di Giovanni Negri
Il Sole 24 Ore, 14 novembre 2019
Maggiore impulso ai riti alternativi: ora aggiunto anche il patteggiamento. Durata dei processi a misura di complessità. Sino a un minimo di 3 anni per quelli di competenza del giudice unico penale. Lo stabilisce l'ultima bozza del disegno di legge sulla riforma della giustizia, quella inviata ai partiti di Governo e quella sulla quale il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede chiama la maggioranza al confronto in un vertice che potrebbe svolgersi già oggi.
Il testo era già stato approvato a fine luglio dall'allora maggioranza gialloverde, come di frequente per le partite più delicate con la formula "salvo intese", formula che in realtà nascondeva un forte dissenso sull'efficacia delle misure messe in campo per accelerare i processi, soprattutto quelli penali.
Perché, all'orizzonte, età come allora, c'è la ormai prossima entrata in vigore, da gennaio, della nuova modalità di calcolo della prescrizione, che ne congela il decorso una volta chiuso il giudizio di primo grado. Il testo intanto è stato sottoposto a cambiamenti che vanno ben oltre una risistemazione da parte dell'ufficio legislativo del ministero della Giustizia. A partire da una più articolata predeterminazione della durata dei processi, sia penali sia civili.
Ora, infatti si prevede una durata non superiore a 6 anni (3 per il primo grado, 2 per l'appello, i per la cassazione, come stabilito dalla legge Pinto) per i procedimenti penali a più elevato tasso di complessità, per esempio quelli in materia di criminalità organizzata e terrorismo, ma anche i più gravi delitti contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione, indebita induzione) e l'economia (falso in bilancio, bancarotta).
La durata, sempre nel penale scende a 4 anni complessivi per i fascicoli di competenza del giudice unico, con l'ulteriore precisazione che, dal 2022, la durata complessiva scenderà ancora sino a 3 anni, i anno per grado di giudizio. A 5 anni è previstala durata per i residui giudizi attribuiti al tribunale in composizione collegiale. Quanto al civile, la durata base dovrà essere di 6 anni, ma 4 per le cause in materia di lavoro e previdenza, di separazione personale dei coniugi, di cessazione degli effetti civili del matrimonio.
A presidiare l'effettività dei termini e il fatto che il giudice dovrà adottare le misure organizzative per rispettarli c'è la leva dell'illecito disciplinare, che scatterà quando, per negligenza, l'autorità giudiziaria si sia resa responsabile dello sforamento dei limiti in almeno un quinto dei fascicoli, civili o penali, di cui è titolare.
Ma nel testo trova posto anche un maggiore impulso ai riti alternativi, dove a quanto già era stato previsto per dare più appeal all'abbreviato, tagliando i casi in cui la concessione è subordinata all'integrazione probatoria, ora viene aggiunto anche il patteggiamento. In buona sostanza, la nuova versione del disegno di legge prevede che aumenti sino a 8 anni di reclusione, solo o abbinata a pena pecuniaria, il limite di pena applicabile su richiesta delle parti. Contestualmente si introduce però l'esclusione da questo allargamento dei reati di omicidio e istigazione al suicidio.
Ma modifiche sono state previste anche per i casi di inappellabilità, mentre la scansione della durata delle indagini preliminari è quella già prefigurata in estate con il presidio della discovery anticipata per le inerzie del pm. Dal Pd già un pacchetto di richieste di intervento ulteriore è stata messa a punto e oggi potrebbe essere presentata nel vertice con Bonafede.
L'obiettivo è di trovare al più presto una sintesi, visto che il tentativo di disinnescare la bomba prescrizione, malgrado le rassicurazioni di Bonafede sul fatto che l'intervento comincerà a produrre effetti solo tra qualche anno, perde di credibilità man mano che il tempo passa.
Tanto più che in commissione Giustizia alla Camera, nei prossimi giorni, sarà in discussione, in quota opposizione, un disegno di legge di un solo articolo per bloccare la riforma che per i 5 Stelle in generale e per Bonafede in particolare è invece ormai un punto identitario. Un provvedimento sul quale potrebbero alla fine convergere anche i non pochi scontenti della maggioranza, se una soluzione non verrà trovata nei prossimi giorni.