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di Riccardo Bruno

Corriere della Sera, 13 agosto 2023

Il ministro Nordio a Torino dopo le due donne morte: “Più pene alternative per i reati minori”. Sabato un altro detenuto si è tolto la vita in Calabria. Il Guardasigilli Carlo Nordio, in visita ieri mattina al carcere di Torino, ci tiene a precisare che “non si tratta di un’ispezione né di un intervento cruento, ma di assoluta vicinanza”. Il ministro ha scelto di recarsi personalmente nel penitenziario il giorno dopo che due donne sono morte, una (Azzurra Campari) perché si è impiccata, l’altra (Susan John) perché si è lasciata morire rifiutando di bere, mangiare e curarsi.

A chi gli chiede soprattutto conto di questo ultimo caso, e soprattutto del fatto che le condizioni precarie della donna erano note da giorni ma nessuno le ha segnalate al garante dei detenuti, Nordio sembra allontanare i sospetti dalla struttura carceraria: “Sono dettagli tecnici che non abbiamo affrontato oggi, ma ho saputo che non si è trattato di sciopero della fame o di opposizione al governo o alla politica. Erano tutte sotto strettissima sorveglianza”. Sarà l’inchiesta già avviata dalla procura (domani saranno incaricati i periti) a chiarire anche questo aspetto.

Nordio in ogni caso ribadisce che “lo Stato non abbandona nessuno. Purtroppo il suicidio in carcere è un fardello di dolore che affligge tutti i detenuti in molte parti del mondo ed è spesso imprevedibile. Non è vero che tocca a chi ha una prerogativa di ergastolo. Accade per ragioni imperscrutabili. Da pm ne ho trattati ahimè tanti e non esiste mistero più insondabile della mente umana quando uno cerca soluzioni così estreme”.

Dopo tre ore all’interno del penitenziario Lorusso e Cutugno, accompagnato anche dalla protesta dei detenuti - che per mezz’ora hanno urlato, fischiato, battuto le sbarre con le stoviglie al grido di “Liberta, libertà” - Nordio ha poi chiarito in conferenza stampa il suo progetto per ridurre l’affollamento delle carceri, che sintetizza con il concetto di “detenzione differenziata”. Spiega il Guardasigilli: “Un 41 bis non può essere equiparato a chi ha commesso un reato minore, è tossicodipendente e deve essere curato. C’è una situazione intermedia che può essere risolta con l’utilizzo di molte caserme dismesse e che hanno spazi meno afflittivi”. E ancora: “Dobbiamo trovare forme alternative. Alcune esistono già come i domiciliari e altre, ma queste non sono sufficienti a colmare i gap tra necessità di garantire sicurezza allo Stato e garantire trattamento rieducativo. Si può fare solo aumentando la disponibilità di edilizia carceraria e l’unica soluzione è il riadattamento delle caserme”.

Un discorso criticato dalle opposizioni (il Pd parla di “governo immobile”) e dai sindacati degli agenti penitenziari. E anche un esponente della maggioranza come Maurizio Gasparri di Forza Italia osserva che “non basta parlarne soltanto a ridosso di Ferragosto, quando questi temi per le visite di rito tornano di attualità. Basta applicare le leggi che già ci sono. Non serve nessuna innovazione”. La cronaca di ieri registra anche e purtroppo un altro suicidio in carcere. Un detenuto di 44 anni è stato trovato senza vita nella sua cella nel penitenziario di Rossano, in Calabria. La Procura di Castrovillari ha aperto un’inchiesta.