di Luigi Ferrarella
Corriere della Sera, 3 aprile 2020
Dovremmo stare ad almeno un metro dagli altri, ma nelle carceri è impossibile per i detenuti e anche per gli agenti. Troppo facile (e persino benevolo) constatare che, per dire a "Otto e mezzo" che "contro il virus si è più al sicuro in carcere che fuori, visti solo 50 casi su 62mila detenuti", l'altro ieri il procuratore Nicola Gratteri ha azzeccato la serata sbagliata.
Non solo perché ben prima di ieri - giorno della morte a Bologna del primo detenuto, un 76enne arrestato a fine 2018 per mafia e con patologie concorrenti - già si contavano due agenti e un medico penitenziari morti, 21 detenuti positivi e almeno 257 persone in "isolamento sanitario" (pur bizzarro se ad esempio realizzato con 14 persone in 4 stanze a 3 letti e una a 2 letti).
Ma soprattutto perché gli inflessibili (e giusti) fustigatori della violenza "dei" detenuti in rivolta il 7-10 marzo (13 morti e milioni di danni) appaiono invece teneri come pastefrolle di fronte alla violenza "sui" 61.235 detenuti (a fine febbraio) costretti a condividere in 50.853 posti corpi e sudori, cessi e letti a castello, epatiti (ce l'ha l'11%) e crisi di astinenza (30% i tossicodipendenti), disturbi psichiatrici (40%) e mancanza di acqua calda (un terzo delle celle) o docce (metà delle celle).
Sotto custodia di uno Stato che per salute pubblica impone ai cittadini il distanziamento di almeno un metro, ma tollera che ciò sia ridicolo nelle carceri e che ancora limitate siano le protezioni per i 38.000 agenti. Con il timido decreto legge, denunciato "svuota-carceri" da Salvini e dal pm Di Matteo, a scontare gli ultimi mesi a casa sono andati solo 200 detenuti, a causa dei tanti limiti normativi (sui reati) e logistici (come il mistero dei braccialetti elettronici, "complessivi 5.000 resi disponibili, di cui 920 ad oggi"). Così, a ritardare che la pentola a pressione esploda, è al solito la supplenza dei giudici: stavolta di Sorveglianza, assuntisi la responsabilità di misure alternative o domiciliari per motivi di salute a 4.138 detenuti a fine pena, scesi a 57.097 in posti però pure diminuiti (per inagibilità) a 47.482.