sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Marco Preve

La Repubblica, 20 novembre 2023

A Genova, la Corte d’Appello respinge la richiesta del paese nordafricano con cui il governo Meloni cerca accordi sulla gestione dei flussi migratori. Da un lato il governo Meloni che, nonostante il raffreddamento dei rapporti con la Ue, spera ancora di poter trovare un accordo con la Tunisia per la gestione dei flussi migratori. Dall’altra, i giudici italiani che alla nazione nordafricana rifiutano di consegnare un narcotrafficante perché “dopo la svolta autoritaria del presidente Kais Saied, nelle carceri tunisine c’è l’alto rischio che un detenuto venga sottoposto a tortura o a trattamenti inumani e degradanti in violazione della, Cedu, Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo”.

Viaggiano a due velocità le relazioni fra Roma e Tunisi. Da un lato il governo di destra - ma situazioni analoghe si erano già verificate con leader di centro sinistra e i contestati accordi dell’allora ministro Minniti con la Libia e le sue prigioni medievali - che cerca di stipulare patti operativi per contenere l’arrivo di migliaia di disperati dall’Africa subsahariana e dal medio oriente, dall’altra i magistrati italiani che applicano i principi dello stato di diritto e formalizzano, attraverso delle sentenze, quello che la politica, molto spesso, non può o vuole dire.

Sono i giudici della Corte d’Appello di Genova a scrivere questo nuovo capitolo. Ed è importante perché il protagonista di questa storia non è un attivista politico, uno studente contestatore, una ragazza che lotta per un diritto di genere. Bilel Zaghibib ha 33 anni ed è indagato per associazione a delinquere per traffico di droga. Ma una democrazia che difende i principi del vivere civile la si misura proprio quando si schiera dalla parte dei “cattivi”.

Infatti, la Corte d’Appello (giudici Giuseppe Diomeda presidente, Nicoletta Cardino e Nicoletta Bolelli) come lo stesso sostituto procuratore generale Enrico Zucca -che nella sua requisitoria aveva chiesto che venisse respinta la richiesta di estradizione -, nega la consegna del detenuto, attualmente in carcere a Marassi, nonostante riconosca la validità sia delle prove a carico del sospetto narcos fornite dalle autorità tunisine, che della Convenzione bilaterale fra i due paesi sottoscritta a Roma nel 1967. Però tutto si ferma quando si passa al “pericolo di sottoposizione a trattamenti inumani o degradanti o della violazione di diritti fondamentali”.

“È noto che nel 2021 la Tunisia - si legge negli atti - è stata interessata da profondi mutamenti istituzionali che hanno portato alla sospensione della Costituzione vigente e in seguito ad un nuovo assetto costituzionale dopo un referendum cui hanno partecipato solo il 30% degli aventi diritto al voto. I mutamenti hanno interessato soprattutto l’apparato giudiziario, la cui indipendenza dal potere esecutivo è stata intaccata”.

Si enunciano poi una serie di report e dossier sulle “limitazioni a libertà e interventi repressivi”. L’ Ong Human Rights Watch afferma che “La nuova Costituzione non garantisce pienamente l’indipendenza della magistratura e della Corte Costituzionale che la Tunisia deve ancora istituire”. È poi la volta delle parole di Amnesty International: “I diritti umani sono ancora a rischio dopo i due anni della svolta autoritaria del presidente Saied” .Viene anche citato un rapporto dell’Ufficio Diritti Umani del Dipartimento di Stato degli Usa in cui si parla di “allarmante presenza di episodi di tortura… in particolare nella fase di detenzione preventiva”.

I giudici concludono che “sebbene Zaghbib non rientri nella fascia dei soggetti- oppositori politici e simili -più esposti ad abusi e vessazioni , le condizioni di detenzione illustrate si rivelano generalizzate e tali da coinvolgere detenuti anche comuni”… vi sono quindi motivi per ritenere che in caso di accoglimento della domanda di estradizione in ambito penitenziario Zaghbib sarà soggetto a una situazione che non garantisce il rispetto dei diritti fondamentali ed esposto ad atti persecutori, a pene o trattamenti crudeli , disumani o degradanti… viene dichiarata l’insussistenza delle condizioni per l’estradizione”.

Bilel Zaghbib era stato coinvolto in un’indagine dell’antidroga tunisina e inseguito da un mandato di cattura spiccato il 14 marzo di quest’anno. Le accuse nei suoi confronti erano partite dal fermo di un camionista nel porto di La Goulette alla guida di un camion appena sceso dal traghetto Cartahage proveniente da Genova. Era stato trovato dello stupefacente e le successive indagini avevano portato a Zaghbib, arrestato a Genova ad aprile.