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di Vincenzo Iurillo

La Stampa, 28 dicembre 2023

Il procuratore di Perugia: “Questa legge è un passo indietro rispetto a meccanismi di trasparenza innestati con il rilascio di atti ai giornalisti da parte degli uffici giudiziari. Se qualcuno inizierà a negarle, dovranno procurarsele al mercato parallelo di chi ne ne ha disponibilità”. Il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, fu tra i primi magistrati - forse il primo - a sollevare il tema della trasparenza delle fonti nella comunicazione giudiziaria fino a teorizzare la creazione di uffici stampa nei tribunali.

“Scrissi un articolo nel 2013 in cui riferivo questa ipocrisia: i giornalisti potevano scrivere notizie relative ad atti processuali pubblici, ma non potevano avere accesso a quegli atti. I giornalisti dunque sapevano ma non si capiva come. Dando per scontato che le carte arrivassero loro sottobanco in maniera più o meno legittima. Chiesi di aprire un dibattito e di qui la proposta”.

A Napoli nel 2019 il procuratore Giovanni Melillo va nella direzione della trasparenza e introduce la prassi del rilascio di copia delle ordinanze cautelari ai giornalisti...

È prassi anche a Perugia.

Ora l’emendamento Costa vuole vietarne la pubblicazione. Lei continuerà a rilasciarle?

Va detto con chiarezza che stiamo parlando di una legge che non c’è ancora. Se è quella di prevedere il divieto di pubblicazione integrale, ma delle ordinanze si può scrivere, come già prima della riforma Orlando, non ho dubbi che sarà possibile continuare a rilasciarle, sia pure con le dovute cautele, come quelle a tutela delle parti offese. Ad esempio non rilascerei mai una ordinanza su un caso di violenza sessuale.

Già è così. Detto ciò, c’era bisogno di questa legge?

Non è né utile né opportuna. Nessuna emergenza la giustifica in questo momento storico.

Il ministro Nordio ha ripetuto spesso che si pubblicano troppe intercettazioni...

Il Garante della Privacy in più occasioni ha ricordato che siamo tornati a livelli di ordinarietà, che non ci sono più eccessi. Questa legge è un passo indietro rispetto a meccanismi di trasparenza innestati con il rilascio di atti ai giornalisti da parte degli uffici giudiziari. Se qualcuno inizierà a negarle, dovranno procurarsele al mercato parallelo di chi ne ne ha disponibilità.

Ovvero avvocati, magistrati, polizia giudiziaria...

E per i magistrati e la pg potrebbe configurarsi un illecito disciplinare. Ritornare al mercato parallelo rappresenterebbe un arretramento culturale.

Un giornalista che accede ufficialmente agli atti lavora meglio o peggio?

Meglio perché non deve ringraziare nessuno ed è libero di dare torto anche a chi glieli rilascia, criticando nel merito. Una garanzia pure per gli indagati di cui scrive.

Ma perché questa proposta arriva proprio adesso?

Non ne ho idea. Nulla la spiega, nemmeno il contesto normativo in cui è inserita. Un contesto spurio, tecnicamente scorretto, la legge che recepisce le direttive comunitarie.

Tra le quali quella sulla presunzione d’innocenza, che secondo Costa il divieto rafforzerebbe. In base a questa direttiva, molte procure già da tempo diramano comunicati senza i nomi degli arrestati...

Anche a Perugia lo facciamo, tranne quando non è indispensabile. Solo riferimenti all’età, alla provenienza, ai fatti oggetto delle indagini. Però quando leggo che il divieto di pubblicazione dell’ordinanza rafforzerebbe la presunzione di innocenza dell’arrestato, non capisco il collegamento. La presunzione d’innocenza è fornire una informazione corretta per evitare che si formino pregiudizi. Quindi è il contrario: un’informazione incompleta potrebbe produrre danni all’indagato, impedendo di riferire elementi utili alla sua difesa, al contesto in cui ha agito. La completezza dell’informazione è la migliore garanzia per tutti: per l’opinione pubblica, per l’indagato, per le parti offese.

Da ex presidente dell’Anac, ha un commento sugli attacchi che l’agenzia sta subendo dal governo?

Non entro nel merito, ma indebolire l’Anac significa indebolire la lotta alla corruzione.