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di Luca Pianesi

Il Dolomiti, 4 marzo 2024

“Non solo un problema di droga, c'è un forte disagio esistenziale”. Per il fondatore di Exodus oggi i problemi principali riguardano la superficialità della società e il disagio nelle relazioni che continua ad aumentare. E sull'abolizione delle carceri minorili spiega: “Serve un sistema diverso per permettere ai ragazzi che hanno sbagliato di pensare alla loro colpa ma non con un atto punitivo ma bensì con un atto rieducativo”.

Il disagio dei giovani? “Oggi non si ferma più alla sola droga. Oggi ci troviamo davanti ad un disagio molto più grande che è quello esistenziale e delle relazioni”. A dirlo a il Dolomiti è don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus una rete di comunità terapeutiche fondate all'inizio degli anni ottanta con lo scopo di svolgere attività di recupero per tossicodipendenti. Don Mazzi parla anche del sistema educativo italiano e della necessità “di cambiarlo”. “L'educazione come può conciliarsi con la punizione? Fino a quando in Italia avremo le galere per i minori, significherà solo una cosa: il nostro non è un Paese educativo”. Oggi sono dieci le strutture gestite da Exodus che si trovano in varie zone d'Italia e nelle quali sono seguiti 400 ragazzi.

Don Mazzi, il disagio nel mondo giovanile e in continuo aumento. Cosa sta accadendo?

Possiamo parlare del disagio che sta vivendo il mondo in generale. La qualità di rapporti che ci troviamo ad affrontare non è positiva. È chiaro che i giovani ne risentono e diventano così vittime di una cultura sociale molto superficiale. Dove ha importanza solo chi ha un lavoro e chi ha soldi e gli altri nulla.

Non possiamo oggi ridurre la vita ad un problema economico. L'economia, il sociale e l'educazione devono funzionare assieme e solo così hanno davanti un possibile futuro che non ha solo le banche che funzionano ma anche le scuole e le famiglie. La cosa che mi sta preoccupando molto è la superficialità del mondo in cui viviamo che riduce la vita ad un problema economico. Tutto questo è assurdo.

Secondo lei quale potrebbe essere la causa di tutto questo?

Quando la storia dell'uomo la riduciamo a qualcosa di economico arriviamo a questo. Si rattrappisce. C'è la mancanza di ideali, per esempio, e non parlo di quelli religiosi. Un uomo non può vivere senza, come non può stare senza desideri culturali, senza poesia, senza cultura in generale. Tutto questo è stato ridotto all'avere dei soldi. Ma nel mondo di oggi c'è anche un altro grosso problema e pochi ne parlando.

A cosa si riferisce?

Sono spariti i padri. Il '68 li voleva uccidere perché secondo loro i padri umiliavano la storia. Adesso i padri sono spariti. E così che società abbiamo davanti? Bisognava interpretarla questa figura che, invece, nella società di oggi, è scomparsa. In tutto questo è cambiata anche la famiglia come conseguenza di un cambiamento della società. La famiglia che ai miei tempi aveva 8 zii e 22 cugini non esiste più.

Mai come oggi abbiamo bisogno di una famiglia. Un tempo era più semplice, l'amore e le relazioni si potevano esprimere in maniera più semplice. Oggi invece ci troviamo davanti a storie sempre più ingrippate. L'altra disgrazia è che abbiamo ridotto le parole a chiacchiere. Noi siamo figli della parola, quando questa diventa povera diventa povero il mondo.

Il suo impegno è sempre stato quello di strappare i giovani dalla droga. Oggi è più difficile farlo?

I problemi di oggi sono molto più vasti della sola droga. Il Covid ci ha fatto capire quanto il disagio giovanile sia molto più vasto. Siamo davanti ad un disagio delle relazioni.

Quaranta anni fa potevamo parlare di disagio legato alla droga, c'erano i figli dell'eroina e della cocaina. Ora abbiamo il gioco d'azzardo, le tantissime sostanze chimiche che assumono e il disagio delle relazioni. Non dobbiamo fermarci al mondo della droga ma interpretare il disagio giovanile dei ragazzi che vengono in comunità. È un disagio esistenziale che è tremendamente aumentato.

Attraverso la Comunità Exodus ha creato una rete di comunità terapeutiche. Quanti ragazzi riuscite a seguire?

Ne seguiamo circa 400 in dieci comunità. Sono strutture che ho voluto appositamente piccole per riuscire ad affrontare i tanti problemi non semplici che si sono.

Dei fatti avvenuti a Pisa cosa ne pensa? Dei giovani che hanno preso parte ad una manifestazione e sono stati manganellati dalle forze dell'ordine.

Nessuno come noi conosce bene le forze dell'ordine. Noi abbiamo a che fare con loro tutto il giorno È difficile giudicare e mi spaventa anche quando dalla mattina alla sera questi problemi diventano prettamente giornalistici.

Siamo difronte a situazioni delicate e bisogna anche avere il coraggio di affrontarle. Io non posso dare torto ai ragazzi ma non posso nemmeno darlo alle forze dell'ordine. Condivido le parole che ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Qui, però, non è un problema solo dei ragazzi.

E di chi sarebbe?

Quando al posto dell'educazione metti la sospensione tutti noi abbiamo già perso e siamo fuori dal mondo educativo. Tutti dovremmo farci un esame di coscienza. L'educazione come può conciliarsi con la punizione? Fino a quando in Italia avremo le galere per i minori, significherà solo una cosa: il nostro non è un Paese educativo. Più volte ho detto che voglio l'abolizione delle carceri minorili. Serve un sistema diverso per permettere ai ragazzi che hanno sbagliato di pensare alla loro colpa ma non con un atto punitivo ma bensì con un atto rieducativo.