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di Alessandra Fabbretti

Il Manifesto, 20 agosto 2023

Dopo dieci anni rilasciato uno dei volti di piazza Tahrir e del contrasto al golpe del 2013. Ma cambia poco: ancora decine di migliaia i prigionieri politici. E continuano i casi di sparizione forzata. Dopo l’ex studente di Unibo Patrick Zaki, il presidente egiziano ha graziato un altro attivista di primo piano, Ahmed Douma. Il provvedimento siglato da Abdel Fattah al-Sisi comprende altri 30 detenuti come ha fatto sapere Tarek Elawady, a capo del Comitato per la grazia. Douma, famoso anche per le sue poesie, ha lasciato ieri mattina l’istituto penitenziario di Badr, al Cairo, dove stava scontando una condanna a 15 anni per aver protestato contro il colpo di stato dei militari guidati da al-Sisi, che nel 2013 deposero il presidente eletto Mohamed Morsi.

La sua sembra una storia a lieto fine, ma non è così. Primo perché, come affermarono le organizzazioni per i diritti umani che seguirono il suo caso, tra cui Amnesty International, si trattò di “un processo-farsa motivato da ragioni politiche”. Secondo, perché a fronte della manciata di detenuti che ricevono il perdono, migliaia di prigionieri politici e di coscienza restano in cella. Il Cairo nega, ma per le associazioni si tratta almeno di 60mila persone. Tra loro Alaa Abdelfattah, il volto più noto della rivoluzione pacifica del 2011, che con Douma e centinaia di migliaia di egiziani portò alla fine il regime di Mubarak. Alaa e Douma nel 2013 si ritrovarono insieme a Tora e, nonostante fossero a qualche cella di distanza, riuscirono a scrivere Graffiti per due, una riflessione sulle speranze e i tormenti di una generazione che combina prosa e poesia (il saggio è disponibile in italiano all’interno della raccolta Non siete ancora stati sconfitti, edito da Hopefulmonster).

Nonostante la cittadinanza britannica, la mobilitazione internazionale e un rischioso sciopero della fame, Alaa si trova ancora dentro. Eppure il suo avvocato Mohammed Al-Baker, arrestato il giorno del suo stesso arresto, è stato graziato a luglio con Zaki. La discrezionalità delle scelte delle autorità egiziane emerge anche dalle centinaia di casi di desaparecidos: persone arrestate che poi svaniscono nel nulla, magari per ricomparire davanti a un giudice giorni, mesi o anni dopo. Il caso più recente è Ahmed Suleiman Gika, arrestato per la prima volta nel 2015. Convocato dall’intelligence il 13 giugno scorso, è stato “rintracciato” in tribunale il 12 agosto e l’udienza si è conclusa con un ordine di rilascio. Nonostante la polizia al suo avvocato abbia detto il contrario, da allora Gika a casa non è ancora tornato.