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di Rita Rapisardi

L’Espresso, 3 luglio 2022

Durante la discussione della legge per la legalizzazione e depenalizzazione della droga leggera (poi posticipata a metà luglio), meloniani e leghisti hanno usato il solito copione di allarmismi e balle smentite da anni. Ricostruiamole una a una.

Un solo pomeriggio di discussione è stato sufficiente per fare un elenco completo di tutte le fake news che circolano sulla cannabis. Aula di Montecitorio, dal 29 giugno si discute la proposta di legge (nata dall’unione dei disegni dei deputati Riccardo Magi, +Europa, e Caterina Licatini, ora nel gruppo di Di Maio) per consentire la coltivazione domestica di cannabis, per uso personale e la diminuzione delle pene per i reati di lieve entità. Destra ed estrema destra contrarie al provvedimento, sfilano in aula con una serie di interventi che alimentano leggende metropolitane e credenze ampiamente superate dalla scienza e dagli studi degli ultimi anni. C’è anche confusione sull’argomento stesso del ddl: molti parlano di liberalizzazione, ma il tema è la legalizzazione (e depenalizzazione).

Cannabis droga di passaggio - Una delle leggende più dure a morire è quella sulla cannabis droga di passaggio. In pratica fumare una canna sarebbe l’anticamera dell’utilizzo di droghe pesanti come cocaina ed eroina. Ciro Maschio, parlamentare di Fratelli d’Italia, parla di “primo step”. È il ragionamento per cui visto che “oltre il 90 per cento delle persone tossicodipendenti da eroina hanno iniziato con la cannabis”, la cannabis sarebbe la causa. Ma perché non un bicchiere di vino o una sigaretta? Questa tesi non ha alcun riscontro, basterebbe pensare che ci sono circa sei milioni di consumatori di cannabis (stime al ribasso), a cui vanno aggiunti quanti la provano e smettono: dovremmo quindi avere una presenza di tossicomani da eroina in milioni. Dire che “tutti” gli eroinomani hanno fumato cannabis è una correlazione spuria, cioè due eventi sconnessi che avendo lo stesso trend (in realtà l’uso di eroina è in costante diminuzione, mentre quello di cannabis in aumento) si associano. Si potrebbe fare lo stesso ragionamento con le sigarette o con l’alcool.

E c’è chi si lascia andare a dati senza citare fonti, come Luca Paolini, Lega: “Se si drogano in 100 in modo leggero, probabilmente, saranno in 20 a passare alle droghe pesanti. Se sono 1000, saranno 200. È statistica non è un’opinione più o meno vaga”, il quale ha citato anche la cannabis allo 0,2% di thc non sapendo che è già legale in Italia, la cosiddetta “cannabis light”.

La “cannabis geneticamente modificata” - C’è anche un’altra credenza che ha le gambe lunghe, tanto da guadagnarsi una pagina su Wikipedia, è quella della “cannabis geneticamente modificata”. In pratica la cannabis presente sul mercato è modificata e altamente tossica, coltivata con tecniche violente, arriva a un principio attivo di thc anche del 55%, molto più forte di quella di un tempo che invece non andava oltre il 5% di concentrazione. Questa supposizione senza fondamento si chiama teoria del 16%, nata tra gli anni ottanta e novanta, ha diffuso i concetti di “supermarijuana”, “marijuana OGM” o “modificata geneticamente”. Una teoria finta perché non abbiamo analisi sulla percentuale di thc della cannabis non moderna. Questo non sembra interessare però i parlamentari che si lasciano andare a tesi un po’ strampalate: “La cannabis geneticamente modificata va da 0 a 15 capacità produttiva di thc, quindi quattro piante modificate possono produrre l’equivalente di 40 o 60 piante naturali non modificate”, spiega Paolini, avvocato, che dice anche di aver “avuto a che fare con piante di cannabis, non come consumatore, ma come difensore”.

Cannabis, la droga più pericolosa - Il sottotesto dietro a molti interventi è quello per cui la cannabis non andrebbe legalizzata perché fa male. Nessuno, però, tra i contrari si sofferma sulle droghe attualmente legali - assai più pericolose e tossiche della cannabis - e rese tali proprio per avere un maggiore controllo qualitativo su esse.

Candidamente Roberto Bagnasco, Forza Italia, non si accorge che proprio una delle sue argomentazioni spinge in questa direzione: “Alcool e tabacco sono soggetti a limiti di età, ma l’effetto nocivo avviene per dosi progressivamente crescenti di alcool e in un tempo molto più lungo”. Il pregio dell’alcool sarebbe quindi che uccide lentamente? E aggiunge: “Lo smaltimento fisico di una canna è molto più lento, dura dai quindici ai venti giorni rispetto a una sbronza, tanto per capirci bene”, facendo confusione sul persistere nel sangue della sostanza del principio attivo ed effetto. Bagnasco tra l’altro è farmacista e dimentica che in Italia le terapie a base di cannabinoidi sono difficili da ottenere non per la mancanza di medicinali, ma perché i medici, mossi dallo stigma verso la pianta, non la prescrivono facilmente. Nonostante una legge che da 15 anni riconosce la cannabis terapeutica, quella sì al 22% di thc, ai pazienti, al momento il 71 per cento di essi deve interrompere la terapia, come denuncia l’associazione Pazienti cannabis.

Dipendenza e pericolosità - “Le sostanze psicotrope cosiddette leggere provocano gravi danni alla salute, dipendenza fisica e psicologica pari e superiore su alcuni elementi del fumo delle sigarette normali o dell’alcool”, dice ancora Maschio, affermando una falsità visto che nel 2020 la Commissione delle Nazioni Unite sugli Stupefacenti ha votato una serie di misure proposte dall’Organizzazione mondiale della sanità sulla riforma internazionale della cannabis: la più importante di queste è la cannabis è stata declassificata come sostanza non pericolosa, prima messa accanto a cocaina ed eroina, e il suo uso medico è riconosciuto in sempre più patologie. Sulla dipendenza da cannabis poi (calcolata tra il 4-9%) ci sarebbe tanto da dire. Banalmente altre sostanze legali e ampiamente accettate dalla società, hanno un tasso di dipendenza molto più alto di quello della cannabis, per cui è il tabacco ha giocare un ruolo chiave visto che lo si utilizza per assumerla. Caffé - che è una droga visto che la caffeina è una sostanza psicoattiva - o zuccheri per esempio, ma anche energy drink o coca cola. Questi ragionamenti proibizionisti se fossero applicati all’alcool, droga assai più pericolosa, porterebbero presto alla sua proibizione, a danno dei consumatori e a favore del mercato nero.

Le legalizzazione non combatte le mafie - Che la legalizzazione della cannabis possa aiutare la guerra contro le mafie è una certezza che arriva da vari richiami della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, che già nel 2016 ha espresso parere positivo su tutte le leggi per legalizzazione e coltivazione domestica, anche per liberare le numerose forze dell’ordine impegnate nella guerra alla cannabis (la cannabis da sola rappresenta quasi il 50% di tutti i sequestri annuali di stupefacenti, per un valore di 7 miliardi su 16 totali). Gianni Tonelli, Lega, però dice di non aver mai sentito l’ex procuratore Cafiero de Raho su questo. Eppure l’ultimo intervento, in ordine di tempo, del magistrato è avvenuto sulle pagine di Repubblica il 30 giugno: “Le tonnellate di droga sequestrate dimostrano l’interesse delle mafie verso questa sostanza. Resto contrario a qualsiasi autorizzazione al consumo illimitato di stupefacenti, ma ben venga questa legge, se può contribuire a tenere lontani tanti giovani da spacciatori senza scrupoli, impoverendo così le organizzazioni criminali e consentendo, alle forze dell’ordine di concentrare sforzi e risorse sui grandi traffici”, ha detto de Raho. In compenso però Tonelli fa uno strano parallelismo con la cicala e la formica, per cui legalizzare renderebbe i giovani come le cicale della fiaba: senza speranze e dediti alla “cultura dello sballo e del carpe diem”.