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di Federica Graziani

Il Riformista, 22 luglio 2022

L’ex senatore Luigi Manconi in prima linea per l’accoglienza rilancia la sottoscrizione a favore dell’impegno di Mimmo Lucano. “Oggi - dice - lo scenario si fa più cupo”

C’è una vignetta di Altan in cui un bambino dice: “C’è l’incertezza del futuro”. Il babbo gli risponde: “Godiamocela, che quando diventerà certezza saranno cazzi”. Nell’incertezza siamo immersi sempre più. Per schivare le fosche certezze future e tentare una strada di speranza la cosa migliore da fare è rivolgersi a un militante di vecchio corso, politico che ha attraversato decenni di storia italiana, già parlamentare e presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, sociologo dei fenomeni politici, editorialista e presidente di A Buon Diritto Onlus: Luigi Manconi. Come spesso gli capita, Manconi è impegnato in una raccolta fondi che si propone di sostenere l’esperienza di accoglienza diffusa del modello Riace. Si può dare un contributo, piccolo o grande che sia, inviando un bonifico a: A Buon Diritto Onlus, Banco di Sardegna IT73H0101503200000070779827 causale “Per Mimmo”.

Abbiamo un elefante nella stanza di quest’intervista, la crisi di governo. Previsioni?

Palesemente lo scenario si fa più cupo. La campagna elettorale avrà il sicuro effetto di trasformare, per il centro-destra, il tema dell’immigrazione in un fattore di allarme sociale e, per il centro-sinistra, in un processo di rimozione. Se poi dal voto uscirà un governo di centro-destra avremo la scomparsa certa dall’agenda politica della riforma della legge sulla cittadinanza, un nuovo inasprimento della politica per il Mediterraneo e il rilancio dell’ostilità nei confronti delle Ong del soccorso in mare.

Insomma i diritti, che sono al cuore del suo lavoro, se la vedranno sempre peggio...

Non c’è pericolo, dal momento che sono - come dice il mio medico ipercinetico. Ma che la svolta possa essere nefasta, lo deduco dalla quasi certa mancata approvazione di quella legge che vorrebbe non ci fossero più bambini in carcere (oggi sono 28): in apparenza un piccolo fatto, ma dal grande significato simbolico-emotivo. Per tornare alla questione dell’immigrazione, le prospettive pessimistiche aperte da questo passaggio politico rendono ancora più importante e urgente - ecco il punto! - la continuità e la valorizzazione di esperienze virtuose di accoglienza nei confronti di migranti e richiedenti asilo quale quella rappresentata dal cosiddetto modello-Riace.

Da pochi giorni ha indetto un nuovo appello a sostegno di quel modello, e di nuovo i sottoscrittori sono tanti. Cosa chiedete stavolta?

Per tutto quello che abbiamo appena detto, il nostro appello per una nuova sottoscrizione che sostenga l’accoglienza già in atto da alcuni mesi in quel territorio - decine e decine di profughi ospitati - è più che mai ineludibile. Si tratta di trovare risorse economiche per le strutture logistiche di accoglienza, per le vettovaglie, per i corsi di integrazione e formazione. Spese ingenti che possono assicurare la prosecuzione di quella attività che la sentenza abnorme del Tribunale di Locri intendeva piegare.

Quanti appelli hai firmato nella sua vita?

In realtà pochi. Recentemente, ho pensato che sottrarsi a questo esercizio solo in rarissimi casi esprime una scelta di riservatezza. In genere corrisponde a una notevole supponenza e alla presunzione che il proprio nome e cognome valgano chissà quanto e non debbano essere dissipati e deprezzati.

Quindi gli appelli servono?

Penso che non si debba essere snob e che firmare un appello quando questo riesce a evidenziare una tematica o a sottrarre un’ingiustizia al silenzio sia doveroso. Nel caso in questione, il nostro primo appello lanciato in ottobre per Mimmo Lucano ha avuto un grandissimo successo, con migliaia e migliaia di sottoscrittori. Abbiamo raccolto somme piccole, piccolissime, ma anche grandi, provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Per quanto riguarda dunque la propria firma non bisogna esagerare. Ma essere eccessivamente parsimoniosi non sempre è un segno di sobrietà. Può essere un atto di avarizia.

È l’avarizia la malattia della politica di oggi?

Sì, spesso si gabella per equilibrio e senso della misura quello che è carenza di passione e, dunque, di fiducia nei propri valori e nei propri fini.

A proposito di senso della misura, si sente dire da più parti che Giorgia Meloni sarà pure questo e quest’altro, ma è innegabile sia una grande statista. Che ne pensa?

Mi sembra un segno di affettazione. Per un verso si tratta di un’ovvietà. Se Giorgia Meloni ha portato il suo partito a quei risultati - ma si tratta di sondaggi, non dimentichiamolo! - è indubbiamente una brava dirigente politica. Ma da qui a definirla statista ce ne corre. Quel giudizio positivo nasce per un verso dalla solita ansia di legittimazione di una parte della sinistra, che a tutti i costi vuole apparire cavalleresca e galante, e per l’altro da un certo qualunquismo che ritiene che la gran parte dei politici siano cialtroni. Non è affatto così. Molti sono bravi e competenti, per lo meno in un ambito molto circoscritto, e quindi ciò che conta è il giudizio politico che diamo su di loro.

Quando abbiamo smesso di capire il mondo?

Quando si sono rivelate inservibili le ideologie classiche fino ad allora utilizzate. Le ideologie, infatti, costituivano altrettante ricette per interpretare la storia e per immaginare il futuro. Quando si sono rivelate impotenti tanto per il primo che per il secondo compito ci siamo scoperti privi di strumenti intellettuali adeguati e persino di sentimenti in grado di “sentire” la realtà e di parteciparvi emotivamente.

Ci descrive smemorati, mediocri, scemi e indifferenti. Ottimista!

Ho sempre pensato che un eccesso di ottimismo produca rinuncia e diserzione. Solo - chiedo scusa per la solennità - una concezione tragica dell’esistenza e una lettura pessimistica della realtà possono determinare la volontà di modificarla, quella realtà. Ma - attenzione! - modificarla non significa scommettere sull’entità di quel cambiamento. Anche il più modesto degli atti di trasformazione, e nella più remota periferia del sistema, ha un valore grande perché certifica la possibilità di non subire lo stato di cose presente e di “limitare il disonore”, che poi è il mio motto.

Partiamo da un altro motto: “Solo una sana e consapevole libidine / Salva il giovane dallo stress e dall’azione cattolica”. Oggi cosa ci salva dallo stress?

A mio avviso, un’empatia emotiva e intelligente: in grado, cioè, di non perdere la lucidità.

Il rapper Ghali ieri ha diramato la notizia di aver comprato una barca per la Ong Mediterranea. Un’impresa del genere è la empatia?

Sì, sì e sì! Certo. È empatia perché corrisponde a un sentimento. A una relazione con la sofferenza umana che si esprime attraverso un atto razionale, ovvero denaro versato, sapendo che così non si salva il mondo ma sicuramente un certo numero di persone in pericolo.

Lei è da sempre molto attento a limitare non solo il disonore, ma anche la portata retorica delle parole...

Penso, con il conforto di Wittgenstein e di Nanni Moretti, che le parole costruiscano il mondo. E penso che la prima operazione che compie il potere per ingannare i cittadini è manipolare le parole. Al contrario, l’esattezza delle parole corrisponde a un grande atto politico e morale: cercare cioè la corrispondenza tra la verità delle cose e il suono che quelle cose riverberano nel nostro cuore e nella nostra mente.

La musica è l’altra sua mania. Non sono solo parole e non sono solo canzonette. Una colonna sonora per questa crisi?

Mi viene in mente, appunto, Ghali che canta Cara Italia e, poi, più che due canzoni, due grandi voci femminili: quella di Flo e quella Erica Mou. Un impasto intelligente di tradizione e innovazione, di classicità e rottura. E non dimentichiamo Giovanni Lindo Ferretti: “Resisto perché esisto”.

“Se oggi mi dicono: resistere, resistere, resistere /non so se piangere o ridere”. Viene più da piangere o da ridere?

Sono incerto tra un riso mesto e un pianto ironico.