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di Stefano Musu

La Ragione, 25 luglio 2023

L’ondata di caldo stagionale infarcisce quotidianamente le cronache giornalistiche e i bollettini delle istituzioni. Ogni giorno si moltiplicano gli interventi di esperti e politici, i quali mettono in guardia sugli effetti nefasti dell’esposizione alle alte temperature, invitando i cittadini a tenere comportamenti prudenti per non stressare il proprio fisico.

Data l’allerta generale, ci si aspetterebbe che proprio lo Stato metta in pratica ogni azione necessaria per mitigare le sofferenze di quanti si trovano sotto la sua diretta responsabilità. Fra loro, necessariamente, ci sono le persone attualmente ristrette nel sistema penitenziario italiano: oltre cinquantamila anime costrette a sopravvivere in condizioni al limite dell’umana sopportazione.

Purtroppo le istituzioni che invitano alla prudenza chi può liberamente scegliere per sé il refrigerio di un ambiente climatizzato sono le stesse che da anni ignorano le grida di sofferenza che si levano dagli istituti penitenziari, dove il problema non può essere risolto scegliendo di azionare un condizionatore o un ventilatore. Sopravvivere in estate nelle sovraffollate celle italiane è un vero e proprio calvario: le alte temperature portano i detenuti a mettere in pratica un maggiore numero di eventi autolesionistici, nella (sinora) vana speranza di attirare l’attenzione di quanti di competenza per poter disporre almeno di un piccolo ventilatore per cella che soffi un po’ di aria in quegli ambienti nei quali sono costretti.

Non è un caso che la scorsa estate, nell’anno nero dei suicidi, il loro numero sia bruscamente aumentato proprio in concomitanza con le settimane più roventi. In estate il caldo porta poi con sé altri problemi accessori, come l’infestazione di blatte e topi che trovano nel fatiscente sistema penitenziario nostrano un terreno fertilissimo dove prosperare.

Il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, ha recentemente paragonato le carceri a delle “discariche umane” dove i detenuti - invece che rieducati - vengono parcheggiati e dimenticati. Nonostante i cambi di guardia al Ministero della Giustizia e le parole che ciascun ministro spende per promettere l’umanizzazione del sistema penitenziario, nulla sembra mai cambiare per davvero. Ci pensino quanti, a partire da via Arenula, siedono in uffici climatizzati mentre prendono decisioni sul budget disponibile per ogni istituto penitenziario.