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di Giovanna Casadio

La Repubblica, 7 maggio 2022

Ddl Zan, Fine vita, Ius Scholae: i sei mesi decisivi per il destino in Parlamento dei diritti civili. I provvedimenti in discussione sono finiti nel “collo di bottiglia” di fine legislatura. Il tempo per l’approvazione stringe. Il rischio, a forza di ostruzionismi e sgambetti, è che anche stavolta non vadano in porto.

Nel collo di bottiglia di fine legislatura, c’è l’ingorgo sui diritti civili. “Ius scholae”, suicidio assistito, ddl Zan, oltre alla legge sulla cannabis, hanno sei mesi di tempo parlamentare (tanti realisticamente ne restano prima dello scioglimento delle Camere), per essere approvate. Sgambetti, ostruzionismo, polemiche hanno portato a questo punto: il rischio è che un’altra volta, dopo decenni di “stop and go”, non se ne faccia niente. E che i diritti civili finiscano per essere solo teatro di scontro elettorale.

Sullo ius scholae il tavolo sulla cittadinanza - cartello di associazioni di cui fanno parte dalla Comunità di Sant’Egidio alla Caritas, da Amnesty a Arci e Acli - ha rivolto ieri un ennesimo appello per i nuovi italiani: “Muovetevi”. Giuseppe Brescia, il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, grillino, autore del testo-base, risponde che andrà avanti, senza arretrare. Ma lo ius scholae procede con il contagocce: la legge darebbe la cittadinanza a 850 mila ragazzi figli di immigrati nati e cresciuti in Italia. In dieci ore di sedute in commissione, sono stati votati poco più di dieci emendamenti. Uno all’ora. Lega e Fratelli d’Italia fanno ostruzionismo, per mandare tutto all’aria, come chiedono Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Sul suicidio assistito al Senato è il caos: i leghisti si sono detti disposti a cominciare l’esame della legge, a patto che, parallelamente, sia messa in calendario la “loro” proposta sulla droga. “I ricatti non sono certo la migliore premessa per iniziare l’esame di un provvedimento così delicato e importante come quello sul fine vita, ci auguriamo che la Lega voglia agire con responsabilità”, ha reagito mercoledì scorso la grillina Alessandra Maiorino. Maiorino è relatrice con Simone Pillon della Lega, Caterina Biti del Pd e la forzista Maria Rizzotti (i relatori sono quattro per equilibrare le diverse posizioni politiche). In risposta, il presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari e Pillon si sono alzati e se ne sono andati. È stata Annamaria Parente, renziana, a capo dell’altra commissione competente, la Salute, a invitare alla ragionevolezza: aggiornamento a lunedì prossimo, senza fare melina.

E poi c’è il disegno di legge Zan contro l’omotransfobia, che ieri è stato depositato al Senato, ripresentato dal Pd tale e quale. Stesso testo approvato dalla Camera nel 2020, e fermato a Palazzo Madama nell’autunno scorso in un duro scontro politico. Il segretario dem, Enrico Letta è stato di parola: dopo i sei mesi indispensabile a norma di regolamento, imposti dalla cosiddetta “tagliola”, la battaglia contro i crimini d’odio ricomincia. E il Pd ha organizzato dibattiti in giro per l’Italia: il 14 maggio a Milano, il 21 a Palermo e il 28 a Padova. “Parteciperò anche io. Discuteremo, faremo partecipare e renderemo di nuovo protagonisti tutti coloro che credono in questo percorso e nello Zan, e che pensano sia importante in questo momento uno sforzo collettivo per riuscire ad arrivare all’approvazione del ddl”, ha assicurato Letta.

La possibilità che i diritti civili vedano la luce prima che si voti per le politiche si assottiglia però di giorno in giorno. Tanto Alessandro Zan, il deputato dem e attivista Lgbt che dà il nome alla legge che Monica Cirinnà, responsabile diritti del partito, garantiscono: “Faremo di tutto per il ddl Zan”. Ma il fronte di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, a cui si è unita Italia Viva, non sembra avere cambiato posizione: sei mesi fa hanno sbarrato la strada alla legge contro l’omotransfobia, chiedendo modifiche sostanziali. Il Movimento 5Stelle è convinto che ius scholae e fine vita si possano portare a casa.