di vedersi tolta l’inchiesta responsabilizza i pm”.

Scusi, ma ha mai visto un poliziotto o un carabiniere rimosso perché ha rimandato a casa la donna picchiata?

“Mai, e non ho visto neppure pm rimossi perché sono stati fermi 90 giorni”.