sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Giacomo Talignani

La Repubblica, 13 novembre 2022

In testa al corteo la sorella Sanaa. Mandato ad Al-Sisi un appello per la grazia. Centinaia di manifestanti protestano al vertice per assenza di impegni su “loss and damage” e diritti umani. “Uniti non saremo mai battuti”. È il grido di rabbia, dolore e protesta che si leva alle 12 in punto all’interno della Cop27 in Egitto.

 Il messaggio, ispirato alle parole del libro (“Non siete ancora stati sconfitti”) del dissidente politico Alaa Abd El-Fattah imprigionato dal governo di Al-Sisi, è il tema scelto da centinaia di persone provenienti da tutto il mondo giunti alla Conferenza delle parti sul clima per chiedere “giustizia climatica” e “giustizia sociale”. Il tema dei diritti umani, spiegano gli attivisti che oggi hanno preso parte alla grande marcia globale sfilata fra i padiglioni della conferenza, è infatti strettamente connesso a quello della giustizia climatica: il blogger e ambientalista El-Fattah, che è in sciopero della sete dal 6 novembre giorno di inizio del summit, è diventato il simbolo di questo concetto.

Centinaia di persone, dall’Amazzonia alla Filippine, dall’Africa all’Australia, si sono così unite in corteo dai mille colori e le mille culture: in testa c’era Sanaa Seif, sorella di Alaa, la cui famiglia ieri ha scritto una lettera appello al presidente egiziano Al-Sisi chiedendo la grazia.

Il dissidente al momento è assistito medicalmente e in condizioni di salute precarie: la famiglia chiede da tempo la sua liberazione e ora con l’aiuto della pressione internazionale guidata dal premier francese Emmanuel Macron, il britannico Rishi Sunak e il tedesco Olaf Sholz che hanno parlato di diritti umani con il presidente egiziano Al-Sisi, sembra avere nuove speranze seppur deboli di poterlo riabbracciare.

Al fianco di Sanaa, indossando una maglietta con scritto “Alaa Free”, un attivista ha letto un messaggio dedicato all’egiziano incarcerato condannato nel 2014, parole della sorella: il sogno di un Alaa tornato al Cairo da uomo libero, la consapevolezza che ora in questa battaglia ci siete “tutti voi” e quelle parole che riecheggiano in continuazione fra i padiglioni della Conferenza, “Uniti non saremo mai sconfitti”. La folla risponde: “Liberateli tutti”.

Una manifestazione, quella avvenuta all’interno dell’area summit di Sharm El-Sheikh, in cui gli attivisti hanno rimarcato il valore di una “Cop ipocrita”, priva di diritti, carica di lobbisti delle fonti fossili e dove non è possibile nemmeno esprimere il proprio dissenso: all’esterno le regole egiziane non permettevano le proteste, l’unico modo era dunque quello di sfilare all’interno, sul suolo Onu.

“Non possiamo marciare fuori ma non accettiamo di stare zitti” gridano i rappresentanti delle comunità indigene, gli attivisti in difesa dei diritti gender, i giovani di Fridays For Future e decine di associazioni africane che hanno preso parte alla marcia. “Questa non è una cop africana, è una cop sul loss and damage, sulle perdite e danni subite da tutti i paesi vulnerabili del mondo e per cui i grandi emettitori dovrebbero pagare, per riparazione e danni. Pagate i debiti climatici” gridano i presenti.

Proprio nella giornata di oggi, i cui temi chiave sono quelli dell’adattamento e del cibo, si respira un deciso scetticismo sui risultati finali della Cop27, già criticata per contraddizioni di ogni tipo, dai jet privati alla sicurezza eccessiva, dai diritti negati a un eccessivo “bla bla bla” che non sta portando a conclusioni in grado di salvare il Pianeta. Dato che si parlerà di agricoltura, gli attivisti si chiedono per esempio come si possa ignorare la necessità di una riforma di questo settore: un terzo delle emissioni globali di gas serra provengono dai sistemi alimentari industrializzati e dagli effetti devastanti che la crisi climatica sta avendo su agricoltura e sicurezza alimentare.

Serve dunque un cambio di rotta “immediato”, dalla giustizia climatica a quella dei diritti dei popoli, in tutti i settori: “Non vi libererete mai di noi - ha urlato davanti a centinaia di persone un attivista - diventeremo più forti e quando non ci saremo più i nostri figli ci sostituiranno”.