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di Serena Riformato

La Stampa, 8 maggio 2023

Le critiche della segretaria Pd dopo le parole dell’amministratore delegato Eni sulla collaborazione con l’Egitto. Nuova udienza il 31 maggio. “Penso che l’Italia non possa considerare la mancata collaborazione dell’Egitto sull’omicidio di Giulio Regeni come un prezzo da pagare sull’altare degli interessi economici”.

La segretaria del Partito democratico Elly Schlein, da un evento elettorale a Treviso, commenta le parole pronunciate venerdì dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi sul palco della convention di Forza Italia a Milano: “L’Egitto ci ha aiutato rinunciando ai suoi carichi quest’estate per mandarli in Italia per riempire gli stoccaggi”, aveva detto l’ad, in riferimento alla strategia italiana per emanciparsi dai rifornimenti di gas russo.

“Questi sono Paesi a cui se dai, ricevi”. A quest’ultima frase di Descalzi, appena riconfermato alla guida della partecipata, ha risposto la leader dem: “Ho sentito dire che da paesi come l’Egitto “se dai ricevi”. Voglio chiedere al governo se tra le cose da “dare per ricevere” è considerata anche l’impunità dei torturatori e degli assassini di Giulio Regeni”.

Il processo sulla morte del ricercatore italiano di 28 anni, il cui cadavere è stato ritrovato al Cairo il 3 febbraio 2016 non lontano da una prigione dei servizi segreti egiziani, è in una fase di stallo. Gli alti funzionari della National Security egiziani, Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abedal Sharif, accusati a vario titolo di sequestro di persona, lesioni e concorso nell’omicidio del giovane studioso, non si sono mai presentati alle udienze. La prossima udienza si terrà il 31 maggio. In quell’occasione il gup potrebbe decidere di rivolgersi alla Corte Costituzionale per sciogliere l’impasse causata dall’assenza degli imputati. Il 28 aprile, la famiglia di Giulio Regeni ha chiesto, con una lettera, che il governo “pretenda senza se e senza ma che i quattro imputati per il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio compaiano alla prossima udienza il 31 maggio”.

L’Egitto non ha mai collaborato alle indagini e non ha mai permesso che le notifiche arrivassero ai quattro dipendenti degli apparati di sicurezza del Cairo: “Laddove non possono arrivare gli ufficiali giudiziari notificando ai quattro imputati l’invito a comparire - hanno scritto i genitori di Regeni - arriverà l’eco della nostra scorta mediatica, che siete tutti voi.

Questo processo si deve fare e si deve fare in Italia, perché non è accettabile che chi tortura e uccide pagato da un regime che il nostro Paese ritiene “amico”, possa abusare del nostro sistema di diritto e godere dell’impunità”. Anche Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde critica le parole dell’ad di Eni Descalzi: “A noi il governo egiziano ha dato Giulio Regeni cadavere perché assassinato. L’Italia cosa ha dato all’Egitto in cambio del gas? Rinunciare a perseguire gli assassini di Regeni?”.