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di Liana Milella

La Repubblica, 16 dicembre 2023

Alla festa di Atreju è scontro tra Matteo Renzi e il sottosegretario Andrea Delmastro. Il sottosegretario attacca il Pd: “Io non vado a trovare Cospito in galera e non vado dai mafiosi se me lo dice Cospito”. L’ex premier boccia la maggioranza che “in quest’anno non ha fatto niente sulla giustizia”, ma salva il Guardasigilli Carlo Nordio, che gli sta seduto vicino, perché “fino a oggi non l’avete messo in condizione di fare”. Non è dunque lui il “colpevole” dell’inattività, ma i suoi che non lo sostengono a sufficienza. Il ministro non raccoglie la provocazione, vola alto e insiste soprattutto sull’impegno di accorciare i tempi della giustizia civile per via del Pnrr. Conferma che la separazione delle carriere si farà, ma solo dopo il premierato. E ci sarà anche la stretta sulle intercettazioni, perché “sequestrare un telefonino è sequestrare una vita in quanto ormai è pieno di atti riservati, anche se per fortuna la Consulta ha fatto piazza pulita sulla corrispondenza (con la sentenza su Renzi, ndr)”.

Dibattito a quattro voci, con Nordio, Renzi, Delmastro e Giulia Bongiorno, la presidente leghista della commissione Giustizia del Senato. Che non solo conferma i prossimi interventi sulle intercettazioni, ma sposa l’idea dei test psico attitudinali per i giudici. “Alla Pubblica amministrazione - in cui è stata ministro nel governo gialloverde - i test li fanno tutti perché farli non significa verificare se sei pazzo. Quello del magistrato è un lavoro delicato che richiede la massima ponderazione ed equilibrio, quindi cosa c’è di male se vieni sottoposto al test?”. Ovviamente scoppia un applauso nella sala molto affollata.

Ola anche per i duetti tra Renzi e Delmastro. “Abbiamo l’occasione storica di chiudere la pagina del giustizialismo, e lo dico io che ci sono passato, quindi andate fino in fondo su quello che ha sempre detto Nordio” dice l’ex premier, che apre con una battuta: “Sono stato chiamato a sostituire la collega Elly Schlein...”. Delmastro sfoggia tutto il suo giustizialismo di destra. Subito contro Piercamillo Davigo e la frase sugli imputati suicidi (“perdiamo una fonte…”), “ci vogliono i test psico attitudinali di fronte a un cinismo così barbarico, violento e sanguinario”. E poi ancora contro il Pd e il caso Cospito. Renzi gli dà il là: “Non sono uno di voi, se lo fossi avrei detto a Delmastro: ‘ma come ti è venuto in mente di darlo a Donzelli quel materiale? Donzelli non si tiene un cecio in bocca’, come si dice a Firenze. La prossima volta fatti più furbo”. E pure un “ma chi te li scrive i discorsi?”. A proposito di quel “spezzare le reni” di mussoliniana memoria.

E Delmastro fa la nuova intemerata sul caso Cospito: “Io non vado a trovare Cospito in galera, e non vado a trovare i mafiosi se me lo dice Cospito. Io e Donzelli non ci teniamo un cecio in bocca, ma quello che facciamo lo sanno tutti. C’è un ometto in galera che ha gambizzato un ingegnere e poi ha messo un ordigno all’ingresso di una caserma… Prima è aumentato di 35 chili e poi si è messo a dieta (allude allo sciopero della fame dell’anarchico, ndr) e pretendeva che gli togliessimo il carcere duro mentre mandava pizzini alla galassia anarchica. Se tolgo il carcere duro a lui poi lo devo togliere pure a Messina Denaro che ha il tumore, ma noi non gliel’abbiamo tolto”. Scatenato, va avanti contro le decisioni dei giudici: “Un certo Dimitri Fricano che ha piazzato 57 coltellate a Erika Preti, è fuori, ma che giustizia è questa?”. Per questo sottoscrive in pieno i test psico attitudinali.

Ma non basta. Davanti al suo pubblico che lo applaude Delmastro è scatenato. Eccolo accusare ancora le toghe, “nel libro di Palamara, ogni pagina contiene 22 notizie di reato, ma non mi risulta ci siano indagini…”. E poi contro Renzi, “hai governato due anni, ma non hai fatto le pagelle”. E mentre il leader di Italia viva accusa FdI “di aver fatto le manifestazioni sotto le nostre case quando ci hanno indagato le famiglie” e chiede a Delmastro “se sei in grado di parlare il linguaggio del garantismo?”, lui svicola sul caso Apostolico: “L’insindacabilità per una corporazione la conosco solo in Iran per gli Ayatollah”.

La parola passa a Bongiorno. Che con la mano fa cenno alla necessità di abbassare i toni. Ed è proprio lei che conferma la futura stretta sulle intercettazioni. “Sono contraria a pubblicare singoli passaggi sui giornali perché se ne estrapoliamo uno siamo in grado di trasformare la Bibbia in un libro pornografico. Se pubblico solo un passaggio ne deriva solo confusione e degrado. L’uso delle intercettazioni è spropositato, ma non si può chiudere il rubinetto perché sono fondamentali per la mafia, ma nel codice è scritto che vanno usate solo se sono ‘indispensabili’.

E ‘indispensabile’ vuol dire ‘indispensabile’ e non quando fa comodo per fini investigativi, perché lì si finisce nell’abuso. I magistrati devono usare invece i vecchi strumenti come le perquisizioni e i pedinamenti, ma è da escludere che le intercettazioni possano essere eliminate. La domanda invece è la seguente: c’è un abuso di chi indaga o di chi le pubblica? Quando escono quasi sempre non potrebbero essere pubblicate, ma non si trova mai il colpevole”. Ecco, alla fine, a pagare il conto della riforma sarà il diritto di fare cronaca giudiziaria.