di Elisabetta Soglio
Corriere della Sera, 26 ottobre 2022
Nei casi estremi di cui ancora recentemente si è occupata la cronaca si arriva all’omicidio: quasi sempre si è scoperto poi che la famiglia aveva chiesto aiuto e non lo aveva trovato.
Quando chiudi la porta di casa, resti da solo col tuo problema. E l’amore, da solo, non basta. Parlate con una mamma, un papà, un fratello o una sorella di una persona che soffre di disagio mentale: e tutti vi racconteranno questa fatica aggiungendo che sul tema pesa ancora uno stigma sociale che isola. Nei casi estremi di cui ancora recentemente si è occupata la cronaca si arriva all’omicidio: quasi sempre si è scoperto poi che la famiglia aveva chiesto aiuto e non lo aveva trovato; oppure che non aveva avuto la forza e il coraggio di ammettere il problema illudendosi in buona fede di poterlo gestire in casa. E in entrambe le circostanze proprio le mura domestiche possono diventare una trappola.
Solo pochi giorni fa, il 10 ottobre, si è celebrata la trentesima edizione della Giornata Mondiale della salute mentale: “salute”, non “disagio” perché parliamo di patologie molto diffuse (in Italia si calcola ne soffrano circa 4 milioni di persone) che possono essere curate, soprattutto se diagnosticate e affrontate in tempo perché spesso di manifestano in età giovanile. “Tutte le grandi forze della società devono essere coinvolte per portare insieme un messaggio di cambiamento e di speranza e una vera attenzione alla Salute Mentale”: questo l’appello lanciato appunto il 10 ottobre da Ughetta Radice Fossati, fondatrice di Progetto Itaca, che in Italia è stata una delle prime organizzazioni ad occuparsi di questi temi cercando soprattutto di mettersi a disposizione delle famiglie.
Il cambiamento invocato da Radice Fossati riguarda dunque ciascuno di noi e invita le istituzioni a favorire percorsi di sostegno più solidi e più radicati su tutti i territori del nostro Paese. Anche parlarne aiuta a combattere lo stigma, a togliere le paure e le vergogne. Ripetere che ci sono le cure può dare coraggio. E magari dietro a quelle porte ci sarà meno solitudine.