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di Thomas Usan

La Stampa, 14 febbraio 2024

L’appello del Sindacato di Polizia penitenziaria: “Chiediamo urgentemente un tavolo di confronto con il ministero della Giustizia e governo”. Così incalza Aldo Di Giacomo segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Spp, dopo gli ultimi due casi di suicidio da parte di detenuti, nelle ultime 48 ore, nelle carceri di Latina e Terni. Dall’inizio del 2024 sono 18 le persone che si sono tolte la vita negli istituti penitenziari italiani, un numero in netta crescita, rispetto ai primi due mesi del 2023. Un caso ogni poco due giorni e mezzo.

Di Giacomo: “La più grande crisi mai vista” - I numeri di suicidi e in generale di violenze nelle carceri sono in netto aumento negli ultimi mesi: “Nella più grave emergenza carceraria italiana di tutti i tempi che ha fatto diventare il nostro sistema penitenziario di gran lunga il peggiore d’Europa servono gesti forti - incalza Di Giacomo -, come le dimissioni di chi ha responsabilità dirette al ministero e nell’Amministrazione Penitenziaria”.

Una situazione, secondo Spp, ormai fuori controllo: “Ai suicidi bisogna aggiungere tutti quei fattori, che fanno rimpiangere persino le carceri ungheresi che hanno sicuramente numerose negatività sul piano dei diritti dei detenuti ma dove tutto ciò che accade nei nostri penitenziari non avviene. Parliamo di 1800 aggressioni di personale penitenziario in un anno, rivolte e violenze, risse tra clan e gruppi etnici, spaccio e diffusione di droga, numero spropositato di telefonini” sottolinea.

E secondo il sindacato le soluzioni del ministero non bastano: “La nuova trovata del sottosegretario Sisto che si aggiunge a quelle del recente passato per lo studio del fenomeno suicidi - accusa il segretario generale - è il fatto che Delmastro, che ha la delega specifica per le carceri, preferisce parlare di “trattamento rieducativo” dei detenuti ignorando che oggi la priorità è quella di correre ai ripari per mettere fine alla “strage di Stato” e assolvere alla prima funzione dello Stato di legalità che le deriva dall’avere in custodia vite umane. Questa è la prova che al Ministero si brancola nel buio”.

L’appello è rivolto anche all’Unione Europea: “A questo punto non ci meraviglia che stia passando inosservata la missione di commissari dell’Unione Europea spediti da Bruxelles alla sede del Ministero della Giustizia e a Palazzo Chigi per aggiornare il report sullo “Stato di diritto” nel nostro Paese che ha proprio nel sistema penitenziario il suo tallone di Achille” incalza di Giacomo.

Per quanto riguarda le violazioni nelle carceri italiane, l’Unione Europea ha avviato 82 procedure d’infrazione, tra il 2012 e il 2021, contro il nostro Paese e i vari governi hanno dovuto pagare sanzioni di circa 800 milioni di euro. “Di fronte all’incapacità di interventi da parte dell’Amministrazione Penitenziaria, di Governo e Parlamento le aspettative sono ormai riposte solo nell’attività ispettiva e politica degli organismi dell’Unione Europea che da tempo ha nel mirino il sistema carcerario italiano a Bruxelles paragonato a quello di Paesi sudamericani - conclude -. Non ci resta che attendere e vigilare perché le risultanze del lavoro dei commissari siano rese pubbliche e perché a pagare l’emergenza carcere non siano più solo detenuti ed agenti”.

Gli ultimi due casi - Nell’arco di 48 ore sono stati due i suicidi in carceri italiane. Il primo è avvenuto lo scorso 11 febbraio nella Casa Circondariale di Latina. L’uomo aveva 36 anni. Il secondo invece riguarda il carcere di Terni, nemmeno 24 ore dal precedente caso.

I dati sul 2023 di Antigone - Secondo i dati Antigone, a metà dicembre del 2023, 68 persone si sono tolte la vita nelle carceri italiane. Gli istituti in cui si sono registrati più suicidi sono Torino, Terni, Regina Coeli a Roma e San Vittore a Milano. Inoltre durante lo scorso anno, negli istituti visitati dall’associazione, ogni 100 detenuti si sono registrati 16,3 atti di autolesionismo, 2,3 tentati suicidi, 2,3 aggressioni ai danni del personale e 4,6 aggressioni ai danni di altre persone detenute. Nel report viene anche specificato come nelle 76 carceri di cui sono elaborati, sulle oltre 100 visite compiute negli ultimi 12 mesi dall’Osservatorio sulle condizioni di detenzione dell’associazione, in 25 istituti, il 33%, c’erano celle in cui non erano garantiti 3 mq calpestabili per ogni persona detenuta.