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di Viola Giannoli e Liana Milella

La Repubblica, 26 ottobre 2023

Battaglia in Senato sul decreto Caivano. Il Csm chiamato a dare un parere: il vicepresidente Pinelli si astiene. Via la lieve entità dalla legge sugli stupefacenti se c’è spaccio, anzi no. Sul blitz di Fratelli d’Italia per cancellare dal Testo unico sugli stupefacenti l’attenuante alla cessione di droga in alcune circostanze il governo dà prima parere favorevole e poi fa dietrofront.

Tutto avviene ieri durante la seduta delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia al Senato. Fdi, primo firmatario Marco Lisei, presenta un emendamento al dl Caivano che stabilisce, di fatto, che lo spaccio diventi motivo ostativo al riconoscimento della lieve entità. Ovvero a quella norma prevista dalla legge sulle droghe che consente al giudice, rispetto alle pene inflitte per lo spaccio di sostanze stupefacenti, di riconoscere uno sconto per la quantità di droga ceduta, i soldi in tasca ricavo dello spaccio, la presenza o meno di bustine per l’imballaggio della droga o di bilancini per pesarla. Per Lisei però “la giurisprudenza tende a considerare troppe cose di lieve entità. Se io ho tre piantine in balcone - sostiene - e ne consumo il prodotto è un conto, ma se lo vendo, è chiaramente un altro caso”.

“Una follia giuridica” - Davanti all’ipotesi di abolizione tout court della norma l’opposizione dem però s’infuria. Secondo il capogruppo del Pd in commissione Giustizia, Alfredo Bazoli, significa “mettere sullo stesso piano Pablo Escobar e lo studente che si rivende una canna al compagno” facendo saltare “qualsiasi principio di proporzionalità”. Una modifica palesemente incostituzionale”, aggiunge, che “finisce per riempire le carceri italiane di studenti un pò incauti”. Carceri già sovraffollate per un terzo, racconta il Libro bianco sulle droghe, da detenuti reclusi per possesso o spaccio di sostanze stupefacenti. Anche Riccardo Magi, segretario di Più Europa, va all’attacco: “Una follia giuridica in cui c’è tutta l’ideologia di questa destra che non limiterà il consumo di sostanze e non diminuirà la loro circolazione, né intaccherà gli interessi delle grandi organizzazioni che ne controllano il traffico”.

Qualche ora di bufera e il governo frena. Chiede una riformulazione dell’emendamento in cui la lieve entità resta ma si aumenta la pena minima a 18 mesi. Un nuovo inasprimento che arriva un mese e mezzo dopo quello di settembre: il decreto Caivano già nella sua formulazione iniziale aveva inasprito le pene passando da un massimo di 4 a un massimo di 5 anni. Il senatore Lisei è costretto ad accettare la riformulazione. Che resta, però, un pessimo segnale per Magi: “Già oggi in 7 casi su 10, pur con l’applicazione della lieve entità, si finisce in carcere - dice - Servirebbe un intervento di depenalizzazione che distingua tra le diverse sostanze come chiede la nostra proposta depositata alla Camera”. Intanto sul parere del Csm al decreto Caivano è il vice presidente del Csm Fabio Pinelli, l’avvocato di Padova eletto dal Parlamento in quota Lega tra i dieci laici di Palazzo dei Marescialli, a fare ancora notizia. Astenuto perché a suo dire il Csm “esonda dalle valutazioni che ci sono consentite”, sollevando così una catena di critiche.