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di Luca Pons

fanpage.it, 13 ottobre 2023

Dalla possibilità di parental control sui telefoni dei figli fino a 18 anni di età, al divieto di messa alla prova per i minorenni che sono imputati di reati gravi. Sono alcuni degli emendamenti al decreto Caivano, attualmente al Senato, proposti dal governo Meloni, dalla Lega e da Fratelli d’Italia.

Reati puniti più severamente, controlli sui cellulari dei figli e “pena fino in fondo” per i minorenni. Il decreto Caivano approvato dal governo Meloni a inizio settembre - che prevede pene più dure per i reati di spaccio e in generale un sistema più punitivo per i minorenni - è in Parlamento, e le commissioni Affari costituzioni e Giustizia del Senato ci stanno lavorando con più di 300 emendamenti. Tra quelli di Lega e Fratelli d’Italia, ancora da discutere, ce ne sono diversi che puntano ad aggravare ulteriormente le punizioni e i controlli per alcuni reati o per chi ha meno di 18 anni.

Eliminare la messa alla prova per i minorenni imputati di reati gravi - Ad esempio, ci sono due modifiche annunciate dal governo, che per il momento però non sono ancora state ufficialmente depositate. La prima prevede di introdurre un reato specifico per le cosiddette “stese”, cioè le sparatorie fatte per strada a bordo di motorini per spaventare i residenti. La seconda fermerebbe invece la possibilità di messa alla prova per i minorenni imputati per un reato grave, come l’omicidio, lo stupro o la rapina aggravata. La messa alla prova prevede che il processo venga sospeso e il minorenne sia affidato ai servizi sociali: nel caso in cui mostri un comportamento positivo e faccia vedere una crescita nella sua personalità, il giudice può decidere di estinguere il reato senza effetti penali. Il sottosegretario Andrea Ostellari, spiegando l’emendamento, ha detto che “l’impegno per la prevenzione dei reati e l’educazione dei giovani non impedisce di intervenire anche con strumenti repressivi. Chi uccide, stupra e compie reati gravi, anche se minorenne, sconterà la pena fino in fondo”.

Solo ieri, con un parere inviato alle commissioni che stanno lavorando al decreto, l’Autorità garante per i minori aveva sottolineato che “la reclusione dei minorenni è una extrema ratio”, e che “la possibilità di accedere alla messa alla prova deve essere garantita in ogni fase quando si ha a che fare con minorenni, perché questi potrebbero maturare la consapevolezza di quanto commesso in un momento successivo del procedimento: non si possono applicare automatismi”, mentre “inasprire il sistema sanzionatorio o aumentare gli strumenti di repressione non aiuta le vittime”. Suggerimenti che evidentemente il governo Meloni ha deciso di non ascoltare.

Lega, pene più dure per chi spaccia e chi scappa dai controlli in auto - Ci sono poi due emendamenti proposti dalla Lega, riguardanti ambiti diversi. Il primo riguarda chi è condannato per lo spaccio di sostanze stupefacenti in locali pubblici o aperti al pubblico, e chiede di limitare la possibilità di una sospensione condizionale della pena. Normalmente, il tribunale può sospendere la pena per cinque anni e, se in quel periodo la persona non commette un altro reato simile, il reato viene estinto. Si può applicare solo se la condanna di partenza è non oltre i due anni di carcere. La richiesta della Lega invece è che si possa usare nei casi di spaccio solo a una condizione: che allo stesso tempo il giudice disponga anche un Daspo, ovvero il divieto di frequentare una città o certe zone di una città.

L’altro emendamento riguarda invece i controlli stradali. Chi viene fermato da un pubblico ufficiale per un controllo, e deve mostrare la patente o sottoporsi ad altri accertamenti, e invece scappa, potrebbe finire in carcere. La proposta è di alzare la pena fino a sei mesi di reclusione, nell’ambito del reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Parental control sui telefoni dei figli fino a 18 anni - Infine, si parla di un allargamento del cosiddetto parental control. Si era parlato a lungo della possibilità di inserire nel decreto una sorta di ‘blocco dei siti porno’, proposto dalla ministra della Famiglia senza chiarire come sarebbe stato possibile a livello tecnico. La misura è poi saltata, mentre è stato inserito l’obbligo per i produttori di dispositivi elettronici di prevedere sempre la possibilità di un parental control gratuito. Un emendamento di Fratelli d’Italia, in particolare del senatore Marco Lisei, vorrebbe estendere l’età massima per il controllo genitori fino a 18 anni (oggi è fissata a 14 anni): “Questo consente fino a quell’età di bloccare ogni contenuto lesivo, come la violenza o la pornografia, consente inoltre ai genitori di autorizzare o meno l’uso di applicazioni e quindi anche di limitarne l’uso”, ha spiegato Lisei.

Lo stesso senatore ha anche proposto che lo Stato possa intervenire sulle “piattaforme streaming che trasmettono film e serie tv. Attualmente sono le stesse piattaforme ad indicare l’età consigliata, senza un controllo statale, a differenza dei film nelle sale. Mi è capitato spesso che le indicazioni siano del tutto inappropriate. Credo che anche su questo serva un maggiore controllo”.