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di Francesco Grignetti

La Stampa, 26 gennaio 2023

Viene voglia di dare ragione a Carlo Nordio, che prova “venerazione per la magistratura” e mai vorrebbe vederla cadere in fallo. Epperò, che possiamo dire quando la Cassazione decide di non decidere su questioni urgentissime quali la sorte di Alfredo Cospito, l’anarchico sottoposto al carcere duro che da 100 giorni protesta con lo sciopero della fame? C’era stato un ricorso in tutta fretta. Risultato: i magistrati del Palazzaccio affronteranno la questione il 20 aprile. Con molta calma. Le uniche parole degne sono quelle di Angelica Milia, la sua dottoressa di fiducia: “Il 20 aprile Alfredo sarà morto”.

Ieri però si registrava anche un altro incredibile rinvio in Cassazione, guarda caso ricollegabile anche questo al dolente mondo delle carceri. La prima sezione penale doveva stabilire se la legge Meloni sull’ergastolo ostativo sia in odore di incostituzionalità e nel caso girare la questione alla Consulta. La Corte Costituzionale ormai da tempo ha fissato il principio che l’ergastolo ostativo non può imperniarsi solo sulla mancata collaborazione del detenuto con i magistrati. Basta automatismi e considerare caso per caso. La Meloni ha però reintrodotto dalla finestra quello che era uscito dalla porta, imponendo condizioni pressoché irrealizzabili. “Così è pure peggio”, dice l’avvocatessa Giovanna Beatrice Araniti, che aveva vinto davanti alla Consulta nel 2020 e ora ha riportato il tema davanti ai giudici.

Ebbene, in forza di un errore formale, un difetto di notifica tra la stanza dove si fissa il calendario delle udienze e la vicina stanza dove ha sede la procura generale, errore ancor più marchiano nella stagione delle Pec, del decreto sull’ergastolo ostativo se ne parlerà l’8 marzo. La Suprema Corte, insomma, che sarebbe regolatrice del diritto, tutrice delle forme e delle procedure, non riesce a rispettare le procedure più basilari. Si sono perduti la mail in corridoio. E così la procura generale non ha avuto modo di prepararsi per tempo all’udienza.

Poco male, si dirà, dato che gli interessati sono tutti ergastolani. Gente che sta in carcere da anni se non decenni. Che volete che sia l’attesa di qualche settimana in più per sapere se il meccanismo diabolico voluto da questo governo rispetta la Costituzione oppure la tradisce? Il risultato di questo provvidenziale errore è che oggi, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, solenne cerimonia con gli Ermellini e il Capo dello Stato, alla presenza del governo, non ci sarà quella decisione che avrebbe potuto creare non pochi imbarazzi all’esecutivo di destra-centro. Non si può dimenticare la conferenza stampa di Giorgia Meloni che affermava essere il decreto sull’ergastolo ostativo “importante e simbolico”. Meglio far passare serena la cerimonia e parlarne più in là.