sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Federica Brioschi

Il Riformista, 10 marzo 2023

Il nostro sistema penitenziario è declinato nelle norme e nell’organizzazione istituzionale al maschile. Non vi è una specifica attenzione rivolta alle donne detenute nelle leggi, nei regolamenti penitenziari e nel management penitenziario anche per via dei numeri esigui che, in Italia come altrove, rappresentano questa minoranza le cui necessità rischiano di rimanere inascoltate. Proprio per portare una specifica attenzione su questi bisogni, Antigone ha deciso di dedicare loro uno specifico rapporto, presentato non a caso l’8 marzo, in occasione della Festa Internazionale della Donna.

Rapporto che è anche stato un’occasione di riflessione. Le donne infatti radicalizzano una serie di caratteristiche della popolazione carceraria nel suo complesso che sempre più sono rappresentate nella massa delle persone che la società rinchiude in galera. La massa della popolazione detenuta è costituita da persone che provengono dagli strati più marginali della società, che sperimentano povertà economica ed educativa, che vivono un’emarginazione che il periodo di detenzione non fa altro che approfondire, che presentano uno scarso spessore criminale (i reati per cui vengono condannate sono meno gravi e le pene comminate inferiori) e anche una scarsa pericolosità penitenziaria.

Se si guarda ai dati erano 2.392 le donne presenti negli istituti penitenziari italiani al 31 gennaio 2023, di cui 15 madri con 17 figli al seguito, ovvero il 4,2% dei detenuti in Italia.

A queste donne si aggiungono anche le circa 70 donne trans ospitate in apposite sezioni protette all’interno di carceri maschili. Infine, inserite all’interno del circuito penale minorile sono presenti anche alcune ragazze minori e giovani adulte. Al gennaio 2023, sui 385 giovani reclusi nelle carceri minorili italiane solo 10 erano ragazze, le comunità ospitavano 58 ragazze sottoposte a misure penali e altre 1.300 (il 9,4% del totale) erano in carico ai servizi per la giustizia minorile. Vista l’esiguità dei numeri, le carceri femminili presenti sul territorio italiano sono solamente quattro e si trovano a Trani, Pozzuoli, Roma e Venezia. Ospitano 599 donne, pari a un quarto del totale. L’Istituto a custodia attenuata di Lauro ospita 9 madri detenute e altri tre piccoli Icam ospitano 5 donne in totale. Le altre 1.779 donne sono distribuite in 44 sezioni femminili ospitate all’interno di carceri maschili.

Le celle che ospitano le donne generalmente non differiscono molto da quelle che ospitano gli uomini. Le condizioni strutturali sono però spesso migliori, e solitamente appaiono anche più pulite e più curate. In particolare, il bagno, molto più spesso che nel caso degli uomini, è in ambiente separato e dotato di doccia e di bidet. Venendo invece alla vita in carcere risultano scarsissime le attività in comune con gli uomini, presenti soltanto nel 10% degli istituti che ospitano donne. Dal punto di vista delle attività lavorative e di formazione professionale le donne risultano tendenzialmente più rappresentate rispetto alla media delle loro presenze in carcere. Invece dall’analisi dei numeri relativi all’istruzione emerge come nei gradi inferiori di istruzione le donne iscritte e promosse rispetto al totale delle donne presenti tendano a essere percentualmente più rappresentate degli uomini iscritti e promossi sul totale degli uomini presenti. Tuttavia nei gradi più alti (università inclusa) la situazione si ribalta.

Oggi come in passato, le donne tendono a frequentare corsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana e gli altri corsi di primo livello, accedendo meno ai corsi di secondo livello. Sono questi dati e questa analisi che portano Antigone a chiedere che si riparta dall’immaginare un modello di detenzione nuovo e più aperto, dove il tempo della pena acquisti direzione e significato, dove il raccordo con il territorio circostante sia capillare e continuo.

*Ricercatrice Associazione Antigone