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di Adriana Pollice

Il Manifesto, 4 agosto 2023

Il caso alla Procura di Perugia. L’inchiesta è partita dalla denuncia del ministro Crosetto, indagato un maresciallo della Guardia di finanza: il reato ipotizzato è accesso abusivo a sistemi informatici. Un presunto dossieraggio non autorizzato su politici e personaggi noti: è l’inchiesta che coinvolge la Direzione nazionale antimafia di Roma, approdata ad aprile per competenza a Perugia cioè alla procura a cui spetta subentrare quando gli atti coinvolgono magistrati capitolini. Il reato ipotizzato è accesso abusivo a sistemi informatici, iscritto nel registro degli indagati è un maresciallo della Guardia di finanza (spostato ad altro incarico) che è stato a lungo in servizio alla Dna.

L’attività finita sotto la lente della giustizia comincia nel 2020, con la pubblicazione su diversi quotidiani dei dati contenuti nelle Sos - Segnalazioni di operazioni sospette cioè le transazioni anomale che le banche e gli operatori finanziari hanno il dovere di comunicare all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia: si tratta di scambi che potrebbero rivelare situazioni sospette (come i bonifici ripetuti). Gli approfondimenti vengono poi effettuati dalla Dna se le persone coinvolte sono presenti nei suoi database oppure dal Nucleo valutario della Guardia di finanza.

Ad avviare le indagini è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto: lo scorso ottobre il Domani pubblicò i compensi percepiti da Leonardo e da altre partecipate pubbliche da parte dell’esponente di FdI tra il 2018 e il 2021 ipotizzando un caso di conflitto di interesse. Crosetto presentò un esposto alla Procura di Roma chiedendo di indagare su come quelle informazioni sensibili (non pubbliche) fossero finite sulla stampa. Così, attraverso gli accessi, gli inquirenti sono arrivati al maresciallo in servizio alla Dna.

Il militare, interrogato dai pm, ha negato ogni addebito spiegando che quelle ricerche venivano effettuate “di impulso” cioè in coordinamento con il magistrato responsabile della sezione presso la Dna, Antonio Laudati. Lo scorso anno le Sos sono state circa 145mila, almeno cento visure patrimoniali sembrano essere stata scaricate dal sistema senza autorizzazione dal finanziare sotto indagine. Tra i nomi che potrebbero essere finiti nel dossieraggio Matteo Renzi, Giuseppe Conte, Rocco Casalino e persino Francesco Totti, oggetto a gennaio di inchieste giornalistiche per una serie di bonifici a società di scommesse. Potrebbe occuparsi del caso anche il Copasir. Crosetto ieri ha commentato: “Considero gravissimo che pezzi dello Stato possano aver lavorato deliberatamente per indebolire le istituzioni e perseguire interessi evidentemente opachi. Attendo fiducioso gli accertamenti su questa torbida vicenda”.

Il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, ha diramato ieri una nota: “Da aprile l’ufficio sta proseguendo, in assoluta riservatezza, le indagini preliminari che si sono ovviamente estese rispetto all’ipotesi originaria di violazioni di notizie riservate in danno del ministro Crosetto e sono state già sentite numerose persone ed esaminata una rilevante quantità di documenti. Le indagini sono state delegate al Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza di Roma, che oltre ad avere la piena fiducia dell’Ufficio, ha le necessarie competenze”. Gli accertamenti vanno avanti “con la collaborazione e in sintonia” con il Procuratore nazionale Antimafia che ha dovuto “riorganizzare radicalmente il servizio Sos”.

È stato proprio il procuratore capo della Dna, Giovanni Melillo, a consegnare alla procura di Roma gli accessi anomali fatti dal finanziere in servizio presso il suo ufficio. La procedura, fino ad allora, non prevedeva una richiesta scritta per accedere alle segnalazioni né un’informativa finale. L’ufficio adesso fa capo al procuratore nazionale ed è gestito con quattro sostituti, le procedure sono tracciate e le richieste motivate per iscritto.