sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Corrado Marcetti*

Fuori Binario, 9 marzo 2024

Una riflessione sulla sentenza della Corte Costituzionale n. 10 del 26 gennaio 2024, che ha riconosciuto il diritto soggettivo all’affettività e alla sessualità delle persone detenute. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 10 del 26 gennaio 2024, ha riconosciuto il diritto soggettivo all’affettività e alla sessualità delle persone detenute sancendo l’incostituzionalità dell’art.18 dell’ordinamento penitenziario che impedisce, con l’imposizione del controllo visivo, qualsiasi carattere di riservatezza nelle sale colloqui. Dopo una lunga serie di interpellanze, tergiversazioni e rimandi, la “questione” delle relazioni affettive in carcere raggiunge finalmente un approdo positivo.

Nella grande maggioranza degli ordinamenti penitenziari europei (31 Stati dei 47 che compongono il Consiglio d’Europa) e in diversi altri paesi del mondo, da tempo questo diritto è garantito. È un quadro variegato in cui sono presenti situazioni molto differenziate da paese a paese, da carcere a carcere, da regime detentivo a regime detentivo, da modalità di gestione a modalità di gestione. Ma, tenuto nel debito conto che in alcuni casi il colloquio affettivo è considerato nell’ambito del diritto soggettivo della persona, in altri concesso come beneficio subordinato, e mai dimenticando che le condizioni di detenzione restano comunque duramente afflittive in tanti paesi, le “stanze dell’affettività” e le “case delle visite” rappresentano ormai una realtà consolidata. Accade, ad esempio, in Norvegia, paese con un riconosciuto primato nell’attenzione alla condizione umana nel sistema carcerario. Nel film “Le cattedrali della cultura”, realizzato su progetto di Wim Wenders, con sei registi per altrettanti edifici, è inserito, insieme a Biblioteche, Filarmoniche, Istituti di ricerca, Teatri e Musei, il Carcere di Halden.

In questa prigione uno degli elementi chiave è l’edificio chiamato “Casa delle visite”. In California Il Family Visiting Program è esteso a 32 delle 33 prigioni di Stato, talvolta con la disposizione di case mobili per le visite coniugali. In Canada gli incontri nella più completa intimità possono arrivare fino a 72 ore. In Messico, Brasile e Venezuela, varie sono le forme e gli spazi destinati alle visite “indisturbate”. Nelle carceri olandesi le visite non supervisionate (Bezoeken zonder toezicht), non hanno limiti relativi alla posizione giuridica. Camere dotate di servizi e cucina sono previste in Danimarca e Finlandia (in quest’ultimo paese per i detenuti non ammessi ai permessi all’esterno).

In Belgio sono previste Visites hors surveillance. In Germania le visite di lunga durata (langzeitbesuche) sono contemplate in alcuni länder per i detenuti condannati a lunghe pene e vi sono destinati appositi appartamentini. Nel penitenziario cantonale de “La Stampa” in Svizzera le visite familiari avvengono in un edificio esterno collocato ai margini del bosco. I detenuti vi sono accompagnati con un pulmino. Spazi per l’affettività sono presenti nelle carceri di diversi cantoni svizzeri. Altrettanto in Austria. In Croazia e Albania sono previsti colloqui non controllati di quattro ore con il coniuge o il partner, con frequenza settimanale. Nelle carceri della Romania, sono predisposte camere per gli incontri coniugali. Le camere per l’intimità in Moldavia, sono chiamate Camere de Întrevederi. Stanze per le visite coniugali sono presenti in diversi paesi dell’Europa dell’Est, talvolta allestite in strutture mobili.

Articolata e diffusa è la presenza nelle carceri francesi degli spazi per l’affettività (sans surveillance continue et directe). I Parloirs familiaux sono stanzette per gli incontri della famiglia attorno ad un tavolo, mentre le Unités de vie familiale sono piccoli appartamenti attrezzati, talvolta dotati di uno spazio esterno, per ritagliare un brano di quotidianità affettiva. Buoni esempi di Unité de vie familiale (Uvf) sono quelli del Centre de détention di Montemédy, Salon de Provence, Argentan-Orne. Nel carcere femminile di Rennes un edificio basso con gli appartamentini per le visite familiari, tutti dotati di una piccola area esterna, è collocato in zona discosta dall’area detentiva vera e propria.

In Spagna le Comunicaciones íntimas, in spazi spesso spartani, sono previste per tutti i detenuti, quale che sia la loro posizione giuridica e quale che sia il rapporto con la persona ammessa a svolgere i colloqui.

In Italia le rare azioni progettuali innovative, promosse da associazioni o università, si sono arrestate sulla soglia del tabù sessuale. Hanno interessato le aree verdi di alcuni istituti, qualche ambiente interno, organizzandoli per un ritaglio di vita familiare.

La sentenza della Cassazione interviene su una situazione in generale contradditoria e confusa fino alla sanzione dei comportamenti tra partners considerati eccessivamente affettuosi. Il pieno riconoscimento del diritto delle persone detenute all’affettività e alla sessualità lo rende immediatamente esigibile ma occorrerà superare l’ostilità dei sindacati della polizia penitenziaria e i rimandi continui per le difficoltà derivanti dai tempi e dalle risorse necessarie all’adeguamento degli spazi. Oltre a nuove realizzazioni va considerato che in diversi Istituti penitenziari italiani sono possibili recuperi di edifici e cortili dismessi.

In tutti va complessivamente ripensato e riprogettato il sistema degli spazi che interessano i familiari dei detenuti, dall’area d’ingresso a quelli dell’attesa a quelli della relazione. Ciò può favorire azioni progettuali coinvolgenti, inclusive, capaci di incidere positivamente sui processi di esclusione e marginalizzazione sociale.

*Architetto, già Direttore e Presidente della Fondazione Michelucci