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di Alberto Cisterna

Il Riformista, 7 ottobre 2022

Se Salvini andrà al Viminale, difficilmente la sua avvocata Bongiorno potrà ambire a via Arenula. Toccherebbe a Nordio trovare la strada (senza leggi ad personam) per l’emancipazione della politica dall’azione penale.

La partita della giustizia resta sullo sfondo delle trattative per il nuovo Governo. Altre urgenze battono alle porte della politica e la scelta del nuovo ministro della giustizia sembra messa da parte in attesa che si riempiano altre caselle. In primo luogo i posti chiave dei dicasteri economici, poi la partita complessa e controversa del ministero dell’interno.

Par chiaro che se Matteo Salvini tornerà a sedersi scranno più alto del Viminale, difficilmente Giulia Buongiorno potrà ambire agli uffici di via Arenula. Non si possono trascurare gli impicci siciliani del leader leghista e il fatto che proprio l’avvocato Giulia Buongiorno lo difenda. Due ministri in aula a battagliare con giudici e pm avrebbe un costo di immagine enorme. Anche per un governo a trazione Centrodestra che del garantismo e di una certa polemica come toghe ha inteso fare la cifra della propria campagna elettorale, seppure languida sui tempi della giustizia.

Quindi per l’ennesima volta la questione giudiziaria entra a piedi uniti nelle vicende politiche del paese, anche alla luce del comprensibile imbarazzo del Quirinale di dare il via a un governo in cui sieda, per giunta in posti di rilievo, l’imputato di delicati procedimenti penali. Per carità nulla di davvero ostativo, ma la strada è piena di insidie e problemi che Giorgia Meloni vorrà disinnescare per tempo.

Alla fine, se Matteo Salvini sarà ministro al Viminale, allora il tragitto di Carlo Nordio verso via Arenula appare tranquillo e quasi scontato. Toccherà a un tecnico, immerso da poco nell’agone politico, trovare la quadratura del cerchio evitando (ovviamente) leggi ad personam e favorendo comunque un processo di emancipazione della politica dalla spada di Damocle dell’azione penale. Un percorso accidentato e fortemente condizionato dalla modifica costituzionale del 1993 sulla autorizzazione a procedere per i parlamentari per il quale devono evitarsi scorciatoie e pasticci nel segno della restaurazione.