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di Benedetta Dalla Rovere

bolognatoday.it, 4 settembre 2024

In Assemblea legislativa inaugura la mostra “Dell’amore nessuno fugge. L’esperienza Apac dal Brasile all’Emilia Romagna”. Carceri senza sbarre per un vero reinserimento. È questo il messaggio lanciato dalla mostra “Dell’amore nessuno fugge. L’esperienza Apac dal Brasile all’Emilia-Romagna”, presentata in Assemblea legislativa dalla presidente Emma Petitti, da Giorgio Pieri, responsabile del progetto Comunità educanti per carcerati (Cec) che fa capo alla Comunità Papa Giovanni XXIII, Roberto Cavalieri, garante regionale dei detenuti della Regione Emilia-Romagna. Presenti all’inaugurazione della mostra anche la consigliera regionale Valentina Castaldini e Claudia Giudici, garante regionale dei minori della Regione Emilia-Romagna. Testimonial d’eccezione, il comico Paolo Cevoli, che si definisce “figlio del progetto e figlio spirituale di don Oreste Benzi che - racconta - al liceo a Riccione è stato il mio insegnante di Religione. Come diceva don Oreste, l’uomo non è il suo errore e in qualunque momento può ripartire”.

È proprio questo il senso della Comunità Giovanni XXIII e del progetto delle Cec, le Comunità educanti per carcerati. In Italia sono una decina, di cui quattro in Emilia-Romagna, e vanno avanti con l’aiuto dei volontari e persone che vi si dedicano. Sono frutto dell’impegno dell’Associazione per la Protezione Assistenza Condannati (Apac), esperienze di carcere aperto nate nel 1972 in Brasile a opera dell’avvocato e giornalista Mario Ottoboni a cui è dedicata la mostra. I detenuti, molti dei quali presenti, si chiamano recuperandi. E hanno loro le chiavi delle celle. Non ci sono guardie e muri come nelle carceri tradizionali. La comunità locale aiuta chi sta scontando la pena a reinserirsi, tanto che i tassi di ricaduta nel reato sono molto bassi (12% rispetto al 70% delle carceri tradizionali).

Antonio, uno dei detenuti ospitati dalle Cec, parla di “percorso rieducativo” molto arricchente ma anche “difficile, perché in un primo momento non riuscivo a fidarmi. Mi sono trovato in una realtà che non era sovvenzionata dallo Stato, ma dove tutto veniva fatto con un amore gratuito. Per me era una cosa inconcepibile”. Poi gradualmente la sua vita, che lo aveva portato in carcere a Reggio Emilia per reati legati alla droga, ha preso tutt’altra direzione. “La Comunità mi ha costretto a scegliere - conclude - a mettere ordine nella mia vita”.

Pettitti: “La rieducazione serve a dare un senso alla pena detentiva” - “La rieducazione, che vuole dire la reintegrazione del detenuto nella società civile, serve a dare un senso alla pena detentiva”, spiega la presidente Emma Petitti, per la quale “da subito, occorre favorire percorsi, anche attraverso la presa di coscienza degli errori fatti, che consentano a questi uomini e donne di riprendersi la propria vita. Per ripartire, per ricostruire. L’Emilia-Romagna è fra le regioni più attive in questa direzione e oggi l’azione educativa in carcere serve a promuovere un cambiamento, non coercitivo, non correttivo, ma di opportunità”.

Pieri: “Le Cec offrono percorsi educativi personalizzati” - “Le Comunità educanti per carcerati (Cec) - evidenzia il coordinatore Giorgio Pieri - sono luoghi di espiazione della pena alternativi al carcere che offrono percorsi educativi personalizzati da svolgere in un circuito comunitario protetto, garantendo sicurezza ai cittadini, rispetto alle vittime, riscatto al reo. L’auspicio è che, anche grazie a questa mostra, possano essere maggiormente conosciute e avere riconoscimento istituzionale e amministrativo, dato che oggi lo Stato non finanzia le Cec”.

Cavallieri: “Sull’accoglienza si gioca il futuro delle comunità” - Al coordinatore fa eco Roberto Cavalieri, garante regionale dei detenuti: “L’accoglienza delle persone provenienti da circuiti detentivi è la scommessa sulla quale si gioca il loro futuro - dice -. Spesso il tema carcere è ritenuto ‘materia di Stato’ invece i territori hanno un ruolo fondamentale nella costruzione della speranza per i detenuti e gli enti locali sono attori strategici. Il tema proposto dalla mostra offe punti di riflessione per avviare una ‘rivoluzione” necessaria’”.