di Orsola Riva
Corriere della Sera, 3 settembre 2024
Si chiama “Immagina” l’iniziativa lanciata dalla Rete nazionale delle scuole per la Pace: è un “Programma di educazione civica per la formazione di giovani costruttori e costruttrici di pace”. E per coincidenza arriva in concomitanza con la bocciatura - invece - delle Linee guida per l’educazione civica proposte dal Ministero. “Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile”. Si potrebbe partire da qui, da una delle tante pillole di saggezza di quel piccolo gioiello della letteratura per ragazzi che è Wonder di R. J. Palacio. Perché insegnare ai bambini e ai ragazzi l’arte della gentilezza significa educarli a far fare un passo indietro alle proprie ragioni e un passo avanti a quelle degli altri. Quale ricetta migliore per far avanzare la causa della pace in un momento in cui, dall’Ucraina a Gaza, interi popoli e nazioni, che vuol dire uomini, donne ma anche tantissimi bambini sono vittime dell’immane tragedia della guerra?
Forse non tutti sanno che da quasi trent’anni esiste in Italia una Rete di scuole per la pace il cui scopo è proprio quello di educare i giovani alla cultura della pace. Alla vigilia della riapertura delle scuole, qualche giorno fa la Rete ha lanciato un nuovo “Programma di educazione civica per la formazione di giovani costruttrici e costruttori di pace sui passi di Francesco”.
Si chiama “Immagina” ed è aperto alle scuole di ogni ordine e grado. Sarebbe bello che il ministero dell’Istruzione e del Merito, nelle nuove e controverse Linee guida per l’educazione civica (la settimana scorsa sono state bocciate dagli esperti del Consiglio superiore della pubblica istruzione in quanto inutilmente prescrittive e retoriche), accanto al “rafforzamento del senso di appartenenza a una comunità nazionale” e alla valorizzazione della “Patria come concetto espressamente richiamato dalla Costituzione”, non dimenticasse anche di menzionare un altro principio caro ai nostri costituenti che della barbarie della guerra avevano fatto esperienza diretta: la pace, appunto.