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di Conchita Sannino

La Repubblica, 8 giugno 2022

Comunali e consultazione lo stesso giorno: cinque schede per cinque colori, dalla cancellazione della legge sulla incandidabilità dei condannati alla separazione delle funzioni. La polemica: Lega e FdI denunciano la “cappa di silenzio”, appello a Draghi e Colle.

Più che “sul merito”, è una campagna elettorale sull’audience quella per i cinque referendum sulla giustizia che domenica - urne aperte dalle 7 alle 23 come per le elezioni amministrative in 978 Comuni - andranno al voto. Cinque schede, per cinque colori. E una polemica, che si trascina da giorni, e che vede protagonista tutto il centrodestra. A partire dalla Lega, che un anno fa ha “sposato” la causa dei Radicali e ha sottoscritto i sei referendum sulla giustizia. La Consulta, a metà febbraio, non ha ammesso quello sulla responsabilità civile diretta dei giudici, così come ha bocciato quelli su eutanasia e cannabis. Di certo i più “popolari”: basti pensare che nel lontano 1987 la responsabilità civile diretta chiesta da Marco Pannella a ridosso del caso Tortora conquistò l’80,21% di sì.

Ma ora la polemica è sulla (presunta) “cappa di silenzio”, come la chiamava ieri Giorgia Meloni, che sarebbe precipitata sui referendum, con lo scopo recondito di “far abbassare il quorum”. La leader di FdI parla come Matteo Salvini che da giorni lamenta “la censura e il bavaglio” che avrebbero investito i quesiti, al punto da chiedere “aiuto” a Draghi e Mattarella, e accusando la sinistra di “nascondere” i referendum con l’obiettivo “di avere magistrati politicizzati con cui provare a vincere se perdono le elezioni”.

Premesso che, come ha scritto su Questione giustizia, rivista online di Magistratura democratica, il direttore Nello Rossi, “non recarsi ai seggi (o rifiutarsi di ritirare le schede) è una opzione non solo libera, non solo legittima, ma pienamente rispondente alla logica propria del referendum abrogativo”, la polemica del centrodestra riguarda più il quorum che il merito. È un fatto che i sondaggi danno scarse chance ai referendum di superare il 50% dei votanti. Ed è altresì un fatto che l’oggetto dei referendum sia assai tecnico. Basta scorrere le schede. “Rossa” per cancellare la legge Severino sull’incandidabilità dei condannati. Arancione per limitare la custodia cautelare durante le indagini preliminari. Gialla, per bloccare la possibilità che giudici e pm passino da una funzione all’altra. Grigia, per dare il diritto di voto agli avvocati nei consigli giudiziari. Verde per sopprimere le norme che impongono un minimo di 25 firme per candidarsi al Csm.

Giusto ieri Silvio Berlusconi, da sempre un fan della separazione delle carriere, invitava “gli italiani a votare”. Mentre il leghista Roberto Calderoli, in sciopero della fame per via del (presunto) silenzio, dava notizia di aver perso 5 chili in 7 giorni. Ma il centrodestra non dice che giusto tre giorni dopo il voto, al Senato la maggioranza, centrodestra compreso, dovrà dare il voto finale alla riforma del Csm della Guardasigilli Marta Cartabia che affronta più d’uno dei quesiti del referendum, sicuramente il più popolare, la separazione delle funzioni. E consente un solo passaggio da giudice a pm. Così come permette agli avvocati di esprimere la loro valutazione sui magistrati nei consigli giudiziari. Ed elimina le 25 firme per candidarsi al Csm. Di fatto superando anche tre dei cinque quesiti posti con il referendum, sempre che si raggiunga il quorum.