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di Giampaolo Chavan

Corriere del Veneto, 3 marzo 2024

Intervista a Giuseppe Sartori, il professore del Bo che firma la perizia dei difensori. “Rosa Bazzi ha una disabilità intellettiva, un ritardo mentale che rappresenta una prova nuova, mentre Olindo Romano ha un disturbo di personalità dipendente: fa di tutto per salvare la moglie. Lui, cognitivamente, è nella media inferiore”. Chi parla è Giuseppe Sartori, professore di neuropsicologia e psicopatologia forense all’università Bo di Padova. Ha coordinato la perizia della difesa su incarico dei legali della coppia che si trova in carcere dal gennaio del 2007 con l’accusa di aver ucciso il piccolo Youssef Marzouk, sua madre Raffaella Castagna, la nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini.

La strage si verificò l’11 dicembre 2006 a Erba in provincia di Como. L’enorme lavoro, preparato insieme ad una quindicina di colleghi e una settantina di studenti del Master diretti dallo stesso docente padovano, è ruotato sulle confessioni e sulle valutazioni cliniche dei due condannati in via definitiva all’ergastolo e sui deficit psicologici manifestati dal super testimone Mario Frigerio.

Professore, che conseguenze può avere la disabilità intellettiva di Rosa Bazzi nella revisione del processo?

“È affetta da ritardo mentale lieve che determina un’inevitabile ricaduta sulle facoltà cognitive come la memoria, l’attenzione e l’organizzazione e collocazione logico-temporale degli eventi”.

Quindi?

“Si tratta di limitazioni che rendono Rosa incapace di attuare una complessa pianificazione quale si è determinata nella strage di Erba. Era incapace della sua esecuzione, della fuga, come è altrettanto incapace di reggere la parte dell’innocente per quasi un mese”.

E Olindo Romano?

“Oltre al disturbo di personalità, ha un’altra caratteristica: crede a tutte le sciocchezze che gli vengono dette. Abbiamo fatto un test di “creduloneria” ed è risultato che lui è facilmente suggestionabile. Ciò lo rende particolarmente vulnerabile agli stimoli esterni come, per esempio alle promesse degli investigatori fatte durante gli interrogatori”.

Marito e moglie, però, hanno confessato di essere gli autori della strage di Erba...

“Olindo e Rosa affermano numerosissime volte di non ricordare: Olindo colleziona centinaia fra “non lo so”, “non mi ricordo” “mi sembra”, “questo adesso mi sfugge” non appena i pubblici ministeri chiedono dettagli in merito a qualsiasi tema della strage”.

Ma, evidentemente, hanno fatto qualche ammissione se sono state considerate attendibili fino ai giudici della Cassazione...

“Emerge chiaramente quanto le dichiarazioni fossero in balia di specifiche domande suggestive. Quelle che vengono definite confessioni sono, in realtà, una serie di “sì” a suggerimenti sotto forma di domande chiuse formulate da chi li interrogava. Le confessioni non contengono nessuna informazione che non fosse già nota agli inquirenti. Tutte le informazioni fornite dai due coniugi erano di pubblico dominio.

E ci sono anche le intercettazioni ambientali raccolte nella loro abitazione e in auto. Questi sono elementi nuovi che confermano il mancato coinvolgimento dei coniugi. Rosa e Olindo si interrogano più volte su chi possa essere l’autore, commentano le notizie sui giornali e in TV e quando vengono a sapere che Frigerio è sopravvissuto si augurano che si riprenda presto e sperano che l’uomo possa collaborare nell’identificare i responsabili”.

E anche sul super testimone si è concentrata l’attenzione della difesa...

“Mario Frigerio aveva detto delle parole che scagionavano Rosa e Olindo, ma che all’epoca furono classificate come incomprensibili. Le abbiamo riportate alla luce grazie al lavoro che hanno fatto gli studenti”.

Ma cosa dice Frigerio di così importante?

“All’inizio aveva parlato di un aggressore con la pelle olivastra, alto, forte con l’attaccatura dei capelli bassa mentre Olindo è stempiato, bianco e più basso di Frigerio”.

Poi, però, cambia versione...

“La progressione del ricordo di Mario Frigerio, che passa da un volto sconosciuto a uno conosciuto (Olindo) è un fenomeno scientificamente impossibile. Non esiste la possibilità di sopprimere volontariamente il riconoscimento automatico di un volto familiare. Il mancato riconoscimento di Olindo dura fino al 2 gennaio 2007, ossia a 20 giorni dalla mattanza”.

Per concludere, professore, lei ritiene che Olindo e Rosa siano innocenti?

“Sono convinto che le nuove prove non permettono di potersi avvalere delle argomentazioni che sono servite per condannare Olindo e Rosa. Non sono in grado di dire, però, se i giudici della Corte di appello di Brescia avranno ragioni più valide rispetto a chi ha chiesto la revisione del processo”.