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di Fiorenza Sarzanini

Corriere della Sera, 13 agosto 2022

Nel 2008 un ragazzo è rimasto ucciso in un incidente. Molti hanno visto, nessuno si è fatto vivo. Neppure per raccontare ai genitori gli ultimi istanti di vita del figlio. Ora il padre scrive una lettera che è come un grido.

Questa è la lettera aperta scritta il 31 luglio 2022 da Biagio Ciaramella. “Oggi ricorre l’anniversario della morte di nostro figlio, un evento doloroso, straziante, che ha cambiato la nostra vita per sempre e ci ha condannati all’ergastolo del dolore. Noi genitori siamo morti insieme a lui quel 31 luglio, il nostro cuore si è spezzato e in tutto questo tempo ci siamo trascinati a vivere una vita non-vita.

Non c’è consolazione per una mamma e per un papà che perdono la propria creatura, i ricordi e il dolore per la sua tragica scomparsa sono sempre presenti e ci attanagliano l’anima. Nostro figlio, Luigi Ciaramella, aveva 19 anni quando ha perso la vita a causa di un omicidio stradale, all’epoca definito omicidio colposo. Sappiamo che in quel triste mattino si sono fermate sul posto alcune persone che hanno assistito all’incidente, hanno visto chi ha spostato Luigi e anche un trattore uscire da un viottolo di campagna. Nessuno, però, ha mai voluto parlare con noi”.

“Siamo molto amareggiati, poiché tutti sapevano ma nessuno parlava, non c’erano testimoni, nulla. Noi non abbiamo mai chiesto a nessuno di testimoniare al processo di mio figlio, ma almeno avremmo voluto che ci dicessero se quella mattina Luigi aveva chiesto della mamma, dei genitori, se avesse chiesto l’aiuto di qualcuno. Purtroppo abbiamo trovato solo indifferenza da parte di tutti. Non tanto per l’incidente, ma per quello che non hanno fatto: cioè tranquillizzare la famiglia e raccontare quello che era accaduto quella mattina. La conseguenza per noi è stata che abbiamo dovuto combattere per la verità, scontrandoci anche con l’indifferenza delle istituzioni”.

“Ancora oggi, dopo tanti anni, stiamo affrontando un processo, non abbiamo ancora avuto giustizia, ma non ci arrendiamo. Non abbiamo voluto una causa civile e un eventuale risarcimento, ma chiediamo giustizia per il nostro unico figlio che non c’è più. Non vogliamo i soldi sporchi di sangue, ci disprezzeremmo da soli. Vogliamo giustizia, e lotteremo contro l’indifferenza di tutti”.

L’indifferenza di tutti, è questa la chiave. Un’indifferenza che dura da 14 anni. È la stessa indifferenza che ha fatto morire di stenti Diana Pifferi, la bimba di 18 mesi rimasta per 6 giorni in casa da sola. E ha lasciato che fosse massacrato in strada Alika Ogorchukwu, di 39 anni.