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di Simona Musco

Il Dubbio, 6 luglio 2023

È arrivata la bollinatura della riforma, che ora passa in Commissione Giustizia al Senato. Scintille sulla proposta di Zanettin. Dopo settimane di attesa, il ddl Nordio è pronto ad arrivare in Senato. È arrivato infatti ieri il via libera del ministero dell’Economia e delle finanze, impegnato, negli ultimi giorni, a trovare le coperture per garantire la possibilità di istituire il gip collegiale voluto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio per le misure cautelari in carcere. Un progetto che prevede l’assunzione, nel giro di due anni, di 250 magistrati e dunque un impiego di risorse non indifferente. La bollinatura tanto attesa apre ora la strada al disegno di legge - che, tra le altre cose, abolisce l’abuso d’ufficio - verso la Commissione Giustizia del Senato.

Dove a prendere il fascicolo in mano sarà la presidente Giulia Bongiorno, responsabile giustizia della Lega e tra le più attente ad evitare sbavature sulle riforme. Tant’è che è solo grazie al suo placet che, alla fine, il testo di Nordio è approdato in Consiglio dei ministri con la cancellazione dell’abuso d’ufficio, decisione non proprio condivisa da Bongiorno che però ha ottenuto in cambio la promessa di una revisione complessiva dei reati contro la pubblica amministrazione. Qualsiasi correttivo al testo, dunque, passerà per le mani della presidente leghista.

Che vuole mantenere il “controllo” anche sul capitolo intercettazioni, al centro di un’indagine conoscitiva che a breve verrà condensata in una relazione e che rischia di creare una guerra pesantissima con la magistratura. Nordio ha annunciato, a più riprese, di essere intenzionato ad una profonda revisione, partendo dal budget a disposizione di ogni procura e passando per una concreta attuazione dell’articolo 15 della Costituzione, che tutela la segretezza delle conversazioni. Un ulteriore passo in avanti rispetto ai limiti già imposti alla pubblicazione delle captazioni, che ha suscitato l’ira della Federazione nazionale della Stampa. Ma c’è un limite che, secondo Bongiorno, non va superato: cancellarle è impossibile. Quindi le annunciate strette a più riprese attribuite al ministro - come quella di limitarle a mafia e terrorismo - sarebbero fuori discussione.

In ogni caso, gli ingredienti per una nuova polemica con la magistratura ci sono tutti. E nonostante più volte, dall’ufficio di Giorgia Meloni, sia arrivato l’invito a non esasperare il rapporto con le toghe, gli annunci degli ultimi tempi non fanno ben sperare. Mentre è ancora vivo il dibattito sul ddl Nordio, infatti, dalla festa dei giovani di Fratelli d’Italia il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove ha annunciato il sì del governo alla separazione delle carriere e al sorteggio dei togati del Csm. Tutti temi che toccano in maniera innegabile i nervi della magistratura. E mentre si attende un testo sulla prima proposta, che richiede una modifica di tipo costituzionale della legge, in Commissione Giustizia al Senato sono in corso le audizioni informali nell’ambito del ddl presentato dal senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, che ha proposto il sorteggio temperato per l’elezione della componente togata di Palazzo dei Marescialli. E già ieri si sono registrati i primi segnali di nervosismo: il Pd, infatti, ha difeso strenuamente la riforma Cartabia, la stessa che, ha ribadito Zanettin, non ha inciso minimamente sulle degenerazioni correntizie venute fuori con il caso Palamara. Per quanto riguarda il sorteggio, ha sottolineato in audizione Mario Esposito, ordinario di diritto costituzionale dell’Università del Salento, “non riesco a vedere, in scienza e coscienza, perché si debba passare per una revisione costituzionale. In nessun punto la Costituzione definisce il Csm come un organo di rappresentanza della magistratura”. E il fatto che la Carta parli di elezioni, ha aggiunto, non deve indurre in errore: “Le elezioni - ha sottolineato - non sono sempre volte all’instaurazione di un rapporto rappresentativo”. Il conclave, ad esempio, “elegge il Papa e il Papa non è il rappresentante del conclave”.

Inoltre, “il giudice in quanto giudice non è libero di associarsi”, perché l’associazionismo “finisce inevitabilmente per concorrere con il circuito rappresentativo politico”. Per Anna Rossomando, vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia del Pd, basterebbe però la riforma Cartabia, “di cui aspettiamo ancora lo svolgimento del tema dei decreti attuativi”, ad evitare le degenerazioni. E il Csm, ha ricordato, è un organo di alta amministrazione e in quanto tale ha “un ambito di discrezionalità e di interpretazione nello stabilire come si organizza, non applicando la legge secondo un meccanismo di algoritmo automatico”. L’organizzazione prevede “scelte di impostazione”, dunque, ed anche il tema dell’associazionismo sarebbe superato: “Dal momento in cui c’è un’elezione - ha aggiunto - c’è il concetto di rappresentanza in quanto impostazione”.

La riforma Cartabia, ha però replicato Zanettin, non basta: mentre su molti aspetti si è ancora in attesa dei decreti di attuazione, “il sistema elettorale è stato immediatamente precettivo ed è già stato sperimentato. Per nostra opinione - ha evidenziato - non ha superato le criticità che invece il sistema della stessa legge Cartabia aveva come obiettivo”.

Tra questi anche la possibilità di garantire ai magistrati fuori dalle correnti di poter arrivare a Palazzo dei Marescialli: alle ultime elezioni, infatti, “è stato eletto un unico magistrato indipendente”, il secondo nella storia del Csm. “Con questa legge - ha dunque concluso - non ci sono stati sostanziali cambiamenti rispetto al passato”. Nel replicare, Esposito ha evidenziato che il sorteggio non esclude la discrezionalità del Csm: chi viene eletto, ha sottolineato, non si trasforma “in un automa”, mentre tale scelta garantirebbe “un metodo per evitare che vengano preposti al Csm non dei soggetti i quali rispondono a organizzazioni correntizie”.

Anche perché, ha detto da avvocato amministrativista, “i provvedimenti scolasticamente più illegittimi che io abbia visto sono proprio quelli del Csm”. Le aggregazioni sono ovvie, ha spiegato, “ma se andate a leggere gli interventi che criticano il sorteggio fanno tutti riferimento ad argomenti propri della rappresentanza politica. Ma quindi è un organo di rappresentanza politica? Il Csm non dovrebbe creare un indirizzo politico alternativo”. E il sorteggio - già previsto dalla Costituzione, laddove disciplina i giudizi d’accusa contro il Capo dello Stato - “non preclude le elezioni”.

Per Valerio Savio, presidente aggiunto della sezione gip del Tribunale di Roma, il sorteggio non sarebbe utile a recidere il legame tra i componenti togati e le correnti. “Pensare che un sistema elettorale possa raggiungere questo risultato è un’idea ingenua - ha sottolineato -. Se può impedire la costruzione di carriere pianificate nel lungo termine, non riuscirebbe ad elidere il legame con le correnti, indebolendo il peso rappresentativo dei consiglieri togati rispetto a quelli eletti dal Parlamento”.