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di Antonella Mascali

Il Fatto Quotidiano, 8 settembre 2022

Affossata definitivamente la riforma dell’ergastolo ostativo per mafiosi e terroristi detenuti che non hanno collaborato. Al Senato, con l’eccezione del M5S, tutti i partiti hanno deciso che la legislatura finisce con il voto sul decreto Aiuti. Saltano anche l’equo compenso e la delega fiscale. E alla Camera, il M5S la settimana prossima non voterà i decreti attuativi della delega penale se durante l’esame, che comincerà oggi in commissione Giustizia, relatori Giulia Sarti, M5S e Franco Vazio, Pd, non saranno accolte alcune richieste, a partire da puntualizzazioni su cosa accade alle confische in caso di dichiarata improcedibilità di un processo in Appello.

Tornando all’ergastolo ostativo, ieri, alla capigruppo, è stata la presidente dei senatori M5S, Mariolina Castellone, a chiedere, di nuovo, di votare la riforma, ma le altre forze politiche, compreso il Pd, che pure aveva sempre dichiarato di essere favorevole, hanno sostenuto che non c’è tempo. “Si sarebbe potuta votare mercoledì, ma c’è stata una ‘sommossa’ da parte di tutti, ci dice Castellone, anche della presidente Casellati, preoccupata che non ci sia la quadra sul decreto aiuti. Come M5S, fino alla fine abbiamo provato a far votare una riforma necessaria per evitare il rischio che escano dal carcere boss mafiosi pericolosi, ma evidentemente per le altre forze politiche questa riforma non è una priorità”.

Si fa più concreta, dunque, la possibilità che sia la Corte costituzionale, che ha già operato in merito ai permessi premio, a indicare ai giudici di Sorveglianza i “parametri” anche per concedere la condizionale a detenuti mafiosi all’ergastolo pur non avendo mai collaborato. Nell’aprile 2021 la Corte, dichiarando incostituzionale l’ostativo pure per la condizionale, aveva ordinato al Parlamento di legiferare in merito e gli aveva dato 12 mesi di tempo.

A maggio scorso, durante un’udienza per un ricorso, la Corte, in considerazione del fatto che la riforma era stata già approvata a Montecitorio ad aprile e si trovava in commissione Giustizia del Senato, decise d concedere al Parlamento altri 6 mesi, fino all’8 novembre.

Le elezioni anticipate, ovviamente, non erano all’orizzonte ma il Senato, comunque, se avesse voluto, avrebbe avuto tutto il tempo di approvare la riforma, ieri, invece, l’ha cestinata. All’udienza dell’8 novembre, la Corte dovrà decidere se entrare nel merito del ricorso perché il vecchio Parlamento ha fallito l’obiettivo o se, invece, dare tempo al nuovo Parlamento che, in quel caso, dovrà ricominciare da zero.