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di Giuseppe Fin

Il Dolomiti, 4 luglio 2025

Il Cts: “Strada giusta”, ma il Cnca avverte: “No a micro carceri private”. Il tema è quello del sovraffollamento delle carceri, nei giorni scorsi il ministro alla Giustizia a margine di un convegno ha lanciato l’idea di trasferire i detenuti per reati collegati alla tossicodipendenza in comunità terapeutiche per scontare la pena e liberare spazio nelle strutture. Il Coordinamento Nazionale delle Comunità Accoglienti chiede però maggiore chiarezza: “Non vorremmo che si creasse un percorso parallelo a quello che già esiste e funziona”.

Spostare i detenuti per reati collegati alla tossicodipendenza in comunità terapeutiche: “Più che detenuti da punire sono malati da curare”. Le parole sono quelle che arrivano dal ministro per la Giustizia, Carlo Nordio, che a margine di un convegno ha lanciato la proposta per risolvere, almeno in parte, il problema del sovraffollamento delle carceri italiane. La media di riempimento delle carceri in Italia è del 120%, con picchi del 190% in regioni come la Lombardia. Nel 2024, nella casa circondariale di Spini, si sono toccate più volte punte di 380 persone presenti, con una crescita significativa in particolare delle donne che sono arrivate anche a raggiungere recentemente la cifra record di 53. I dati sono stati ricordati nell’ultimo rapporto del Garante dei detenuti.

Alla fine del 2024 il sindacato di polizia penitenziaria aveva lanciato l’allarme sulla grossa percentuale di detenuti con problemi di tossicodipendenza in Italia. Citando la relazione annuale fatta in Parlamento del 2024, quasi il 40% dei detenuti ha problemi di tossicodipendenza con gli estremi registrati a Bolzano e in Lombardia (50%) e Friuli Venezia Giulia, Calabria e Trento (sotto il 20%).

Il tema, insomma, non è poco rilevante anche considerando le zone del nostro Paese dove le percentuali sono più basse e l’ipotesi di un trasferimento dei detenuti tossicodipendenti in comunità ha avviato un’grossa discussione. “La nostra richiesta è sempre stata quella per il rispetto della natura umana, per avere una pena rieducativa e il reinserimento in società di persone rieducate. Per questo, l’ipotesi lanciata dal ministro Nordio ci trova favorevoli” è il commento che arriva da Marco Pederzolli, presidente del Centro Trentino di Solidarietà che da anni si occupa di tossicodipendenza e che fa parte della rete Fict, la Federazione italiana comunità terapeutiche. “Vediamo di buon occhio - spiega - l’idea che il detenuto con problemi di tossicodipendenza possa essere trasferito in comunità per riprendere quella funzione riabilitativa che dovrebbe avere la pena”.

I numeri, ovviamente, non sono bassi. Anche nel carcere di Trento sono parecchie le persone che sono tossicodipendenti. “I posti nelle comunità sono pochi? Non sono mai sufficienti - spiega Pederzolli - ma volere è potere. Se la politica ha una programmazione coerente i posti si riescono a trovare. Possono essere anche aumentati. Non lo vedo come un fattore limitante”. Più cauto il commento del Coordinamento Nazionale delle Comunità Accoglienti. “Accogliamo circa 400 persone all’anno nelle nostre strutture sparse in Italia” spiega a il Dolomiti la presidente nazionale del Cnca, Caterina Pozzi, spiegando di non essere contraria al trasferimento nelle comunità dei detenuti tossicodipendenti ma chiedendo maggiore chiarezza.

“Non è così chiaro - spiega - se le strutture che ha in mente Nordio sono le nostre comunità accreditate. Non vorremmo che si creasse un percorso parallelo a quello che già esiste e che già da anni fanno il Cnca oppure Fict andando a smantellare un sistema pubblico e privato che funziona”. No, insomma, alla nascita di “micro carceri private”.