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di Alberto Simoni

La Stampa, 27 aprile 2024

Ci sono anche professori schierati con i ragazzi a ricordare le ragioni di una protesta che somma e incrocia sensibilità ed esigenze diverse. La statua di George Washington, padre fondatore della Nazione, sta nel cortile della Gwu. È avvolta nella bandiera palestinese. Fare domande ai ragazzi delle università di Washington che hanno eretto l’università nel cuore dei palazzi del potere - vista sul Dipartimento di Stato e meno di un miglio dalla Casa Bianca - è complicato dopo che è arrivato l’editto di uno dei leader della protesta, che ha invitato a non parlare con i giornalisti. Finisce che osserviamo il momento della preghiera islamica, un cordone di sicurezza protegge i giovani che pongono i tappeti per terra e inginocchiandosi si rivolgono a La Mecca.

Nelle istantanee che vengono dal campus di Washington ci sono anche la bandiera palestinese e quella israeliana che sventolano fianco a fianco; giovedì sera una donna incanutita con un megafono scaldava i ragazzi: “Sono una superstite dell’Olocausto e ho vissuto quello che ogni bimbo di Gaza vive ogni giorno sulla propria pelle, non c’è alcuna scusa per l’uccisione di 15 mila bambini”. E chiudeva dicendosi orgogliosa di stare con i giovani.

Ci sono anche professori schierati con i ragazzi a ricordare le ragioni di una protesta che somma e incrocia sensibilità ed esigenze diverse: il diritto di espressione, il lasciapassare di ogni protesta e rivendicazione Usa evocato da Trump sul 6 gennaio agli slogan antisemiti che hanno incendiato Harvard e Penn University già in ottobre; la critica a Biden per il sostegno a Israele; la richiesta alle università di chiudere i ponti e i finanziamenti con lo Stato ebraico; nonché lo stop a usare i soldi dei contribuenti Usa per l’industria militare.

Un portfolio assai variegato, qualcuno si chiede se dinanzi a certi slogan antisemiti alcuni ragazzi decideranno di sganciarsi dalle proteste. Da Pechino, Blinken ha detto che le proteste sono una cifra della democrazia americana, ha però lamentato che non vi sono posizioni contro Hamas; Biden ha sottolineato una retorica antisemita in mezzo al diritto “di manifestare pacificamente”. Alla Gwu è comparso un cartellone con la scritta “Soluzione finale” direttamente dagli archivi nazisti; mentre alla Columbia University - dove la presidente Nemat Minouche Shafik è sempre più sotto accusa per la gestione della protesta e aver invocato il 18 aprile l’intervento della polizia per sgomberare il campus - lo studente Khymani James, 20 anni uno dei leader della protesta, ieri ha diffuso un comunicato di scuse sui social. Il motivo è che giovedì sera è circolato un video di gennaio con alcuni suoi commenti in cui diceva di “combattere per uccidere” i sionisti “non meritano di vivere”. Una dichiarazione registrata nell’ambito di una riunione con un amministratore del Center for Student Success and Intervention che aveva notato alcuni suoi post antisemiti on line e l’aveva convocato. James aveva rincarato la dose e a una domanda se avesse scorto qualcosa di problematico in questa sua frase avrebbe risposto di no. Ieri si è scusato, “ciò che ho detto è sbagliato”. Sulla sua biografia su X si descrive anticapitalista e antimperialista. Sono sentimenti e visioni che convivono in molti attivisti. Proprio alla Gwu una ragazza ieri distribuiva volantini - due pagine fitte - in cui accusava “l’escalation della guerra alimentata dagli Usa” e “vogliamo il socialismo, vogliamo il comunismo”.

Alcuni atenei si sono organizzati - è il caso dei college di Washington e pure dell’”alleanza” fra Columbia e Yale - e hanno seguito canovacci simili nell’evoluzione della protesta. Le autorità confidano che fra 3-4 settimane, alla fine dei corsi, anche le proteste evaporeranno. Secondo alcuni avrebbero già raggiunto il picco. Ma in una settimana si sono comunque estese in oltre due terzi degli Stati e si sono intensificate. Trovando spesso sostegno fra i professori. Alla Emory di Atlanta docenti sono stati anche arrestati e i video della polizia che li trascinava via sono diventati virali. Alla Gwu i professori hanno fatto un cordone attorno ai ragazzi in assemblea in cortile. Intanto, una delle conseguenze delle proteste è il ritorno a lezioni online a Columbia e la cancellazione delle cerimonie di diploma alla Usc (Los Angeles).