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di Carmine Di Niro

L’Unità, 19 luglio 2023

Tre anni di carcere. È questa la condanna inflitta dalla “giustizia” egiziana a Patrick Zaki, l’attivista e studente presso l’Università di Bologna arrestato al Cairo nel febbraio del 2020, come riferito da uno dei suoi quattro legali all’agenzia Ansa. “Patrick Zaki è stato arrestato in tribunale in preparazione del suo trasferimento alla stazione di polizia di Gamasa”, ha scritto su Twitter il suo avvocato Hossam Bahgat. “Urgente: Patrick George Zaki, ricercatore presso l’Egyptian Initiative for Personal Rights, è stato condannato a tre anni di carcere dal Tribunale per la sicurezza dello Stato di emergenza, sulla base di un articolo di opinione pubblicato nel 2020”, precisa il legale.

“Calcolando la custodia cautelare” già scontata, “si tratta di un anno e due mesi” di carcere, ha invece sottolineato all’Ansa l’altro avvocato di Patrick, Hazem Salah: il ricercatore egiziano ha infatti già passato 22 mesi in custodia cautelare in prigione, fino al dicembre 2021.

La legale principale di Patrick Zaki ha annunciato un ricorso contro la condanna a tre anni inflitta oggi al ricercatore e attivista egiziano: “Chiederemo al governatore militare di annullare la sentenza o di far rifare il processo come è avvenuto nel caso di Ahmed Samir Santawy”, ha detto Hoda Nasrallah parlando all’Ansa. “Per tutto il tempo” della procedura necessaria a fare appello al governatore militare Zaki “tornerà in carcere”, ha spiegato una fonte legale qualificata presente a Mansura e al corrente dell’andamento del caso Zaki.

Zaki, 32 anni, era stato accusato di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” per un articolo del 2019 a difesa dei cristiani copti. Era tornato in libertà l’8 dicembre 201 dopo 22 mesi di custodia cautelare passati in carcere: da allora però era però in attesa di giudizio, senza la possibilità di viaggiare e quindi di rientrare a Bologna.

Al termine dell’udienza tenuta oggi a Mansura, in Egitto, Zaki è stato portato via dall’aula attraverso il passaggio nella gabbia degli imputati tra le grida della madre e della fidanzata Reny che attendevano all’esterno.

Per Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia che in tutti questi anni è stato in prima linea nel seguire la vicenda di Zaki, quello di oggi è “il peggiore degli scenari possibili”. “Non finisce qui, ora tutte le possibilità per tirare fuori Patrick da questa situazione vanno esplorate. Il governo italiano per cortesia intervenga”, spiega Noury in un video pubblicato su Twitter. “È una notizia terribile quella che arriva dal tribunale di Mansoura, con l’immagine di Patrick che esce da quel tribunale con una condanna a tre anni di carcere, una condanna scandalosa, assurda per un reato che Patrick non ha commesso”, ha detto Noury nel breve filmato pubblicato sull’account Twitter di Amnesty Italia. “Avevamo sempre chiesto di tenere alta l’attenzione su Patrick perché, terminato il periodo di carcere, in molti avevano pensato che tutto si fosse risolto, invece noi avevamo sempre posto l’attenzione sul Patrick imputato, e in Egitto imputato è sinonimo di condannato, come abbiamo visto adesso”, ha denunciato ancora Noury.

Zaki, condannato nel corso dell’11ma udienza del processo che lo vedeva imputato per diffusione di notizie false, solo due settimane fa aveva conseguito la laurea presso l’Università Alma Mater di Bologna, dove studiava prima di essere arrestato al suo rientro in Egitto. Lo studente egiziano è stato proclamato dottore lo scorso 5 luglio in videoconferenza presso il dipartimento di Lingue, Letterature e Culture moderne.

“Sono stato fortunato ad essere parte dell’Università di Bologna e del comune di Bologna. Sarò per sempre grato per tutto il supporto e l’affetto che ho ricevuto da tutta l’Italia. Spero di tornare presto a Bologna per completare la mia felicità”, aveva commentato su Twitter nel giorno della sua laurea a distanza.