sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Marco Merlini

Corriere della Sera, 30 novembre 2023

Mancano anche percorsi di inserimento per le persone disabili: bisogna aumentare i benefici. Nelle carceri dell’Emilia Romagna sono pochi i detenuti che lavorano. A lanciare l’allarme è il Garante regionale Roberto Cavalieri, che denuncia le inefficienze di un sistema che ostacola il reinserimento e la riabilitazione di chi sconta la pena.

I numeri sono impietosi: su 3.500 detenuti, dei quali 2.600 condannati in via definitiva, circa 900 vengono occupati alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria in quelli che vengono chiamati lavori domestici; sono solo 150, invece, quelli che all’interno della struttura lavorano per aziende esterne in attività di falegnameria, lavanderia, sartoria e coltivazione agricola; altri 100 circa, infine, hanno la possibilità di accedere al lavoro esterno. Quanto agli impieghi al femminile, non esistono progetti di formazione o avviamento, “non sono più di dieci le donne lavoratrici”, spiega Cavalieri. Così come mancano percorsi di inserimento per le persone disabili. “Il quadro è preoccupante e i limiti sono di due ordini - prosegue il garante - il primo è legato all’architettura degli edifici che rende difficile la creazione di spazi idonei ad una attività produttiva. Il secondo riguarda il tema della sicurezza e del comportamento dei detenuti: è ancora diffuso e radicato un sentimento di diffidenza e questo nonostante nel 2022 si sia verificata una sola evasione a fronte di oltre 150 persone uscite per lavoro”.

Non tutte le realtà in regione sono di segno negativo: ci sono esperienze da seguire con attenzione come quella di Fare impresa alla Dozza di Bologna nella metalmeccanica e di Libelabor impresa sociale, che nel carcere di Parma gestisce una lavanderia industriale. “Più in generale però - insiste Cavalieri - è necessario che tutti i soggetti coinvolti, le direzioni delle carceri, la magistratura e il territorio, facciano la loro parte per migliorare la situazione”.

Domani i temi del lavoro nel sistema carcerario saranno oggetto di un convegno che si svolge a Rimini alla presenza di tanti esperti e portatori di interesse, come Gherardo Colombo, presidente della Cassa delle ammende, e Gloria Manzelli, provveditore dell’amministrazione penitenziaria regionale: “Vogliamo fare il punto della situazione - conclude il garante - Soluzioni? L’unica strada percorribile è quella dell’aumento del numero di benefici concessi ai detenuti: trovo assurdo che una persona condannata a 20 anni di carcere, con uno status di buona condotta, non abbia nemmeno un permesso. In questo modo il carcere non riabilita”.