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di Alessandro Fioroni

Il Dubbio, 2 settembre 2023

Spettacolare rappresaglia delle gang in risposta alle perquisizioni e ai trasferimenti Nella capitale Quito un’autobomba esplode davanti la sede dell’autorità penitenziaria. Uccisioni di massa nelle carceri, rivolte dirette dalle bande di narcotrafficanti, autobombe e candidati presidenziali assassinati. Questa è la realtà dell’Ecuador dove un’ondata di violenza sta mettendo a dura prova il tessuto sociale e politico del paese. E ora anche uno spettacolare sequestro di agenti carcerari in diversi penitenziari. Sarebbero infatti una cinquantina, ma i numeri potrebbero essere contati per difetto, le guardie più sette agenti di polizia, finiti nelle mani dei detenuti.

Probabilmente si tratta di una rappresaglia nei confronti dell’operazione messa in atto mercoledì scorso quando centinaia di agenti di polizia e soldati hanno effettuato una ricerca di armi ed esplosivi nel carcere di Cotopaxi nella città meridionale di Latacunga. Le bande che controllano la struttura dunque non avrebbero tollerato che potesse essere mezzo in discussione il proprio arsenale e sono passate all’attacco rivelando come gli sforzi per prevenire ulteriori violenze nelle carceri, al momento siano risultati vani.

Poche ore prima che scattasse il sequestro di massa due autobombe erano scoppiate nel cuore della capitale Quito. Nel mirino degli attentatori ancora una volta l’autorità carceraria (SNAI) e le sue sedi. Il ministro dell’Interno dell’Ecuador, Juan Zapata, ha detto che le autorità stanno prendendo provvedimenti, ma non ha fornito ulteriori dettagli. Il sindaco di Quito, Pabel Munoz, ha invece affermato che nella notte si sarebbero udite anche esplosioni di granate. L’unica cosa trapelata, insieme al fatto che non si sono registrate vittime, e che per l’attentato dinamitardo sono state arrestate sei persone tra cui un cittadino colombiano, a diversi chilometri dal luogo dell’esplosione, ore dopo. I sospetti hanno precedenti per estorsione, rapina e omicidio, Il responsabile della polizia che conduce le indagini, Pablo Ramirez, ha spiegato che almeno uno dei due veicoli è esploso a causa dell’accensione di due bombole di gas con carburante, una miccia lenta e apparentemente candelotti di dinamite, una tecnica che denota una certa abilità nella sua confezione e anche un’agibilità nel manovrare esplodenti.

L’Ecuador dunque sta affrontando mesi di crescente disordine e le prigioni sono il campo di battaglia principale delle bande che si contendono le redditizie rotte del traffico di droga.

Organizzazioni molto potenti, capaci anche di minacciare e ricattare le stesse istituzioni come successo nel caso dell’assassinio del candidato presidenziale Fernando Villavicencio, ferito a morte durante una tappa della campagna elettorale a Quito il 9 agosto. Un evento che ha scosso il paese anche perché il politico ucciso rappresentava la lotta alla corruzione, della quale proprio i capi dei cartelli dei narcos sono i protagonisti. Sulla vicenda pesa anche il sospetto che la sua morte sia stata agevolata da qualche complicità visto che il candidato cinquantanovenne aveva già rivelato pubblicamente le minacce ricevute.

Il presidente uscente Guillermo Lasso ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale in risposta all’omicidio, ha mostrato il volto determinato e l’atteggiamento law and order, lo stesso che sta replicando, sembra senza successo, anche nel caso degli agenti presi in ostaggio. “Le misure che abbiamo adottato, soprattutto nel sistema carcerario, hanno generato reazioni violente da parte delle organizzazioni criminali che cercano di intimidire lo Stato” ha detto Lasso, il quale ha continuato: “Ma siamo fermi e non torneremo indietro sull’obiettivo di catturare pericolosi criminali, smantellare bande criminali e pacificare le prigioni del paese”.

Per ora l’obiettivo dichiarato appare lontanissimo come testimoniano le statistiche. Il tasso di omicidi in Ecuador dal 2018 è quadruplicato, i rapimenti sono diffusi e una serie di scontri tra bande di narcotrafficanti rivali ha ucciso almeno 430 persone nelle carceri ecuadoriane dal 2021. L’anno scorso, il paese ha raggiunto un record di 26 assassinii ogni 100mila abitanti, superiore ai tassi di Colombia, Messico e Brasile.